AFRICA

Piove sempre sul bagnato: virus simile a ebola attacca in Guinea un morto

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
10 agosto 2021

Come se non bastasse una nuova ondata di covid-19 che sta mettendo in ginocchio la Guinea, ora è arrivato anche un nuovo virus, la febbre emorragica di Marburg, malattia virale altamente contagiosa, molto simile all’ebola, e, come quest’ultima, appartiene alla famiglia dei filoviridae.

Virus filiforme di Marburg

Le autorità sanitarie di Conacry hanno confermato un caso nella prefettura di  Guéckédou, nel sud del Paese. Si tratta di un uomo che ha presentato i primi sintomi il 25 luglio, poi deceduto il 2 agosto in un ospedale a Koundou e le analisi del sangue hanno convalidato la diagnosi clinica.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è preoccupata che il virus possa espandersi a livello locale e nazionale, ma non ritiene che vi sia una minaccia a livello globale. La stessa regione è stata dichiarata ebola-free solo due mesi fa, dopo che si era riacceso un nuovo focolaio all’inizio dell’anno a Nzerekoré, a 80 chilometri dal confine con Sierra Leone e Liberia.

Finora non è stato rilevato nessun altro caso del virus di Marburg: le 155 persone entrate in contatto con il paziente vengono  monitorate quotidianamente dal giorno del suo decesso.

Sul suo account twitter, il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha sottolineato che è necessario mettere subito in campo tutti gli sforzi possibili per prevenire ulteriori contagi e proteggere la popolazione.

Intanto una decina di esperti  dell’OMS – epidemiologi e socio-antropologi – sono già stati inviati sul campo in appoggio alle equipe nazionali. Anche i controlli alle frontiere con i Paesi confinanti, in particolare con Sierra Leone e Liberia, sono stati intensificati. Finora tre familiari dell’uomo deceduto per il virus Marburg e un operatore sanitario sono stati identificati come persone a alto rischio. Intanto si cerca di identificare la fonte che ha trasmesso l’infezione al paziente.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS

Le ricerche effettuate negli anni hanno escluso che gli esseri umani siano parte del ciclo naturale del virus di Marburg. In sintesi, il contagio avverrebbe per contatto casuale con altri animali infetti. Tuttavia, fino a oggi non è stato identificato l’animale che possa essere serbatoio naturale della malattia, nonostante siano stati analizzati più di 3000 vertebrati e oltre 30 mila artropodi (insetti, zecche, ragni, acari, ecc) E ciò rende molto più difficile l’attuazione di misure preventive.

Nel caso del paziente della Guinea non si esclude che la trasmissione sia avvenuta tramite i pipistrelli della frutta, considerati una prelibatezza in Guinea. Vengono venduti in chioschetti nei villaggi, che servono anche alcolici. Generalmente si cucinano in una minestra molto speziata, ma le loro carni vengono anche apprezzate affumicate o arrosto.

Il  contagio del microrganismo killer avviene poi per trasmissione diretta da persona a persona, per contatto con i fluidi corporali, il sangue, l’urina, il vomito ma anche le secrezioni respiratorie. Il virus di Marburg non si trasmette durante il periodo di incubazione, che dura da 3 a 9 giorni. Il momento in cui il paziente è più contagioso è invece quello della fase acuta della malattia, soprattutto durante le manifestazioni emorragiche.

La malattia si manifesta in modo improvviso e rapido con forte mal di testa, dolori muscolari e un acuto stato di malessere, febbre alta. Al quinto sesto giorno possono insorgere emorragie da diverse parti del corpo, che spesso portano a esito fatale. Il virus può colpire persone di tutte le età, anche se meno frequente nei bambini. Il tasso di mortalità varia dal 24 all’88 per cento. Finora non esistono vaccini e antivirali validi per combattere questa infezione.

Il virus di Marburg viene descritto per la prima volta nel 1967, in occasione di una epidemia apparsa a Francoforte e a Belgrado (ex Yugoslavia) con l’arrivo di scimmie dall’Uganda, destinati a diversi laboratori. Allora alcuni ricercatori ne furono contagiati.

Il virus è poi riapparso nel 1975 in Sudafrica, nel 1980 e nel 1987 in Kenya, con pochissimi casi, subito isolati. Epidemie più violente sono poi state registrate nella Repubblica Democratica del Congo tra il 1988 e il 2000 e nel 2004 in Angola, con più di un centinaio di morti.

Misure anti-covid in Guinea

Negli ultimi giorni è stato rilevato anche un notevole aumento di casi di coronavirus. Le autorità del Paese hanno nuovamente adottato misure volte a arginare la pandemia. Il coprifuoco ora inizia due ore prima, dalle 22.00 alle 04.00, obbligo di portare la mascherina, vietati gli assembramenti oltre 50 persone anche durante matrimoni, battesimi e funerali. E’ inoltre vietato il trasferimento di persone decedute per covid.

Secondo l’ultimo aggiornamento risalente a una settimana fa, i pazienti in isolamento sono passati da 100 a oltre mille, mentre quelli in rianimazione da 20 a 146. La copertura vaccinale è ancora molto bassa. Solo il 4 per cento della popolazione è stata immunizzata.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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