Sahel: gli occidentali rischiano nuove sconfitte, i jihadisti inneggiano ai talebani

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Gruppi terroristi nel Sahel

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
21agosto 2021

Il fallimento USA in Afghanistan rimbomba anche nel Sahel, dove l’interventismo occidentale non riesce a contrastare l’insurrezione jihadista.

E Iyad Ag Ghali, vecchia figura indipendentista tuareg, nato come contrabbandiere di sigarette e di cocaina, fondatore e capo del gruppo Ansar Dine, che in italiano vuol dire più o meno “Ausiliari della religione” (islamica), non ha nemmeno atteso la presa di Kabul da parte dei talebani per congratularsi con loro.

Il 10 agosto Ag Ghali, che non è più intervenuto pubblicamente dal 2019, in un messaggio audio ha reso omaggio all’ “Emirato Islamico dell’Afghanistan” per il ritiro degli invasori di Washington e dei loro alleati e ha aggiunto: “E’ il risultato di due decenni di pazienza”. Nel marzo 2017 Iyad è stato  promotore del raggruppamento terrorista composto dall’unione di cinque sigle, il “Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani”.

Non è dunque un caso se l’offensiva dei talebani fa eco anche nell’Africa sahariana. Gli integralisti islamici dell’Afghanistan, come i terroristi del Sahel, fanno parte della stessa nebulosa. Secondo Yvan Guichaoua, ricercatore della Scuola di Studi Internazionali di Kent a Bruxelles, il loro modo di agire sarebbe comune, tipico della matrice di al-Qaeda.

Gli stessi maliani vivono da decenni sotto la minaccia dei terroristi –  affiliati a al-Qaeda o allo stato islamico (ISIS) –  malgrado l’intervento della Francia, prima con l’Opération Serval poi Barkhane e delle truppe dell’ONU – MINUSMA –  chiamati in Mali dal governo di Bamako e presenti dal 2013.

Iyad Ag-Ghali

Anche se l’opinione pubblica è ormai contraria alla presenza dei francesi in Mali, molti hanno paura del vuoto che può causare la loro possibile assenza.

Cheick Oumar Konaré, celebre avvocato di Bamako, in un suo intervento all’emittente Africable del 15 agosto scorso, ha espresso tutta la sua preoccupazione con queste parole: “Come gli americani sono fuggiti dall’Afghanistan, un giorno anche i francesi e le forze di pace presenti in Mali fuggiranno e ci lasceranno soli, faccia a faccia con l’orco terrorista”.

E intanto Mali, Niger, Burkina Faso sono sempre in preda agli attacchi dei terroristi, che si susseguono senza sosta. L’ultimo risale a ieri pomeriggio nell’ovest del Niger, nel Tilaberi, regione dei tre confini – o triborder area – , che unisce Niger, Burkina Faso e Mali. La zona è da anni teatro di sanguinose aggressioni da parte di gruppi armati legati allo stato islamico (ISIS) o a al-Qaeda.

NIGER

Ieri, durante la preghiera della sera sono state ammazzate 17 persone, altre 5 sono state ferite nel villaggio di Theim. Diversi centri, distanti solo una manciata di chilometri, sono stati attaccati durante la primavera scorsa da presunti jihadisti. Da allora 11 mila residenti sono scappati dalle loro case, terrorizzati di vivere nella paura continua di essere uccisi, depredati dal loro bestiame, di vedere le proprie case ridotte in un cumulo di cenere.

In un solo mese hanno perso la vita 98 civili e 19 gendarmi. Il 16 agosto un’ altra terribile carneficina si è consumata a Banibangou; uno gruppo di ribelli islamisti ha ammazzato 37 contadini mentre stavano lavorando nei campi. Secondo un bilancio ufficiale, i terroristi non hanno nemmeno risparmiato donne e minori. Tra i morti si contano anche 4 ragazze e ben 13 giovani non ancora maggiorenni.

Gruppi terroristi nel Sahel

BURKINA FASO

Risale a soli pochi giorni fa l’ultima strage compiuta nel nord del Burkina Faso. Secondo il più recente bilancio le vittime sarebbero 80, tra questi 65 civili e 15 agenti di polizia che scortavano un convoglio da Dori verso Abinda. Un percorso di un centinaio di chilometri. Vista la situazione di totale insicurezza che domina questa regione, i viaggiatori – commercianti e residenti – si aggregano ai convogli delle forze di sicurezza per spostarsi nei due sensi.

E’ successo così anche il 18 agosto. Parecchie persone si sono unite alla carovana di veicoli, scortata appunto da gendarmi e volontari. Verso le 14.00 la sfilata di mezzi è stata attaccata in località di Boukouma da un gruppo di uomini armati che hanno aperto il fuoco indiscriminatamente contro civili, volontari e polizia. Secondo fonti della sicurezza burkinabé, 58 terroristi sarebbero stati poi neutralizzati dagli agenti e dai volontari. Altri sono stati feriti.

MALI

Due giorni fa militari delle forze armate maliane sono caduti in una imboscata tra le località di Nokara e Boni, situate  al centro del Paese. Un’autobomba è esplosa al passaggio dei soldati e, immediatamente dopo, i presunti terroristi hanno aperto il fuoco sul convoglio militare. Secondo Serge Daniel, giornalista beninois residente in Mali ed esperto di terrorismo, nel suo articolo su Radio France Internationale ha sottolineato che le forze armate maliane avrebbero risposto al fuoco nemico.

Malgrado ciò, secondo un primo bilancio – ancora provvisorio – sarebbero morti 15 uomini dei servizi di sicurezza, mentre non si conosce il numero delle vittime dalla parte dei presunti terroristi.

Secondo alcuni analisti, i miliziani vicini a Amadou Koufa  – fondatore nel 2015 del gruppo terrorista Front de libération du Macina – vogliono a tutti costi controllare il settore strategico di Boni nella regione centro-meridionale di Mopti. Il governo di Bamako, per prevenire e impedire gli attacchi di FLM, ha installato una base militare poco distante dalle colline vicino alla città.

Ciononostante i residenti vengono colpiti ugualmente dai jihadisti, che li accusano di passare informazioni all’esercito. Difficilmente i contadini riescono a coltivare grandi appezzamenti di terreno. I terroristi temono che un raccolto abbondante possa dare troppa autonomia alla popolazione civile.

Cornelia I. Tolgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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