Presidenza Brics 2023, Da sinistra: Inácio Lula da Silva, presidente brasiliano; Narendra Modi, premier indiano; Cyril Ramaphosa, presidente sudafricano e il presidente cinese Xi Jinping e il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov
Sandro Pintus
27 agosto 2023
La famiglia dei cinque Paesi che formano BRICS (acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) cresce. Dal 1° gennaio 2024 sarà composta da undici membri con l’ingresso di Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.
È il risultato più importante del XV Brics Business Forum che si è svolto in Sudafrica, a Johannesburg dal 22 al 24 agosto. Alla presidenza del Forum c’erano: Inácio Lula da Silva, presidente brasiliano; Narendra Modi, premier indiano; Cyril Ramaphosa, presidente sudafricano e il presidente cinese Xi Jinping. Grande assente Vladimir Putin, rappresentato dal suo ministro degli Esteri, Sergey Lavrov.
“Brics e Africa: approfondire il partenariato, promuovere la crescita reciproca, raggiungere lo sviluppo sostenibile e rafforzare il multilateralismo inclusivo”. Era il titolo dell’incontro – alquanto ambizioso – che pare aver raggiunto vari obiettivi oltre alla solidarietà dei Paesi africani.
Punto importante sono i numeri della Brics a undici e Lula Da Silva è stato subito chiaro. “Rappresenteremo il 36 per cento del Pil mondiale e il 47 per cento della popolazione dell’intero pianeta” – ha evidenziato il presidente brasiliano -.
La sorpresa maggiore è l’ingresso di Iran e Arabia Saudita. Nemici da sempre nella perenne lotta tra sciiti e sunniti, con la mediazione cinese hanno normalizzato le relazioni diplomatiche. Insieme, gli undici avrebbero un produzione giornaliere di oltre 42.000 barili di petrolio (dati 2021). Inoltre, i nuovi Brics – che quest’anno a marzo hanno superato il Pil del G7 – vogliono porsi come alternativi ai “Sette Grandi”.
L’idea della creazione della R5 (acronimo di real, rublo, rupia, rand, renminbi) nuova valuta Brics, è caduta. Ma esiste già la Nuova Banca per lo Sviluppo (NDB) con a capo Dilma Rousseff, ex presidente del Brasile. La sede della NDB è in Cina, a Shangai, ma le operazioni sono in dollari USA. L’intento è che diventi un’alternativa al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale.
Secondo il giornale indiano The Economic Times, la NDB ha dichiarato di aver approvato finora circa 80 progetti in tutti i paesi membri, per un totale di un portafoglio di 30 miliardi di dollari. Si tratta di progetti in settori come trasporti, acqua e servizi igienico-sanitari, energia pulita, infrastrutture digitali, infrastrutture sociali e sviluppo urbano.
Il presidente sudafricano, Ramaphosa, sicuramente ricorda ancora quando Omar al-Bashir, ex presidente del Sudan, nel 2015 arrivò in Sudafrica al vertice dell’Unione Africana. Contro il presidente sudanese c’erano due ordini d’arresto per crimini di guerra della Corte Penale Internazionale (CPI). All’epoca era presidente Jacob Zuma e l’Alta Corte sudafricana definì “illegale e vergognoso non arrestare al-Bashir”.
Cyril Ramaphosa, amico di Putin, anche se il Sudafrica è neutrale sull’invasione russa dell’Ucraina sicuramente non avrebbe voluto mettere le manette al presidente russo. Vladimir Putin, lo ricordiamo, ha un ordine d’arresto della CPI per crimini di guerra.
Brics, a oltre un decennio dalla sua nascita, è diventato adulto. Al Forum erano presenti anche una trentina di Paesi africani sui 50 invitati. Tra questi, anche Algeria, Tunisia, Nigeria, Senegal, Sudan e Zimbabwe sono interessati a farne parte.
Sandro Pintus
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