Conferenza sulla Libia: belle parole sul ritiro immediato dei mercenari. Poi nulla

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Conferenza Libia a Parigi

Speciale per Africa ExPress
Luciano Bertozzi
Novembre 2021

Sanzioni ONU per chi tenta di ostacolare il processo elettorale e la transizione politica in Libia, favorire il ritiro dei miliziani stranieri che alimentano il conflitto nell’ex colonia italiana e l’impegno delle fazioni ad accettare l’esito delle votazioni, previste per il 24 dicembre prossimo.

Sono i risultati della Conferenza di Parigi sulla Libia, voluta dal presidente francese Emmanuel Macron e copresieduta da Italia, Germania, Libia e l’ONU, rappresentate rispettivamente da Mario Draghi, Angela Merkel e Antonio Guterres, segretario generale del Palazzo di Vetro.

Conferenza Libia a Parigi

Alla riunione hanno preso parte anche la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il ministero degli esteri russo Lavrov, nonchè rappresentati di Tunisia, Niger e Ciad, i tre Paesi confinanti della Libia che risentono della crisi, per quanto concerne instabilità (traffico di armi e mercenari) e stanno subendo i maggiori contraccolpi della crisi libica, in termini di instabilità, traffico di armi e mercenari.

Per la Libia ha partecipato il presidente del Consiglio dei ministri del governo di unità nazionale, Abdul Hamid Mohammed Dbeibah e il presidente del Consiglio presidenziale, Mohamed Al Menfi. Anche Cina, Giordania, Svizzera, Algeria e Marocco erano rappresentati dai rispettivi capi della diplomazia, oltre a altri Paesi.

La dichiarazione finale recita: “Sottolineiamo l’importanza per tutte le parti interessate libiche di mobilitarsi risolutamente a favore dell’organizzazione per il 24 dicembre 2021 di elezioni presidenziali e legislative libere, eque, inclusive e credibili”. Va sottolineato che il documento enfatizza che le elezioni siano “inclusive”.

Le elezioni, del resto, sono un aspetto fondamentale per il processo di pace sostenuto dalle Nazioni Unite, ma suscitano molti dubbi a causa dei contrasti tra fazioni rivali e organi politici, sulle regole e su chi può candidarsi.

Ad esempio non si sa se lo stesso Dbeibah, che potrebbe essere favorito per la presidenza, possa essere autorizzato a registrarsi per poi candidarsi, dopo aver promesso di non partecipare. E c’è anche la posizione del capo dell’Alto consiglio di Stato libico, Khalid al-Mishri, che ha chiesto di non dal partecipare alle elezioni non candidandosi o non andando alle urne.

Al-Mishri sostiene che le leggi elettorali annunciate dall’Alta Commissione elettorale nazionale alla stampa pochi giorni fa sono imperfette. Un ulteriore esempio delle fratture fra le varie componenti libiche è data dalla ministra degli esteri di Tripoli, al-Mangoush, sospesa dal Consiglio presidenziale, per presunte violazioni amministrative, presente al consesso parigino nonostante il divieto di viaggiare, decretato il 6 novembre.

Grande assente il Presidente turco Erdogan, in sua vece, un vice presidente. La sua non partecipazione rende difficili passi in avanti, verso il ritiro delle forze straniere e dei mercenari, un aspetto essenziale e molto controverso. La Turchia ha aiutato il Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Tripoli, sostenuto dalla comunità internazionale, inviando truppe regolari, ufficialmente solo consiglieri. Sul terreno poi sono presenti miliziani siriani,

Conferenza Libia a Parigi

poi, soprattutto, in Cirenaica, mercenari russi della compagnia Wagner, schierati a fianco del generale Haftar, spalleggiato da Egitto ed Emirati Arabi Uniti.

Entrambe le forze e le milizie straniere non hanno mai smobilitato né si sono ritirate dal Paese, nonostante ciò fosse previsto dopo la firma del cessate il fuoco del 23 ottobre 2020 e l’approvazione di un percorso per porre termine alle ostilità e il ripristino di istituzioni democratiche.

A questo proposito Macron ha detto: “Il piano di ritiro dei mercenari deve essere assolutamente attuato quanto prima. Russia e Turchia devono richiamare i loro mercenari senza indugio”. Il presidente francese ha ottenuto già, poco prima della Conferenza, l’impegno di rimuovere 300 mercenari stranieri al servizio del generale Haftar, attraverso un processo concordato tra le parti in conflitto: ”Il piano del Comitato militare libico di ritirare i mercenari è in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite. Sosteniamo il piano d’azione globale per garantire l’allontanamento delle forze straniere e dei mercenari dalla Libia”.

Anche Draghi si è espresso in tal senso: “Il ritiro di alcuni mercenari stranieri prima delle elezioni aiuterebbe a rafforzare la fiducia fra le parti”. Successivamente alle votazioni sarà necessario riformare anche il sistema di sicurezza e il reintegro dei combattenti. “L’Italia è pronta – ha assicurato Draghi – a fornire il proprio sostegno”.

A ogni modo continuerà il lavoro di monitoraggio della missione Onu nel Paese (UNSMIL). Così come quello sull’embargo delle armi. Ankara, invece, a dimostrazione della complessità della situazione, ha espresso riserve sulla dichiarazione finale, sullo status di forze straniere, sottolineando la differenza tra la presenza delle proprie truppe in Libia invitate da un governo riconosciuto dall’Onu e quelle fatte arrivare da altre fazioni.

E’ stato confermato anche l’obbligo di garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, incluso quello dei migranti e rifugiati e richiedenti asilo, cosa che fino ad ora non si è verificata. Tuttavia la dichiarazione “accogliamo con favore gli sforzi delle autorità provvisorie libiche per rispettare ed adempiere ai loro obblighi”, sembra composte da belle parole vuote, visto che i fatti dimostrano il contrario. Proprio in questi giorni sono state scoperte altre nuove fosse comuni.

Draghi si è espresso anche sugli aspetti economici: “La normalizzazione della Libia passa anche per un sistema economico in grado di rispondere ai bisogni della popolazione e favorire gli investimenti esteri e va a garantita, un’equa distribuzione delle risorse in ogni parte del Paese e rafforzato il percorso di riunificazione delle istituzioni economiche e finanziarie, a partire dalla Banca Centrale”.

Luciano Bertozzi
luciano.bertozzi@tiscali.it

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