Assange appeso a un filo: la sua estradizione sarà una vergogna per l’Occidente

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Speciale Per Africa Express e Per Senza Bavaglio
Francesca Canino
21 aprile 2022

Sette minuti. Tanto vale la vita di un uomo appesa al filo della “giustizia” britannica, impossibilitata a decidere liberamente perché condizionata dagli americani e dai loro ignominiosi affari. Sette minuti per Julian Assange, che rimane ancora sospeso nel carcere di Londra, conscio che le possibilità di non far ritorno in America sono quasi pari allo zero.

La Westminster Magistrates’ Court di Londra ha emesso il 20 aprile scorso, dopo un’udienza di soli sette minuti, l’ordine formale di estradizione negli Usa per Assange. Il giornalista di origine australiana, fondatore di Wikileaks, ha svelato i presunti e atroci crimini degli yankees con la pubblicazione, nel 2010, di numerosissimi documenti riservati sulle attività militari americane, svolte soprattutto in Iraq e in Afghanistan.

Il giudice britannico Goldspring, che ha emesso l’ordine di estradizione nella brevissima udienza, ha inviato il caso al ministro degli interni Priti Patel, che, salvo un ricorso presso l’Alta Corte da parte dei legali di Assange, dovrà decidere, entro 28 giorni, se trasferire il fondatore di Wikileaks negli Usa. La decisione del ministro sembra scontata, visti gli stretti rapporti tra Londra e Washington e il rifiuto dell’Alta Corte di riesaminare il caso nel mese scorso.

Assange ha partecipato all’udienza in videoconferenza dal carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh, dove è rinchiuso da tre anni. Alcuni attivisti di Wikileaks hanno protestato fuori dal tribunale di Westminster contro l’estradizione del giornalista in America, dove subirebbe ulteriori violazioni dei diritti umani.

In pericolo non c’è solo la vita di Assange, che deve essere salvata senza condizioni, ma anche la libertà di stampa. Ridotta ormai al lumicino in ogni angolo del pianeta, si rischierebbe ora di dover vivere senza un minimo di informazione libera, quella, cioè, che rende liberi gli uomini.

Gli effetti delle fake news, dell’informazione distorta, dei tanti giornalisti venduti, minacciati, piegati sono sotto i nostri occhi. Ci eravamo accorti che le regole del giornalismo erano cambiate già dalla prima guerra del Golfo. Da allora, “sulla linea del fronte” sono stati ammessi solo giornalisti embedded, allo scopo di non far trapelare cosa accade durante le guerre.

Negli ultimi due anni, poi, abbiamo assistito a un fenomeno che si è finalmente svelato nella sua totalità: la costruzione ad hoc delle notizie. Proprio così, in onda o sulle colonne dei giornali non sono sempre finiti i ‘fatti’ realmente accaduti nel mondo, spesso sono state le notizie artefatte a guadagnare le prime pagine dei quotidiani, le aperture dei Tg, i programmi di approfondimenti.

Sono molti i giornalisti proni e gli esperti sedicenti ben retribuiti che hanno diffuso – e continuano a diffondere – i desiderata dei potenti. Basti pensare alla recente pandemia e alla guerra in corso in Ucraina, alimentate da notizie e pseudo ‘contronotizie’ costruite ad arte, con la complicità dei social e delle moderne tecnologie. E se in passato le notizie venivano occultate, come insegna il caso Assange, oggi vengono alterate.

È il De Profundis del giornalismo, dell’onestà intelletuale, dell’umanità. Pregnanti, in questo senso, sono le parole di Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International: «L’estradizione di Assange avrebbe conseguenze devastanti per la libertà di stampa e per l’opinione pubblica, che ha il diritto di sapere cosa fanno i governi in suo nome. Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa. Estradare Assange ed esporlo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate rappresenterebbe un pericoloso precedente e costringerebbe i giornalisti di ogni parte del mondo a guardarsi le spalle».

La vicenda giudiziaria di Assange è una pietra miliare per il giornalismo mondiale, solleva dubbi sulla libertà di stampa, rende tutti più insicuri perché oscura quanto accade intorno a noi. Il risultato è che i governanti spesso operano in maniera ingiusta e violenta, il popolo subisce e non risponde. In mezzo c’è la vita di un uomo che da anni vive braccato e che difficilmente tornerà libero.

ASSANGE LIBERO

Francesca Canino
francescacanino7@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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