Storia di Mike Sonko, fanfarone della politica keniota ex governatore di Nairobi

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Dal Nostro Corrispondente
Michael Backbone
Nairobi, 1° febbraio 2021

Mbuvi Gideon Kioko Mike Sonko, l’ex governatore della contea di Nairobi, capitale del Kenya, è nato da una famiglia modesta a Mombasa nel 1975, ma si è presto spostato a Nairobi in cerca di opportunità per emanciparsi. La sua fulminante carriera politica ha stupito tanta gente per i suoi comportamenti frivoli ed eccentrici. Un esempio è il video che presentiamo qui sotto.

Nel 2010 Sonko si era candidato come MP (Membro del Parlamento, ossia “Onorevole” in Italia e Mweshimwa in Kiswahili) per la sezione di Nairobi chiamata Makadara, un distretto popolare in cui è stato all’età di 35 anni eletto per una prosa populistica finanziata dai suoi affari vagamente opachi. Ma la sua carriera era cominciata prima:

Inizia vendendo da giovane i terreni di suo padre, per circa 50.000 euro che investe nei trasporti, diventando proprietario di una serie di mezzi collettivi, cioè minibus, chiamati localmente matatu, utilizzati dai pendolari che si spostano su Nairobi per andare al lavoro. Prima cinque veicoli che aumentano pian piano per diventare il triplo. Con questo giro d’affari comincia ad acquisire un certo agio, che non riservava esclusivamente a se stesso, ma che spende anche per sostenere le cause delle classi meno agiate. Quelle che poi sarebbero divenute il suo serbatoio elettorale. Si presenta in località visibilmente disagiate, prendendo in carico le spese di molti e creando proseliti che costituiscono la base della piramide sociale di Nairobi.

Con un voto popolare massiccio, Sonko si trova nel 2010 eletto deputato e inizia a prenderci gusto: la sua spirale sempre sostenuta dalle classi più basse, contribuisce a innalzare le sue ambizioni, al punto che concorre per le elezioni senatoriali del 2013, dove, con una proporzione massiccia (800.000 voti), viene eletto per la circoscrizione di Nairobi.

La sua ascesa pare a quel punto inarrestabile, contrappuntata da apparenze molto populiste e una vulgata che ha sempre molta presa sulle fasce basse del popolo di Nairobi.

Più di una volta nelle sue rare apparizioni al parlamento, viene redarguito dal presidente del Senato del Popolo Keniota per i suoi abiti eccentrici, corredati da dettagli surreali anelli, orecchini o catene di gusto molto personale. Rifiuta i vestiti formalI, utilizzati anche in Kenya dai rappresentanti del popolo.

Imperturbabile e forte di un sostegno assai consistente, nello stesso periodo fonda un’organizzazione non governativa, regolarmente registrata, la “Sonko Rescue Team” che dal 2014 intasa spesso le strade della capitale per sostenere i suoi elettori. Composta di “raddrizzatori di torti” alla maniera di un moderno Robin Hood, offre gratuitamente servizi che la Contea di Nairobi non può o non vuole fornire.

Queste sue spavalde irruzioni nella vita pubblica, valgono però forti conflitti con l’allora Governatore di Nairobi, Evans Kidero, assurto a notorietà per avere gestito (malissimo) uno dei fallimenti industriali/agricoli in Kenya, lo zuccherificio Mumias. Non si capiva perché Kidero, dottore in medicina dovesse meritare lo scranno più alto della Contea. Infatti gli attriti con Sonko si manifestano ben presto e terminano nel 2017 con lo scontro elettorale per il rinnovo del posto di governatore nel 2017. A mani basse, forte del suo consenso popolare diffuso, Mike Mbuvi Sonko viene eletto non senza drammi al pinnacolo del Governo Locale.

A quel punto il gioco è fatto. Il populismo aveva vinto contro un presunto corrotto Kidero (adesso perseguito dalla giustizia locale per appropriazione indebita, evasione fiscale e corruzione) e Sonko poteva fruire della sua popolarità per instaurare una politica composta da endecasillabi di poca comprensione, risoluzioni sempre nella linea di un populismo sfrenato fatto non di sostanza per le masse ma di una retorica prorompente con una forte presa popolare. Inoltre può contare per certi versi sul sostegno della presidenza del Paese con cui millanta un credito illimitato.

Senonchè anche la leadership keniota, in particolare il presidente Uhuru Kenyatta, comincia a manifestare un certo disagio per le continue strumentalizzazioni di Sonko, che a più riprese sbertuccia i suoi oppositori politici, per esempio diffondendo registrazioni di conversazioni avvenute con lui, che provocano non pochi scandali.

Il governatore si sente così intriso di consenso, che dopo meno di tre mesi silura il suo vice, Polycarp Igathe, ex direttore generale della Shell in Kenya, proposto alla gestione degli affari correnti che Sonko era incapace di gestire.

Il solco si va allargando. Sonko, che licenzia frotte di servitori dello Stato dipendenti del governatorato continua ad avere il consenso degli stolti ma perde quello  dell’establishment politico del Paese, corrucciato dal danno di immagine di una capitale che si proponeva come porto di approdo di investimenti sul Paese.

Ed è stato così che cominciano varie inchieste sul suo conto: per appropriazione indebita, abuso d’ufficio ed evasione fiscale, culminate nel 2019 in un mandato di arresto, cui il governatore cerca di sfuggire scappando in auto a Voi (230 chilometri a sud di Nairobi), sperando di poter poi fuggire in aereo chissà dove, perché ricercato per una questione di fondi neri (circa 3 milioni di dollari.

In questo filmato, si vede come il Governatore usi di tutta la sua influenza per fuggire, tuttavia verrà fermato e portato in prigione, laddove il giudice istruttore gli notificherà il mandato d’arresto per un altro crimine: evasione da una prigione senza avere totalmente scontato una condanna risalente a prima della sua meteoritica carriera politica.

Mike Sonko finirà per subire l’ onta dell’impeachment da parte del suo governo, il secondo governatore dopo Waititu della vicina Kiambu a subire questa sorte. 

Cosa pensare di questo privilegiato? L’abuso della coscienza popolare che ha utilizzato sfacciatamente per raggiungere i suoi fini personali (e certamente non del suo popolo) potrebbe essere la drammatizzazione di molti altri personaggi di minor o uguale calibro dei nostri Paesi, che abusando della credulità popolare si sono costruiti un profilo di salvatore degli oppressi e dei poveracci.

Rimane da ricordare che al di là delle congiure politiche che potrebbero avere accelerato il tramonto di questo fanfarone, non solo gli è stato permesso di attizzare i carboni del sostegno popolare, ma altresì gli è stato anche permesso di arricchirsi alle spalle dei suoi stessi sostenitori, drogando un dialogo politico con una dose eccessiva di populismo che qui come in altri Paesi del mondo, ha presa come la benzina sul fuoco.

Certe espressioni tipicamente locali e forse folcloristiche di una gestione ignorante del potere sono l’espressione di una vulgata che si è ritorta proprio contro la stessa persona che le ha fomentate.

Michael Backbone
michael.backbone@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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