Sudan: dimissioni del premier Hamdok dopo manifestazioni represse con violenza

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Il premier sudanese Hamdok rassegna le sue dimissioni

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
3 gennaio 2022

Era nell’aria da diversi giorni e nella tarda serata di ieri il premier sudanese, Abdallah Hamdok, ha rimesso il suo mandato. Dopo nuove violenti proteste, costate la vita a tre manifestanti, brutalmente ammazzati dalle forze di sicurezza a Omdurman, città gemella di Khartoum, situata sulla sponda occidentale del Nilo, il premier ha spiegato il motivo delle sue dimissioni in un discorso alla nazione.

Il premier sudanese Abdallah Hamdok rassegna le sue dimissioni

“Ho fatto del mio meglio per impedire che il Paese sprofondasse nel caos, nella catastrofe”, ha sottolineato Hamdok e ha ammesso il suo fallimento nel tentativo di formare un governo di tecnocrati secondo l’accordo firmato il 21 novembre con il presidente del Consiglio sovrano, Abdel Fattah Abdelrahman Al-Bourhan.

“Vista la scissione tra le forze politiche e i componenti della transizione, non vedo altra soluzione che quella di dimettermi”, ha aggiunto l’ex premier sudanese.

Con le dimissioni di Hamdok decade anche l’accordo siglato con i militari il 21 novembre 2021 che lo avevano reintegrato dopo il putsch del 25 ottobre 2021. Molti ministri del suo ex governo si erano dimessi immediatamente, così pure la rettrice dell’università di Khartoum, in quanto Forces of Freedom and Change, coalizione civile, che comprende Sudanese Professional Association e partiti all’opposizione non avevano accettato sin dall’inizio il trattato, in quanto permetteva ai militari di mantenere gran parte del controllo sul Paese.

Dopo il golpe del 25 ottobre 2021 il popolo sudanese ha continuato a manifestare il proprio disappunto contro i militari. Marce di protesta si sono susseguite in ogni parte del Paese, sempre represse con brutalità dalle forze dell’ordine e dai paramilitari di Rapid Support Forces, gli ex janjaweed, i tagliole riciclati a latere nel governo, il cui capo è Mohammed Hamdan Dagalo, alias Hemetti, vicepresidente del Consiglio sovrano.

Durante la manifestazione di ieri sono state brutalmente ammazzate 3 persone, altri sono stati feriti, alcuni in modo grave, come ha riferito Central Committee of Sudanese Doctors (CCSD). E, secondo la stessa fonte, dalla fine di ottobre a oggi sono stati uccisi non meno di 57 dimostranti, centinaia sono stati feriti mentre marciavano pacificamente nelle varie manifestazioni contro il potere dei militari.

A dicembre le Nazioni Unite hanno inoltre accusato le forze di sicurezza di aver violentato 13 donne che avevano partecipato alle manifestazioni .

Ora il potere è completamente in mano al Consiglio sovrano e il Sudan rischia di ritornare alla dittatura come ai tempi di Omar al-Bashir. Ma i sudanesi non ci stanno, hanno già annunciato una serie di nuove manifestazioni contro al-Burhan.

Intanto il Dipartimento di Stato di Washington ha promesso sostegno al popolo sudanese e ha chiesto alle autorità di Khartoum di fermare le violenze contro i dimostranti, di trovare con la massima urgenza un accordo in grado di garantire un governo civile.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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