AFRICA

La Namibia inizia la corsa verso la produzione di idrogeno verde

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 20 gennaio 2022

Il governo della Namibia ha deciso di correre per la produzione del combustibile del futuro. Lo fa con un progetto da 8,3 miliardi di euro, un valore che corrisponde al Pil annuale del grande Paese africano. Il progetto, della durata di quattro decenni, dovrebbe portare la Namibia ad essere il primo hub africano per l’idrogeno verde.

Proiezione del parco solare-eolico in Namibia (Courtesy Hyphen Hydrogen Energy)

Le promesse ai committenti

Il bando è stato vinto, a novembre scorso da HYPHEN Hydrogen Energy, azienda creata dalla britannica Nicholas Holdings Ltd e la tedesca ENERTRAG Service GmbH. Hyphen nella produzione di idrogeno verde, in Namibia, promette grandi cose. Il progetto prevede la costruzione di una centrale elettrica da 5GW da fonte rinnovabile eolico-solare. La capacità di elettrolisi sarebbe di 3GW con una produzione annua di 300 mila tonnellate di idrogeno verde. Il progetto prevede 15 mila posti di lavoro per 4-5 anni per la costruzione degli impianti e i porti e in seguito l’impiego di 3 mila posti di lavoro permanenti.

Perché la Namibia

La Namibia è uno dei Paesi africani a bassa corruzione, rispetto alla media africana, cosa che non fa lievitare i costi. Poi ha sole e vento in quantità, mix essenziale per la riuscita del progetto. Pannelli solari e pale eoliche necessitano di lunghi periodi di irradiazione solare e vento costante.

Secondo il ministero della Ricerca tedesco in Namibia due terzi del suo territorio hanno valori di irradiazione solare superiori a 2.700 kWh/m2. Quanto alcune aree dell’Australia La Namibia può contare su oltre 3.500 ore di sole l’anno – una media di oltre 9 ore al giorno. Per avere un confronto, in Italia le regioni più irradiate dal sole (Sardegna, Sicilia, Calabria e Puglia) ne contano 2.600. Riguardo all’energia eolica, le zone costiere della Namibia hanno condizioni ideali per la produzione di energia proveniente da parchi eolici.

Mappa della Namibia con il sito che prevede la costruzione degli impianti per la produzione  dell’idrogeno verde (Courtesy GoogleMaps)

Il sito selezionato per la costruzione degli impianti è il Parco nazionale di Tsau Khaeb, nel deserto a 100 km dalla costa. L’area è situata molto vicino alle principali rotte navali ma anche e ai principali corridoi via terra dell’Africa australe. Soprattutto al Sudafrica maggiore economia dell’area australe.

Idrogeno verde a basso costo

Gli studi di fattibilità hanno evidenziato che il costo dell’idrogeno verde prodotto in Namibia sarebbe di 1,30-1,75 euro/Kg invece dei 3,50 previsti in altri Paesi. Questi costi comprendono anche la desalinizzazione dell’acqua marina che incide per l’1 per cento della spesa. Il processo di elettrolisi viene effettuato con elettrodi di platino e iridio, metalli reperibili in Namibia. Secondo il progetto Hypen l’inizio della produzione del nuovo combustibile dovrebbe iniziare nel 2025.

Ma c’è chi è critico

Uchendu Eugene Chigbu, docente dell’Università della Namibia nel Dipartimento di Scienze della terra, è una voce critica sul progetto e sul suo impatto ambientale.

“L’idrogeno verde è altamente volatile e infiammabile – ha scritto sul giornale The Namibian -. Sono necessarie ampie misure di sicurezza per prevenire perdite o esplosioni. La Namibia ha bisogno di infrastrutture per lo stoccaggio, l’erogazione, il trasporto e la consegna dell’idrogeno verde. Questo significherebbe un aumento delle attività di utilizzo del territorio”.

“Per esempio, l’impianto di idrogeno verde di Fukushima, Giappone, che produce 900 tonnellate/anno, si trova su 45 acri di terreno (18 ettari, ndr) – sottolinea l’accademico -. Quindi, bisogna prepararsi contro scenari di accaparramento dei terreni, acqua compresa. I produttori vogliono assicurarsi spazio di produzione abbondante per l’idrogeno verde”.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
@sand_pin

 

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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