Dal 2016 i carabinieri addestrano l’intelligence e la polizia segreta del Qatar

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Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella con l'emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani a Doha nel gennaio 2020

Speciale per Africa ExPress
Antonio Mazzeo
giugno 2020

Chi concorre alla formazione delle forze speciali e della guardia personale dell’emiro del Qatar nella “lotta al terrorismo” o nella “gestione dell’ordine pubblico”? L’Arma dei Carabinieri…

Istituita nel 2004 dall’allora sovrano Sheikh Hamad bin Khalifa Al-Thani che abdicò a favore del figlio nove anni dopo, la Lekhwiya è il corpo d’élite delle forze di sicurezza qatarine che sovrintende a delicate operazioni d’intelligence e di “controllo interno”. A seguito dell’Accordo tecnico firmato a Doha il 14 marzo 2016 dal generale Fahad Rashed Al-Ali, Comandante della Lekhwiya Security Force, e dall’allora Comandante generale dei Carabinieri, gen. Tullio Del Sette (già Capo di gabinetto della ministra della difesa sen. Roberta Pinotti), Qatar e Italia hanno avviato programmi di “cooperazione nell’ambito dell’addestramento e dello scambio delle migliori pratiche in relazione al servizio di istituto”.

“L’Arma dei Carabinieri, Forza di Polizia con Status Militare, vanta una vasta esperienza e competenza nella gestione dell’Ordine Pubblico e Sicurezza Generale e la forza di sicurezza interna Lekhwiya del Qatar è impegnata nel garantire la Incolumità Pubblica”, si legge nel preambolo all’art. 1 dell’Accordo tecnico. ”Le due Parti – spiega l’art. 3 – assicureranno la condivisione della propria documentazione, pubblicazioni e materiale scientifico in relazione al controllo degli assembramenti, gestione di manifestazioni e raduni, disordini, sempre nel rispetto dei diritti umani, alla gestione dell’Ordine Pubblico in genere, della criminalità informatica, a tecniche di intercettazione nei termini di legge, tecniche di contrasto al terrorismo ed alla criminalità organizzata, comando e controllo, scienze forensi, nuove tecnologie, reparti cinofili, controllo del territorio, gestione del traffico, equipaggiamenti, logistica ed ingegneristica; scambi, inclusi corsi, seminari, gruppi di lavoro, convegni ad hoc, con particolare riguardo all’addestramento del personale di Polizia ed alla mutua assistenza nella formazione di competenze nell’ambito sicurezza”.

La banda dei carabinieri a Doha, Qatar

L’Arma dei Carabinieri e la Lekhwiya si impegnavano inoltre a promuovere l’organizzazione di incontri e gruppi di ricerca, ancora una volta “in relazione al controllo degli assembramenti, gestione di manifestazioni e raduni, disordini, ecc.”, e a partecipare insieme a “progetti finanziati da controparti nazionali ed internazionali o donatori”. L’accordo è entrato in vigore il giorno stesso della sua firma, senza la ratifica da parte degli organi di governo e/o legislativi (non ci risulta che il Parlamento  italiano lo abbia mai discusso) e ha validità temporale illimitata.

La partnership tra i Carabinieri e le forze armate e di sicurezza qatarine aveva preso il via con la visita ufficiale alla Scuola Allievi dei Carabinieri di Roma, il 4 ottobre 2010, di una delegazione militare dell’emirato capeggiata dal generale Rashed Abdullah Al-Obaid. Tre anni più tardi la Lekhwiya veniva ammessa nell’Associazione Internazionale delle Forze di Gendarmeria e di Polizia con Status Militare, istituzione nota con l’acronimo “FIEP” dalle iniziali in lingua francese dei quattro paesi che la fondarono nel 1994 (Francia, Italia, Spagna e Portogallo). Attualmente FIEP riunisce le forze di polizia militare di 17 paesi: ai fondatori e al Qatar si sono aggiunti Turchia, Olanda, Romania, Giordania, Marocco, Tunisia, Palestina, Ucraina, Argentina, Cile, Brasile e Gibuti. Nell’aprile 2018, al Qatar è stato affidata l’organizzazione del meeting annuale di FIEP, interamente dedicato allo sviluppo di nuove tecnologie, logistica e sistemi d’informazione “nella lotta al terrorismo”.

Nell’autunno 2015 veniva stipulato un agreement tra il Comando Generale dei Carabinieri, la Qatari Lekhwiya e Studiare Sviluppo (società del Ministero dell’Economia e delle Finanze che svolge attività di assistenza nell’ambito di programmi di cooperazione interregionale) per organizzare a Livorno un corso di formazione a favore dei qatarini su “Tecniche di protezione ravvicinata delle Autorità” (11-24 ottobre). L’anno successivo, presso il  Center of Excellence for Stability Police Units  – CoESPU di Vicenza (Centro di formazione delle unità di polizia dei paesi africani e asiatici, cofinanziato e gestito dall’Arma dei Carabinieri e dal Comando di US Army Africa), venivano ospitati 20 rappresentanti della Lekhwiya per un corso di due settimane su Fighting in built – up areas.

Sempre al CoESPU di Vicenza, ufficiali della gendarmeria qatarina partecipavano nel novembre 2018 all’11th International Military Police (insieme a colleghi provenienti da Albania, Italia, Burkina Faso, Mauritania, Corea del Sud e Ucraina) “per scambiare dottrine e creare un nuovo concetto di MP, con meno M e più P”; e al 6th Course on Stability Policing in International Crisis Management Operations (con Italia, Mauritania e Ucraina) “per conoscere meglio le dottrine d’intervento delle forze multinazionali, Nato, Ue e Onu”. Ancora la Qatari Lekhwiya era tra gli “ospiti” del Centro di formazione Carabinieri-Us Army per la 12^ edizione dell’International Military Police Course, con le gendarmerie di Armenia, Bosnia ed Erzegovina, Burkina Faso, Ciad, Corea del Sud, Italia, Mali, Mauritania, Pakistan, Senegal e Ucraina.

Da un paio di anni i poliziotti-militari qatarini compaiono anche tra i frequentatori dei corsi internazionali offerti dall’Istituto Superiore di Tecniche Investigative (ISTI) della Scuola marescialli dei Carabinieri di Velletri, in collaborazione con le agenzie Onu, l’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e il nostro ministero degli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Lo scorso anno, oltre che dal Qatar, sono giunti a Velletri rappresentanti delle gendarmerie di Albania, Serbia, Macedonia, Bosnia, Montenegro, Francia e Uganda, mentre nel caso degli Emirati Arabi, sono stati i carabinieri-istruttori dell’ISTI a recarsi ad Abu Dhabi per impartire lezioni di polizia scientifica.

Giovanni Nistri, a sinistra con Hazza bin Khalil Al Shahwan, a destra, a Doha, Qatar

Di particolare rilievo è stata pure la visita ufficiale in Qatar, il 10 maggio 2018, dell’allora Comandante Generale dell’Arma, generale Giovanni Nistri. In compagnia dell’ambasciatore italiano a Doha, Pasquale Salzano, il Capo dei Carabinieri incontrava, tra gli altri, “per uno scambio di vedute su diverse questioni di mutuo interesse”, il  Primo ministro e responsabile del dicastero dell’Interno Sheikh Abdullah bin Nasser bin Khalifa Al-Thani.

Il 17 dicembre dello stesso anno, il generale Giovanni Nistri effettuava una seconda visita a Doha per firmare un accordo tecnico di collaborazione militare, stavolta con il Comandante della Guardia dell’Emiro, generale Hazza bin Khalil al Shahwani. Due giorni più tardi l’allora Comandante Generale dell’Arma sedeva nel palco d’onore, con sua altezza reale Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani e i suoi più stretti congiunti, in occasione della solenne parata militare per le celebrazioni della Festa nazionale del Qatar.

La parata è iniziata con il volo di numerosi tipi di velivoli da guerra, elicotteri da combattimento, aerei da trasporto, e team acrobatici ed è proseguito con l’ingresso dei veicoli corazzati delle forze armate, tank, sistemi missilistici e di telecomunicazione, equipaggiamenti della polizia militare e anti-terrorismo, e con una mostra delle imbarcazioni e dei moderni vessilli delle forze navali dell’Emiro”, riportano le cronache di quel giorno. “Nel corso dell’evento, i paracadutisti della forza di sicurezza interna Lekhwiya hanno effettuato una serie di lanci da aerei”.

Tra gli ospiti VIP, oltre al generale Nistri, i rappresentanti delle forze armate partner dell’Emirato in diverse e controverse operazioni in Nord Africa e nel Golfo Persico: il Capo di Stato maggiore dell’Esercito del Pakistan, gen. Qamar Javed Bajwa; il Comandante dell’US Air Force di stanza nella grande base aerea qatarina di Al Udeid, gen. Joseph Guastella; il vicecomandante delle forze aeree della Gran Bretagna, gen. Stuart Atha; il vicecapo di Stato maggiore dell’Esercito del Kuwait, gen. Sheikh Abdullah al-Nawaf al-Sabah; il Comandante delle forze terrestri d’Algeria, gen. Sidan Ali; il vicecomandante della Royal Moroccan Army, colonnello Jido Abu Zeid; i ministri della Difesa della Tunisia, Abdelkrim Zbidi, e della Turchia, Hulusi Akar.

Per la Festa nazionale dell’Emirato, edizione 2018, l’Arma non si limitava alla sola presenza del suo primo Comandante. Per tre giorni, (17, 18 e 19 dicembre), la Banda Musicale dei Carabinieri si esibiva infatti nei teatri e nelle piazze di Doha con ben 85 musicisti e la direzione del maestro-colonnello Massimo Martinelli. “Questi concerti sono uno dei tanti esempi delle eccellenti relazioni bilaterali e un segno della nostra lunga amicizia basata sulla reciproca fiducia e ammirazione”, le parole dell’ambasciatore Pasquale Salzano. “Ciò che le autorità e il popolo del Qatar apprezzano dei Carabinieri è che essi rappresentano un’istituzione nello tempo innovativa ed ancorata ai suoi valori e tradizioni. Dedizione, impegno e passione inspirano sempre i membri dell’Arma nei loro compiti di protezione e assistenza delle persone, in Italia e all’estero”.

Il 13 settembre 2019 era il comandante della Guardia dell’Emiro, Hazza bin Khalil al Shahwani, a recarsi in visita in Italia per incontrare il generale Giovanni Nistri. “La visita avviene a poco di un anno dalla firma dell’accordo di cooperazione congiunta tra Italia e Qatar, nel quadro del rafforzamento delle relazioni bilaterali tra i due paesi nel comparto militare”, riportava la nota emessa dall’ambasciata italiana a Doha. “La cooperazione tra Italia e Qatar ha assistito negli ultimi anni ad un particolare slancio nel comparto della difesa come rappresentato dal contratto firmato nel giugno 2016 da 5 miliardi di euro per la fornitura, in cinque anni, di sette unità navali destinate alla Marina militare dell’emirato”.

Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella con l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani a Doha nel gennaio 2020

C’è un post sul profilo istituzionale di facebook del Comando Generale dei Carabinieri che la dice lunga su come e quanto sia legata l’Arma al sovrano del Qatar e ai suoi reparti d’élite. La sua pubblicazione risale al 21 gennaio scorso, in occasione della missione nel Golfo del Presidente della repubblica, Sergio Mattarella. “La dimensione internazionale dell’Arma non è data solo dalle competenze nella protezione e costruzione di sicurezza all’estero, ma anche dalla capacità di aver ben impressionato altri Paesi col modello Carabinieri, come accaduto in Qatar dove il Presidente Mattarella è in visita ufficiale”, si legge. “Oggi, nel corso di un incontro, l’emiro Tamim bin Hamas al Thani ha ricordato di quando il padre, visitando l’Italia nel 2000, incontrò proprio Mattarella, allora Ministro della Difesa, e rimase colpito dall’Arma dei Carabinieri, al punto da creare un corpo simile nello Stato qatariota”. Un apparato di controllo e pronto intervento (custode della sicurezza interna, così come si autodefinisce), che risponde in tutto e per tutto al Capo di un regime ancora assai distante dai principi democratico-liberali o dal rispetto degli standard base in tema di diritti umani.

Antonio Mazzeo
amazzeo61@gmail.com

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