AFRICA

L’America mostra i muscoli in Niger con una nuova mastodontica base militare

Speciale per Africa ExPress
Antonio Mazzeo
30 ottobre 2020

Agadez, Niger, 500 miglia a nord ovest della capitale Niamey, da secoli città chiave delle rotte trans-sahariane verso l’Algeria, la Libia e il Mediterraneo. E’ qui, nel cuore del deserto, che sorge il più moderno avamposto strategico-militare delle forze armate degli Stati Uniti d’America nel continente africano, nome in codice Air Base 201.

Il Dipartimento della Difesa la definisce il “più grande progetto di costruzione della storia dell’Aeronautica militare USA”: l’infrastruttura si estende in un’area di 9 chilometri quadrati e ospita un aeroporto con una pista della lunghezza di 1.900 metri e larga 50, da cui possono atterrare e decollare i giganteschi aerei da trasporto C-17 “Globemaster III”, più innumerevoli hangar, depositi di armi e carburante, centri di comando, antenne radar e telecomunicazione, gli alloggi per la task force statunitense e per le truppe nigerine.

Agadez, Niger, US Air base 201

“La località di Agadez è stata scelta assieme alle autorità del Niger per motivi geografici e per la flessibilità strategica che offre agli sforzi regionali di sicurezza”, ha dichiarato il generale Jeff Harrigian, Comandante in capo dell’U.S. Air Forces in Europa e in Africa. “Air Base 201 ci consente di rafforzare la nostra capacità di facilitare lo scambio d’intelligence e per sostenere meglio le forze armate del Niger e di altre nazioni partner, come Camerun, Ciad, Mali e Nigeria. Il trasferimento delle operazioni militari da Niamey ad Agadez allinea la persistente attività ISR (intelligence-sorveglianza-riconoscimento) alle minacce esistenti ed emergenti da parte delle organizzazioni terroristiche, a supporto delle forze francesi presenti nella regione, ed estendendo il raggio d’azione sino alla Libia”.

Air Base 201 è operativa da meno di due anni; i lavori di costruzione, avviati nel 2015, hanno comportato una spesa da parte del Pentagono di 110 milioni di dollari, 22 milioni in più di quanto previsto inizialmente. A ciò devono aggiungersi i costi di gestione di tutte le operazioni della grande base aerea, stimati in 30 milioni di dollari l’anno e questo perlomeno sino al 2024, quando dovrebbe scadere la concessione da parte del governo nigerino.

Barbara M. Barrett, Segretaria di U.S. Air Force

Per la complessità delle opere e le difficilissime condizioni ambientali sono state impegnate alcune delle unità d’élite USA, come ad esempio i Red Horses di U.S. Air Force (31st Expeditionary Rapid Engineer Deployable Heavy Operation Repair Squadron Engineer Airmen). Attualmente la presenza statunitense ad Agadez è rappresentata dal 724th Expeditionary Air Base Squadron (724th EABS), cui sono assegnati i compiti di comando, logistici-operativi e di protezione di Air Base 201 e dagli uomini del 435th Air Expeditionary Wing e del 409th Air Expeditionary Group dell’Aeronautica militare che opera con due velivoli da trasporto C-130J “Super Hercules”.

In occasione della visita ad Agadez della Segretaria di U.S. Air Force, Barbara M. Barrett, il 21 dicembre 2019, l’ufficio stampa di U.S. Africom (il Comando delle forze armate statunitensi per le operazioni in Africa) ha pubblicato una foto in cui la stessa s’intratteneva a colloquio nella base aerea con il capitano Marcus Fairchild, comandante del 4th Expeditionary Space Control, il “primo team installatosi nell’Air Base 201 nigerina, appartenente alla nuova struttura delle forze armate USA, la Space Force”. L’unità è parte integrante del 4th Space Control Squadron, lo squadrone assegnato alla conduzione delle Guerre Stellari, di stanza nella base aera di Peterson, Colorado.

Dal novembre dello scorso anno, dallo scalo di Agadez operano stabilmente i droni MQ-9 “Reaper”, sia quelli non armati per funzioni d’intelligence che quelli armati con sofisticati sistemi missilistici d’attacco, prodotti da General Atomics. Il 29 febbraio 2020 un velivolo a pilotaggio remoto, modello MQ-1C “Grey Eagle” è precipitato nel deserto del Niger subito dopo il decollo da Agadez, a causa di problemi meccanici, secondo quanto riferito dai vertici di U.S. Africom. Nella foto scattata ai resti del drone, era ben visibile un missile “Hellfire” rimasto intatto dopo l’impatto con il suolo.

Prima dell’attivazione di Air Base 201, le missioni d’intelligence e d’attacco con i droni erano svolte dall’aeroporto della capitale Niamey. Secondo quanto documentato da The New York Times, il Pentagono e la CIA utilizzerebbero per gli strike contro le organizzazioni militari islamico-radicali in Libia e nell’Africa sub-sahariana pure un’installazione top secret realizzata a Dirkou, località nel nord del Niger a 660 Km circa da Agadez, nota internazionalmente per essere un punto di snodo della rotta migratoria trans-sahariana.

La realizzazione dell’avamposto militare di Agadez è al centro di un’indagine dell’Ispettorato Generale del Dipartimento della Difesa. In un report del 31 marzo scorso, consultabile in rete ma ancora coperto da numerosi omissis, i funzionari del Pentagono ipotizzano che durante i lavori sarebbe stata violata la legge federale sul rispetto degli standard di sicurezza, “con conseguente aumento dei rischi per le truppe assegnate alla base”.

“Il completamento dell’aeroporto e delle altre infrastrutture ha accumulato un ritardo di almeno tre anni ed è stato segnato da una cattiva gestione – riporta l’Ispettorato Generale. – Lo scalo aereo non è stato progettato secondo i criteri previsti dal Dipartimento della Difesa e sono stati evidenziati problemi pure alle strutture preposte al ricovero dei velivoli e alle attività anti-incendio. Inoltre non è stata ancora completata la realizzazione delle opere necessarie a supportare la missione ISR, così come il deposito munizioni e l’area per la movimentazione dei velivoli”.

Le guerre di Washington nel continente africano si confermano davvero un pessimo affare.

Antonio Mazzeo
amazzeo51@gmail.com 

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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