Ventotto anni fa uccisi Ilaria e Miran: con Silvia e Giulio un mistero da svelare

Il 20 marzo è l'anniversario dell'uccisione di Ilaria Alpi e Mira Hrovatin. Riproponiamo questo articolo scritto due anni fa dal nostro direttore Massimo Alberizzi perché i due colleghi non vengano dimenticano. A differenza di chi vuole a tutti i costi dimostrare un complotto noi vorremmo che le indagini fossero rivolte a tutto campo. La testardaggine di voler dimostrare un'ipotesi precostituita non ha portato nessun risultato. Vogliamo indagare altrove?

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Ilaria Alpi all'aeroporto di Bosaso

Editoriale speciale per Africa ExPress e per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 20 marzo 2020

Ventisei anni fa venivano assassinati a Mogadiscio Ilaria Alpi e Miran Hrovatin due colleghi la cui morte non è stata investigata abbastanza. Con Ilaria avevo un rapporto di sincera amicizia e profonda stima. La chiamavo “La sia sorellina” e lei rispondeva “Il mio fratellino”.

Purtroppo le indagini sull’omicidio state indirizzate malamente e superficialmente per dimostrare un’ipotesi che non è mai stata avvalorata con prove certe: “Stava investigando sulla Cooperazione, sul traffico d’armi o peggio di materiale nucleare”. Supposizioni fantasiose che nessuno è mai riuscito a provare. Neanche uno, invece, si è preso la briga di cercare di capire se l’omicidio potesse essere il risultato di una vendetta nei confronti dei “gal” (degli infedeli bianchi, in lingua somala), accusati di genericamente di aver esercitato il modo eccessivo il potere e nefandezze di vario tipo.

Ilaria Alpi e Massimo Alberizzi fotografati fuori dall’hotel Salafi nel 1993

Il processo verso i militari italiani che avevano abusato di donne somale (ricordate le foto del settimanale Panorama dove si vedono militari italiani che infilano bossoli di proiettili di grosso calibro nella vagina di una donna somala?) è stato insabbiato, come sono stata gettate in pattumiera alcune denunce di cittadini somali che lamentavano maltrattamenti e torture.

Su un 130 militare: da sinistra, Cristiano Laruffa, Stefano Poscia, Laura Ceccolini, Ilaria e Massimo Alberizzi

Ancora irresponsabilmente da qualche parte si chiede di indagare sulle malefatte della cooperazione, ma nessuno tranne noi di Africa ExPress, pretende di muoversi a tutto campo. Chi face le fotografie pubblicate da Panorama fu minacciato e dovette lasciare l’esercito. Un altro caso italiano in cui la verità è stata sacrificata in nome ragion di Stato.

Noi siamo giornalisti e non possiamo, non dobbiamo, accettare nessun sacrificio della Verità (scritta con la V maiuscola). In troppi casi con la scusa di salvare “Interessi superiori” ci hanno chiesto di rinunciare alla giustizia. Ce lo stanno chiedendo anche ora con il silenzio completo e totale imposto sul rapimento di Silvia Romano e con irresponsabili balbettii del potere sull’omicidio di Giulio Regeni.

Ilaria Alpi e Massimo Alberizzi, assieme ad altri giornalisti (si riconosce Stefano Poscia) a Mogadiscio

Il nostro è un Paese dove occorre ristabilire una coscienza civile libera da facili mode o dal politicamente corretto, dove la gente di sinistra ha comportamenti di destra e chi è di destra si muove come fa la sinistra. L’ideologizzazione di ogni cosa sta distruggendo il tessuto sociale del nostro Paese. Occorre ricominciare a indignarsi contro i soprusi, chiunque li eserciti, contro lo scippo delle libertà, che non si manifesta con la richiesta di restare in casa per bloccare il contagio da coronavirus sacrificio necessario e di buon senso, contro la corruzione dilagante, che troppi giustificano come una cosa normale,  contro l’adagio “mors tua vita mea”, ormai applicato in tutti i contesti, contro la distruzione dalla cultura sostituita da talk show demenziali o da tifoserie cavalcate a briglia sciolta dalla politica.

Più il popolo è ignorante, incolto e senza coscienza civile e più è facile da governare. Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Giulio Regeni assieme ad altri fanno parte di quei misteri che tutti a gran voce dovremmo chiedere che siano svelati: in nome della libertà e della democrazia.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

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