Gaza

“Genocidio”, il libro di Rula Jebreal che colpisce direttamente il cuore del lettore

Speciale per Africa ExPress e Senza Bavaglio
Filippo Senatore
Milano, 29 maggio 2025

La questione palestinese negli ultimi 78 anni, in sintesi possiamo definirla come la favola di Fedro del lupo e dell’agnello.  “Sei mesi fa – disse il lupo – hai parlato male di me!”. Rispose l’agnello: “Veramente… non ero ancora nato!”

Alla fine degli anni 80 alcuni storiografi israeliani, Benny Morris, Ilan Pappe, Avi Shlaim, Tome Segev hanno divulgato documenti dello Stato di Israele che riguardano la Nakba palestinese del 1948. Rivelano un colonialismo fatto di insediamenti e di sostituzioni etniche, dopo una pulizia feroce e disumana di 750 mila palestinesi.

L’Onu che pur aveva favorito la nascita di Israele fu colpita da un gruppo di terroristi israeliani che uccise i suoi diplomatici, lo svedese Folke Bernadotte e André Serot, che si stavano adoperando per una soluzione pacifica tra ebrei immigrati e palestinesi residenti da generazioni nella loro terra. Sulla definizione dei crimini di Israele  lasciamo la parola a Ronald Reagan che nel 1982 definì olocausto la strage di Sabra e Shatila.

Fosforo bianco

Israele come il lupo della favola citata, da anni possiede l’atomica, dispone di armi sofisticatissime e distruttive come quelle al fosforo bianco, usate da tempo sui civili.

La giornalista e docente Rula Jebreal nel suo ultimo libro Genocidio, uscito per Piemme nei giorni scorsi, racconta il massacro di uno dei 500 villaggi palestinesi, Deir Yassim, il 9 aprile 1948 compiuto dal, non ancora chiamato così, esercito israeliano che trucidò, stuprò e bruciò gran parte della popolazione residente.

Rula Jebreal. La giornalista palestinese è sposata con un ebreo americano

Jebreal – la cui famiglia ha subito la Nakba nel 1948 con strascichi drammatici che hanno coinvolto la sua vita e quella dei suoi familiari – ha portato avanti un lavoro rigoroso che sta alle radici del suo essere nata in una terra fecondata dal diritto.

L’autrice con una logica rigorosa mette in fila le prove di un genocidio. E Parte dalle “confessioni” dei presunti criminali.

Vertici militari

Il primo ministro Benjamin Netanyahu, alcuni ministri del suo governo e alti vertici militari israeliani hanno dichiarato  di volere distruggere completamente Gaza  e tutti i suoi abitanti. Da 19 mesi gli israeliani stanno agendo con armi moderne senza avere di fronte un esercito che li contrasti. Giustificano la loro azione dichiarando che i palestinesi sono subumani o bestie.

Hanno tolto alla Striscia di Gaza i beni primari e ciò viene considerato dagli studiosi elementi del genocidio. Gli obiettivi  militari  sono stati le strutture umanitarie dell’Onu (Unrwa), quelle sanitarie e gli ospedali, con l’uccisione di pazienti e  personale medico. Considerati crimini di guerra secondo le Convenzioni internazionali in tempo di guerra. I medici stranieri volontari delle ONG, tra cui 50 statunitensi, hanno testimoniato gli orrori perpetrati dall’IDF, l’esercito israeliano.

L’autrice cita Feroze Sidhwa, chirurgo traumatologo, rientrato negli Stati Uniti, che ha denunciato l’uccisione premeditata di tanti  bambini gazawi, colpiti con proiettili alla testa e al petto. Le sue affermazioni sono supportate da radiografie e reperti medici.  Sono stati colpiti a Gaza i luoghi di culto (cristiani e musulmani) ritenuti da tempo immemorabile zone franche e intoccabili. Sono state rase al suolo le università, le scuole di ogni ordine e grado, i musei e persino i cimiteri luoghi di memoria identitaria.

Hanno ucciso i poeti! E poi l’IDF ha spianato con le ruspe le macerie, incurante della  pietà verso i defunti sepolti sotto le abitazioni.

Spostamenti estenuanti

La popolazione di Gaza è stata costretta in questi 19 mesi a una serie di spostamenti estenuanti che ricordano le marce della morte usate dai nazisti nei confronti degli internati. Sarà  ancora difficile contare il numero preciso dei morti. L’Onu stima a marzo 2025, sessantunomila vittime senza contare i dispersi e i feriti gravi.

Il 70 per cento sono donne e bambini. Per lungo tempo durante i bombardamenti, Israele ha tolto ai gazawi il cibo, l’acqua, i medicinali e ogni aiuto umanitario.  Denutrizione e malattie dovute, secondo l’autrice, alla distruzione delle fogne con i liquami infettivi a cielo aperto.

Gaza non è una città aperta come è stata Roma nel 1944, ma circondata da mura non valicabili per il controllo continuo di Israele da dove non passano né i fuggiaschi né gli aiuti umanitari da parecchie settimane.

Il progetto di deportazione dei sopravvissuti di Gaza è stato confessato dallo stesso Donald Trump con toni sprezzanti di complicità nel promuovere con l’IDF la deportazione di due milioni di abitanti. Di fronte a una richiesta puntuale di arresto dei responsabili della pulizia etnica da parte della Corte Penale internazionale dell’Aia, una parte degli Stati che vi aderiscono ricusano il Tribunale, accogliendo l’imputato Netanyahu come amico e alleato.

False notizie

Un altro elemento fondamentale esaminato dall’autrice sono le false notizie propalate dagli stati maggiori. Il meccanismo fu scoperto, riferisce Jebreal, durante la Prima guerra mondiale dallo storico francese Marc Bloch, soldato al fronte della Marne.

Il governo di occupazione israeliano ha impedito l’ingresso di giornalisti stranieri a Gaza. Chi ha raccontato la cronaca dell’eccidio? I reporter palestinesi. Oltre duecento di loro  hanno pagato con la vita la fedeltà al loro mestiere, in una mattanza premeditata da parte dell’esercito israeliano.

Minacce telefoniche di tipo mafioso prima dell’esecuzione letale anche dei familiari, compresi i bambini. L’opinione pubblica mondiale in questi mesi è stata manipolata da un sistema che nasconde i fatti. Le persone informate che hanno manifestato il loro pensiero nelle università degli Stati Uniti e nel resto del mondo, sono  stati censurati.

Trump ha violato l’autonomia degli atenei con provvedimenti di espulsione degli studenti stranieri, “rei” di avere sostenuto la causa palestinese o semplicemente di avere chiesto la fine del massacro. Sono fatti allarmanti in un Paese che un tempo veniva definito culla della democrazia.

Svolta epocale

Siamo perciò ad una svolta epocale che ha persino cancellato la spartizione del mondo a Yalta? Un impero barbaro vuole cancellare quei principi minimi di sopravvivenza abolendo i diritti civili?

Il silenzio non condanna solo gli innocenti di Gaza ma tutti coloro che, secondo l’autrice, sono destinati a diventare “bersaglio in questa era segnata da cleptocrazia, oligarchia, nuovo imperialismo”. Allora non ci resta che spezzare l’incanto di Prospero.

Ce lo ha insegnato Shakespeare nella Tempesta. “Quella forza che ho è mia e assai debole”. Togliere la forza con la ragione. È stato questo il lavoro superlativo di Rula Jebreal con il cuore rivolto alla sua terra martoriata e con la ragione per aprire gli occhi ai  lettori.

Filippo Senatore
fsenatore57@gmail.com
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Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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