Cornelia I. Toelgyes
23 gennaio 2021
La Corte suprema centrafricana ha confermato la vittoria di Faustin-Archange Touadera lunedì scorso e i giudici hanno respinto tutti i ricorsi presentati dall’opposizione, che aveva denunciato frodi massicce. Il neo proclamato capo di Stato, al suo secondo mandato, deve affrontare i problemi di sempre, in particolare quello della sicurezza, che sta precipitando di ora in ora.
Giovedì scorso il governo di Bangui ha dichiarato lo stato di emergenza fino al 4 febbraio. Vaste zone del Paese sono ancora sotto il controllo dei miliziani.
Già prima della tornata elettorale, per combattere l’amministrazione e Touadera sei dei più importanti gruppi armati si sono alleati, formando la Coalition des patriotes pour le changement (CPC). Da allora hanno attaccato più volte postazioni governative lontani dalla capitale Bangui, che però il 13 gennaio hanno tentato di assaltare. Gli aggressori sono stati respinti dai militari della MINUSCA, (Missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione nella Repubblica Centrafricana) presenti sul territorio con 11.650 soldati e 2.080 agenti di polizia.
E visto il grave contesto di insicurezza in tutto il Paese, Mankeur Ndiaye rappresentante del segretario generale dell’ONU in Centrafrica, ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di approvare quanto prima l’invio di altri caschi blu per poter contrastare con maggiore determinazione la nuova ondata di violenze.
Gli operatori umanitari hanno difficoltà a portare aiuti alla popolazione per le incessanti aggressioni della nuova coalizione. A Bangassou, città sulle rive del fiume Mbomou nel sud-est del Paese, i cooperanti delle ONG hanno dovuto abbandonare gli uffici e rifugiarsi nella base di MINUSCA. Anche molti residenti sono scappati, alcuni in campi improvvisati per sfollati, altri hanno attraversato il fiume verso la Repubblica Democratica del Congo.
Oltre 60.000 centrafricani hanno lasciato le proprie abitazioni negli ultimi mesi. L’UNHCR ha fatto sapere che la maggior parte dei rifugiati cercano protezione in Congo-K, altri in Camerun e Ciad e qualcuno anche nel Congo-Brazzaville. Fuggono non solo dalle incessanti aggressioni dei gruppi armati, temono anche i combattimenti tra miliziani ed esrecito e loro alleati. Molti fuggitivi raccontano di aver subito abusi ed estorsioni da membri dell’opposizione armata.
Molti scappano per la seconda volte. Erano già partiti nel 2013, all’inizio del conflitto interno e dopo qualche anno erano rientrati.
Hamdi Bukhari, rappresentante di UNHCR in Centrafrica ha spiegato che la situazione generale nel Paese è assai peggiorata, la gente è impaurita e scappa. Ma oltre a questo, molti hanno subito violenze e vessazioni. Basti pensare che alcuni hanno perso un orecchio, uno o due dita, tagliati di netto dai miliziani, solo per aver votato. Altri, impiegati dei amministrazioni locali, sono stati oggetto di rappresaglie. Per non parlare delle donne, soggette a continui abusi sessuali.
Cornelia I, Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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