AFRICA

Quattordicenne camerunense Premio per la Pace per l’impegno contro Boko Haram

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
22 novembre 2019

La giovanissima Divina Maloum, camerunense di soli 14 anni, ha ricevuto il Premio Internazionale per la Pace per il lavoro svolto con i suoi coetanei, vittime di violenze degli estremisti nel nord del Paese, dove da anni la popolazione subisce feroci attacchi dei terroristi Boko Haram.

Il prestigioso premio è stato conferito alla ragazza dall’organizzazione olandese KidsRights (Diritti dei bambini), che lotta perché vengano riconosciuti gli sforzi messi in campo dai giovanissimi per migliorare la propria situazione e quella degli altri. Insieme a Divina è stata premiata anche la militante ecologista Greta Thunberg.

Divina Maloum, inignita del premio ChildsRights

Nel 2014 la ragazzina africana ha fondato il movimento: “Bambini per la Pace” per poter svolgere attività con i piccoli vittime di terrorismo. Da allora non ha mai smesso di recarsi nelle comunità per parlare con i suoi coetanei  dei propri diritti e che si può remare contro la violenza e non farsi trascinare da essa.

Dopo una breve pausa – durata ben poco – gli attacchi dei terroristi sono ricominciati quasi giornalmente nella provincia dell’Estremo Nord, al confine con la Nigeria. La popolazione si sente abbandonata dal governo centrale, ha paura. E il 9 novembre i residenti di Moskota  sono scesi in piazza e hanno urlato tutto il loro disappunto, la loro paura: “Basta con le uccisioni, basta con il silenzio dello Stato”.

“I miliziani di Boko Haram bruciano le nostre case, le nostre moschee, le nostre chiese. I soldati vengono, controllano, ripartono e noi seppelliamo i nostri morti nell’indifferenza e nel silenzio”, ha detto un coltivatore di cereali.

Tutte le sere alle 18.00, quest’uomo, la sua famiglia e i suoi vicini, armati di stuoie, vanno a passare la notte nella vicina foresta per non essere sorpresi e ammazzati dai terroristi nigeriani. Altri si nascondono dietro grandi rocce o passano la notte sopra gli alberi, mentre i più abbienti si recano in villaggi sicuri, che distano una decina di chilometri. All’alba ritornano tutti, per occuparsi dei campi e del bestiame.

Chi resta a casa durante la notte, rischia di essere ucciso. E’ successo al pastore David Mokoni, trucidato durante la notte del 6 novembre nella sua casa. E’ stato ingenuo, era rimasto nel villaggio, convinto che ci fosse una maggiore sorveglianza quella notte, visto che un ministro si trovava nella zona. La stessa sera è morto un altro residente e decine di case sono state saccheggiate. Cinque giorni più tardi un contadino è stato ucciso e un centinaio di mucche sono state portate via.

I sanguinari guerriglieri islamici Boko Haram, attivi soprattutto nel nord della Nigeria

Le incursioni ora sono più frequenti, anche perchè i comitati di vigilanza, generalmente composti da anziani che conoscono bene il territorio, hanno abbandonato questo tipo di servizio. Riuscivano a dare l’allarme alla popolazione quando stavano per arrivare i sanguinari miliziani dalla vicina Nigeria. Il presidente Paul Biya aveva stanziato oltre 300mila euro per questi preziosi collaboratori, ma la maggior parte di loro non ha visto più di 15 euro a testa per tutto il periodo. “Che fine hanno fatto tutti questi soldi?” ha riferito Jean Areguema, capo ufficio nell’Estermo Nord del trisettimanale L’Œil du Sahel, ai giornalisti di Le Monde Afrique. E ha aggiunto: “ Le ragioni dei continui attacchi sono molteplici, una è certamente la pressione esercitata dell’esercito nigeriano e Boko Haram ha problemi di approvvigionamento, dunque cerca di procurarsi quanto serve nel Camerun. Inoltre, molti posti di blocco dell’esercito sono stati eliminati nei nostri villaggi. Non si capisce per quale ragione”.

Ovviamente le autorità camerunensi smentiscono, l’esercito non avrebbe mai abbandonato i residenti. “Boko Haram è ormai stato annientato militarmente in Camerun”, hanno spiegato alcune fonti della Sicurezza. E, secondo loro, le incursioni degli ultimi tempi sarebbero opera di miliziani isolati che cercherebbero di sopravvivere.

Peccato che le fonti della Sicurezza abbiano omesso di citare le esecuzioni extragiudiziali, commesse dai militari stessi nel recente passato. Crimini venuti alla luce grazie a Amnesty International.

Cornelia I. Toelgyes
corneliaict@hotmail.it
@cotoelgyes

 

 

 

 

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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