Mali: le sanzioni contro la Giunta restano in vigore e intanto i terroristi si scatenano

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CEDEAO, Niamey

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
8 settembre 2020

I membri della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO) si sono riuniti a Niamey, la capitale del Niger il 7 settembre per la 57ma sessione ordinaria. Il primo punto sull’agenda è stato naturalmente la questione Mali. Alla fine del meeting i capi di Stato hanno deciso all’unanimità che:

Tutte le sanzioni in atto resteranno in vigore. Le frontiere dei Paesi membri dell’Organizzazione confinanti con il Mali resteranno chiuse e bloccati tutti gli scambi commerciali e finanziari, eccezion fatta per i beni di prima necessità e medicinali e materiale per la lotta contro Covid-19.

CEDEAO, Niamey

La giunta militare, Comité national pour le salut du peuple (Comitato Nazionale per la Salvezza del Popolo), capeggiata da Assimi Goïta, che detiene il potere dal 18 agosto scorso, dovranno nominare entro il 15 settembre il presidente e il primo ministro del governo di transizione e entrambi non dovranno provenire dai ranghi militari. In poche parole, la CEDEAO ha messo un ultimato all’attuale uomo forte del Mali. I membri dell’Organizzazione non hanno nemmeno fatto un passo indietro sulla durata del governo di transizione: 12 mesi al massimo, non un giorno di più.

Le sanzioni pesano molto sulla già fragile economia del Paese, e, secondo la Banca mondiale i trasferimenti di fondi rappresentano il 7 per cento del PIL di Bamako, se non il 10, se si prendono in considerazione anche quelli clandestini. Per non parlare dei rapporti commerciali con le nazioni vicine, come la compra-vendita di bestiame e quant’altro.

Assimi Goïta, capo della giunta militare, Mali

Nel frattempo l’anziano ex presidente Keita ha lasciato il Paese. Domenica sera è volato a Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, per sottoporsi a cure mediche. Keita, molto provato fisicamente, è dimagrito e salito con fatica la rampa. La CEDEAO è garante per il ritorno a Bamako dell’ex presidente nel caso ciò si dovesse rendere necessario. E Serge Daniel ha puntualizzato nel suo articolo per la testata La Lettre Confidentielle du Mali: “Meglio essere precisi, Keita non potrà esimersi dall’obbligo di presentarsi davanti al tribunale, se convocato dai giudici”.

E mentre a Bamako si discute sul futuro del Paese, i terroristi si scatenano, approfittando del vuoto di potere.

Emmanuel Macron ha annunciato sabato la morte di due militari d’Oltralpe e di un terzo, gravemente ferito, dell’Operazione Barkhane (la Francia è presente in tutto il Sahel con 5.100 uomini) a Tessalit, nel nord del Mali. Il mezzo blindato sul quale viaggiavano i tre sfortunati, ha urtato un ordigno artigianale. Finora le autorità non hanno ancora comunicato i responsabili dell’attentato. Ma sembra che questo ennesimo atto criminale sia opera dei terroristi del “Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani” (Jama’at Nasr al-Islam wal Muslimin, JNIM).

 

Operazione Barkhane in Mali

Nelle settimane dopo il 18 agosto, giorno del golpe, i jihadisti non sono stati per nulla con le mani in mano. Anche l’esercito maliano ha subito pesanti perdite in tre diversi attacchi perpetrati da gruppi armati. L’ultimo risale a giovedì scorso vicino a Guiré, nel centro del Paese, a una cinquantina di chilometri dal confine con la Mauritania.

L’esercito maliano è mal equipaggiato. Sfruttati fino all’osso – spesso i soldati devono restare anche fino a nove mesi in campi in mezzo al deserto – sono alla mercé di continui attacchi di gruppi terroristi. E Kissima Gakou, professore universitario ed ex consigliere strategico del ministero della Difesa ha ricordato ai reporter di Agence France Presse che in occasione di una visita nel 2019 del Ministro in una delle basi, ha dovuto constatare che nell’accampamento non c’era nemmeno acqua per le truppe.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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