Il Comitato Nobel per la Pace accusa: “Abiy, ferma la guerra nel Tigray”

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Abih Ahmed, Premio Nobel per la Pace 2019

Africa ExPress
13 gennaio 2021

Il Comitato per il Nobel, che ha nel 2019 ha consegnato il prestigioso riconoscimento a Abiy Ahmed, primo ministro etiopico, è intervenuto per la prima volta sulla guerra in Tigray. L’istituzione di Stoccolma ha chiesto pubblicamente a Abiy di fermare la guerra in atto, ricordandogli che il conferimento di tale premio comporta particolari responsabilità.

Abih Ahmed, Premio Nobel per la Pace 2019

Dal canto suo, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha usato parole molto forti contro il governo di Addis Ababa:“Quello che sta succedendo nel Tigray è un insulto all’umanità”.

Un blocco totale impedisce di recapitare medicine salvavita, nonché cibo e beni di prima necessità nel nord dell’Etiopia, dove da 14 mesi è in atto un sanguinoso conflitto. Migliaia di persone sono stata uccise o sono morte di stenti, i bambini sotto i cinque anni, affetti da malnutrizione grave, non si contano più. Le atrocità commesse da tutti le parti in causa sono inimmaginabili. Il governo di Abiy Ahmed e i suoi alleati, tra questi anche l’Eritera, da una parte e il TPLF (Tigray Liberation Front n.d.r.) con le sue truppe TDF (Tigay Defense Forces) insieme a altri gruppi armati, dall’altra, hanno creato l’inferno in questa parte del mondo, dimenticata da tutti. Milioni di persone hanno dovuto lasciare le proprie case per fuggire alle violenze, oltre 60 mila hanno cercato rifugio nel Sudan.

 

“E’ inimmaginabile che nel 21esimo secolo un governo neghi per oltre un anno il cibo al proprio popolo, centinaia di migliaia di persone si trovano in una situazione simile alla carestia. La situazione è seria, io stesso provengo dal Tigray. Riuscite a immaginare un blocco totale per oltre un anno in una regione di 7 milioni di persone, dove manca tutto, a iniziare dal cibo e i medicinali, internet, telecomunicazioni  e quant’altro”, ha precisato il capo dell’OMS ai reporter in un comunicato, del quale Africa ExPress è venuto in possesso.

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Tedros ha parlato anche dei continui raid con i droni, che quasi quotidianamente lanciano il loro carico di morte sulla popolazione inerme.

A tutta risposta le autorità etiopiche hanno chiesto che venga aperta un’indagine nei confronti del direttore dell’Oms per “comportamento scorretto”

E’ sempre difficile avere notizie dirette dal Tigray, i giornalisti stranieri non hanno accesso alla zona di guerra, e è pertanto impossibile ricevere informazioni indipendenti.

Sta di fatto che due giorni fa, secondo quanto riferito da operatori umanitari, sono morti nuovamente 17 civili, per lo più donne. Lavoravano in un mulino per la macinazione del grano a Mai Tsebri, città non lontana dal confine con l’Eritrea.

Secondo alcune informazioni, che non abbiamo potuto controllare, gli attacchi con i droni non sono solo opera del governo etiopico. Alcuni raid sono partiti da una base in Eritrea, grazie ai mezzi aerei senza pilota e missili forniti da Cina, Turchia e Emirati Arabi, gli stessi che hanno rifornito anche l’Etiopia.

Le truppe eritree hanno attaccato nuovamente postazioni delle forze tigrine nella regione, lo ha riferito Getachew Reda, portavoce del TDF.

Africa ExPress
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