AFRICA

Travel ban africano, anche per gli italiani: “Con omicron abbandonati a noi stessi”

Speciale per Africa ExPress
Maria Silva
5 gennaio 2022

C’è ancora da aspettare per gli italiani residenti in Mozambico, Sudafrica, Botswana, Lesotho, Zimbabwe, Eswatini, Namibia. Fino al 31 gennaio non possono rientrare in Italia. Tutta la colpa della variante omicron?

All’indomani dell’annuncio degli scienziati sudafricani del sequenziamento della variante omicron, il mondo ha chiuso le porte all’Africa, ma è stato come fermare il vento con le mani: omicron era già ovunque. Il travel ban è stato inutile e “inaccettabile”, ma l’Italia ancora non ci crede.

Travel ban Italia

Omicron spaventa perché è altamente contagiosa, ma i dati dimostrano che è la meno letale di tutte le varianti di questa maledetta pandemia. Non sono servite a nulla le parole misurate, basate sui dati e le evidenze cliniche, degli scienziati sudafricani. Non sono servite neanche quelle accorate del Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha definito il travel ban “apartheid inaccettabile”.

La variante già era in ogni dove quel 26 novembre quando la Organizzazione Mondiale della Sanità la designò come “preoccupante”. Perché, si capisce, i virus viaggiano senza documenti né passaporti.

L’Italia mantiene inalterato il travel ban almeno fino al 31 di gennaio, al contrario di tutti gli altri Paesi che lo hanno revocato, Stati Uniti in testa.

Sono amareggiati gli italiani residenti in quei sei Paesi africani. Hanno scritto lettere al Ministro Roberto Speranza, firmato appelli #notravelban #noafrophobia #nocittadinitalianiserieB, richiamato alla solidarietà, chiesto aiuto. Silenzio. Ad oggi non c’è risposta da parte delle autorità italiane.

Oltre ad apartheid, c’è chi, come Simone Santi, presidente della Camera di Commercio Mozambico-Italia, definisce il travel ban come prodotto dell’Afrofobia.

“Il virus si combatte insieme, e, come andiamo ripetendo in tutti i consessi internazionali, l’Africa va aiutata insieme e non isolata – commenta Santi – sul Covid-19 l’Africa viene “condannata” tre volte: per l’accesso ridotto ai vaccini, la non risposta sui brevetti per produrli (richiesta del Sudafrica) e per le misure restrittive che con la omicron l’hanno isolata dal resto del mondo”. 

“La comunicazione in Italia è sembrata, ancora una volta, incentrata sulla soluzione di problemi interni (7 milioni di non vaccinati) e poco rispettosa dei paesi messi in black list, e qualora la Afrofobia fosse utile per fini sanitari in Italia, di sicuro crea danni culturali e nei rapporti di amicizia che possono durare per anni – scrivono nella lettera indirizzata al ministro Speranza. –  Ci riteniamo l’anello di congiunzione tra l’Italia ed i Paesi nei quali, per breve o più lungo periodo, viviamo. Chiediamo una comunicazione più puntuale e basata su dati scientifici e sul parere anche delle istituzioni italiane, associazioni e società civile presenti all’estero e presenti in Italia [che ci sono sembrati]…gli esclusi dal processo decisionale.”

“Il travel ban nei riguardi dei Paesi della zona sud dell’Africa – si legge nella missiva consegnata da Santi, come presidente di Eurocam anche a Ursula von der Leyen , tramite l’ambasciatore EU in Mozambico, Antonio Sanchez-Benedito Gaspar – sta causando effetti sia di natura economica che sociale che non vengono correttamente raccontati in Italia: danni all’immagine, all’economia, in primis il turismo, ma anche il sentimento di “abbandono” e di “tradimento” da parte dell’emisfero nord, che a noi, che viviamo qui, viene palesato con stupore e indignazione”.

Coronavirus variante delta

“Dopo l’emotività del momento, del panico creato dalla variante omicron, ci sono tutte le evidenze scientifiche per cui questa misura appare ora addirittura antistorica – commenta Santi. –  Rappresentiamo poche centinaia di cittadini, tutti vaccinati, iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (A.I.R.E.), che non possono rientrare in Italia, e che dubitiamo possano essere considerati una minaccia per la tenuta del sistema sanitario nazionale. Siamo iscritti all’AIRE perché rispettiamo le regole del nostro paese, l’Italia. Ecco perché dividere tra cittadini italiani residenti e non residenti è davvero una misura discriminatoria.”

“Con Omicron in giro per il mondo, un italiano AIRE in Gran Bretagna o negli Stati Uniti o in Germania può rientrare in Italia – denuncia Santi. –  Noi, italiani AIRE in Africa, non possiamo. Il ministro Speranza non risponde ai nostri appelli. Siamo abbandonati a noi stessi e, ancora più grave, ci sentiamo dimenticati”.

Maria Silva
@africexp
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Redazione Africa ExPress

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