Accuse ai militari: omicidi extragiudiziali nelle zone anglofone del Camerun

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
2 marzo 2

Continua l’ondata di violenze e violazioni dei diritti umani perpetrate dai militari nella zona anglofona del Camerun. Human Rights Watch, nonché Stand Up For Cameroon – una piattaforma di partiti politici e organizzazioni della società civile – hanno accusato l’esercito di aver barbaramente ucciso almeno 9 persone e ferito altre 3 a Mautu, nella Regione del Sud-Ovest.  Tra le vittime, tutti civili, anche una donna e un bambino. I soldati non si sono accontentati degli omicidi extragiudiziali, hanno anche minacciato gli abitanti del villaggio e incendiato decine di abitazioni.

Uccisioni extragiudiziali in Camerun

Il portavoce dell’esercito camerunense, Cyrille Serge Atonfack Guemo, ha ammesso che gli uomini del 21° battaglione di fanteria motorizzata (BIM) hanno condotto un’operazione a Mautu, ma ha fermamente negato che le truppe abbiano ucciso e ferito civili.

Dopo la decisione del presidente-dittatore Paul Biya, presa nel 2016, di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone del Camerun, del nord-ovest e del sud-ovest, è in atto conflitto tra ribelli indipendentisti e l’esercito regolare. I separatisti, che vorrebbero trasformare le due regioni in uno Stato autonomo chiamato “Ambazonia”, denunciano da anni la loro marginalizzazione da parte del governo centrale e della maggioranza francofona.

Gruppi di separatisti operano spesso nell’area attorno a Mautu e, secondo i racconti degli abitanti, i ribelli entrano nel villaggio per approvvigionarsi di cibo e acqua. Dunque l’operazione militare era certamente volta a catturare militanti.

“Uccidere civili e saccheggiare le loro case in nome della sicurezza sono gravi violazioni dei diritti umani e non fanno altro che alimentare il ciclo di violenze e abusi nella parte anglofona del Camerun”, ha sottolineato Ida Sawyer, vicedirettrice della divisione Africa di Human Rights Watch. La Sawyer ha poi aggiunto che “le autorità di Yaoundé dovrebbero controllare le unità responsabili di questi abusi e aprire un’inchiesta credibile e imparziale su queste esecuzioni, in collaborazione e l’aiuto dell’Unione Africana e dell’ONU. I responsabili devono essere giudicati davanti a un tribunale per i crimini commessi”.

HRW ha ascoltato molti testimoni, tra questi anche parenti delle vittime. E la ONG Medici senza Frontiere ha curato ben 4 persone con ferite da arma da fuoco. HRW ha ottenuto l’elenco dei 9 morti da quattro fonti diverse e ha potuto parlare anche con residenti del villaggio, che hanno partecipato al funerale o che hanno trasportato le salme alla camera mortuaria dell’ospedale di Muyaka.  I dettagli così raccolti corrispondevano con altre testimonianze.

In un altro recente rapporto HRW ha denunciato violenze commesse dai militari camerunensi nelle zone anglofone, reati che risalgono allo scorso anno. A tutt’oggi le vittime sopravvissute attendono giustizia,

Anche i gruppi armati secessionisti non sono senza colpe in questo conflitto interno. Stand Up For Cameroon ha recentemente pubblicato un fascicolo che non risparmia nessuna delle due fazioni e contiene anche testimonianze delle atrocità commesse dai terroristi Boko Haram durante le loro incursioni nella Regione dell’Estremo Nord. Il documento della piattaforma critica anche il sistema giudiziario del Paese.

Un’altra piaga che affligge il Camerun è l’odio e l’intolleranza nei confronti della comunità LGBT (acronimo per indicare collettivamente la comunità Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender n.d.r.).  Alla fine del mese scorso sono stati arrestati 9 giovani nella regione dell’Ovest, con l’accusa di essere omosessuali.

Secondo l’avvocato Alice Nkmo, che difende i diritti LGBT per Association pour la Défense des Droits des Homosexuels (ADEFHO) ha riferito che le persone sono state fermate dalla polizia nella sede di Colibri, organizzazione che si occupa di persone affette da HIV.

Nel frattempo sette degli arrestati sono stati rilasciati, ma due sono ancora in galera e l’avvocato ha precisato: “Non sapevano se inserire i miei clienti nel reparto uomini o in quello delle donne. Nel primo avrebbero certamente subito gravi violenze. Bisognava dunque trovare un modo per proteggerli, trovare un altro detenuto che li prendesse sotto la sua “ala protettrice”.

In passato gli arresti per “reati di omosessualità” erano frequenti nel Paese, poi la morsa si era un pochino allentata. Ultimamente gli interventi delle forze dell’ordine sono nuovamente più frequenti. Basti pensare che due persone transgender sono state arrestate persino a Douala, la capitale economica del Camerun. Il processo a loro carico è iniziato il 10 febbraio, riprenderà il 10 marzo.

In Camerun l’omosessualità è vietata dalla legge e sono previsti da 6 mesi a 5 anni di detenzione, oltre a ammende che possono arrivare fino a 300 dollari.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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