AFRICA

Senegal: pace armata in Casamance per annientare i ribelli secessionisti

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
2 febbraio 2021

Continuano le manovre militari lanciate dall’esercito senegalese il 26 gennaio scorso in Casamance per neutralizzare, secondo lo Stato maggiore, elementi armati che ancora si nascondono nella regione meridionale del Senegal.

Gli armamenti pesanti hanno suscitato non poco spavento in alcuni villaggi della Guinea Bissau, situati poco lontano dal teatro delle operazioni nel Paese confinante.

L’azione militare si sta svolgendo su una superficie di 150 chilometri quadrati, tra Bissine, a sud del capoluogo Ziguinchor e la frontiera della Guinea Bissau e proprio nel villaggio di Nhalom, distante solo 1,5 chilometri dal confine con il Senegal, gli abitanti si sono terrorizzati a morte quando in piena notte sono stati svegliati da boati e hanno visto arrivare in paese dal cielo bombe e altri esplosivi, lanciati da artiglieria pesante.  Per fortuna non ci sono state vittime. I soldati guineani stanno sorvegliando l’area per proteggere chi vive laggiù. Sembra che finora nessun militante del movimento ribelle si sia fatto vedere oltre forntiera.

L’esercito ha utilizzato mezzi importanti per stanare elementi del Movimento delle Forze Democratiche di Casamance, nascosti nella foresta. Sono ormai quasi 40 anni che in Casamance si sta consumando un conflitto tra le autorità senegalesi e MFDC.

Basta prendere come esempio l’area di  Djibanar, dove ben 23 comuni sono disabitati da 20 anni. Recentemente alcuni residenti sono tornati, scortati dall’esercito. Ma l’insicurezza permane. “E’ ora che cessi”, ha detto il sindaco, Ibou Diallo Sadio.

Tutti i presidenti, a partire da Abdou Diouf, Abdoulaye Wade, per non parlare dell’odierno Macky Sall,  hanno conosciuto e/o conoscono la situazione. Eppure questa guerra non è mai cessata veramente e l’insicurezza c’è sempre.

L’esercito cerca di rastrellare i ribelli secessionisti del MFDC, ma non solo loro. C’è anche chi si arricchisce di banditismo e altri sono trafficanti di cannabis e legno pregiato. E  Moussa Bocoum, presidente del Consiglio del dipartimento di  Goudomp, ha specificato in diverse occasioni che Casamance ha bisogno di pace per uno sviluppo sostenibile.

Senegal

Nessun commento da Dakar sugli ultimi avvenimenti, eppure anche dopo essere stato rieletto per il suo secondo mandato, Salle aveva detto che la pace definitiva in Casamance era una delle sue priorità.

Per comprendere cosa succede nella provincia meridionale del Senegal, bisogna fare qualche passo indietro. ll conflitto è scoppiato nel lontano 1982, quando questa regione ha rivendicato la sua indipendenza. La zona confina a nord con l’enclave del Gambia, mentre a sud con la Guinea Bissau e la Guinea e a est con il Mali. E’ abitata da quasi ottocentomila persone, che, malgrado il terreno assai fertile e con molti corsi d’acqua, vivono in uno stato di povertà estrema; l’agricoltura di sussistenza rappresenta la maggiore attività insieme alla pesca e l’allevamento di bestiame. In tutto il territorio c’è una sola università, a Ziguinchor, inaugurata nel 2007, ma è carente di tutte le materie scientifiche.

Nel 2004, dopo anni di lotta, spesso repressa nel sangue dalle truppe governative, Augustin Diamacoune Senghor, detto l’Abbé Diamacoune, capo dell’MFDC e l’allora presidente del Paese, Abdoulaye Wade, hanno firmato un trattato di pace. Per due anni nella regione il clima è stato più disteso, ma dopo la morte dell’abate, nel 2006, il movimento si è spaccato in diverse fazioni. Per la mancanza di controllo del territorio da parte delle autorità, si suppone che per anni il sud del Senegal sia stato terra di passaggio del narcotraffico.

Dal 2012, con la mediazione della Comunità di Sant’Egidio, il governo senegalese sta tentando una pacificazione con il più radicale dei leader del movimento, Salif Sadio, che godeva dell’appoggio dall’ex presidente gambiano Yahya Jammeh, ora è in esilio in Guinea Equatoriale.

Cornelia Isabel Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

 

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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