Mozambico, tra Frelimo e Renamo pace per la terza volta. Ma qualcuno non ci sta

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L'abbraccio tra il presidente mozambicano Filipe Nyusi (FRELIMO) a sin. e Ossufo Momade (RENAMO) dopo la firma per l'accordo di pace
L'abbraccio tra il presidente mozambicano Filipe Nyusi (FRELIMO) a sin. e Ossufo Momade (RENAMO) dopo la firma per l'accordo di pace

sandro_pintus_francobollopeciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 6 agosto 2019

Il primo agosto, Filipe Nyusi, presidente mozambicano per il FRELIMO, e Ossufo Momade, leader della RENAMO, hanno firmato per la terza volta gli accordi di pace. Subito dopo, alla fine della cerimonia, un caldo, e pare sincero, abbraccio porta speranza dopo decenni di guerra civile prima e ostilità armata poi, nell’ex colonia portoghese.

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Morto Afonso Dhlakama, leader storico della Resistenza Nazionale Mozambicana (RENAMO), la trattativa con il Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO) diventa più facile. Prima la firma della pace di Roma tra Joaquim Chissano e Afonso Dhlakama, nel 1992, con il supporto della Comunità di Sant’Egidio e dell’allora sottosegretario agli affari esteri, Mario Raffaelli. Poi, nel 2014 la firma per la cessazione delle ostilità nel centro del Paese tra Dhlakama e Armando Guebuza, allora presidente. La terza sarà pace vera? Non ci credono in molti visto che si parla di pace dal 1975, anno dell’indipendenza dal Portogallo.

L’intesa è stata siglata nel Parco Nazionale di Gorongosa nella provincia di Sofala, nel centro del Paese, storico quartier generale RENAMO. È la conclusione delle trattative iniziate nel 2018 tra Nyusi e il neo leader Momade.

Quest’ultimo accordo mette fine a 25 anni di conflitto che è continuato dopo il termine della guerra civile durata 17 anni con la firma del 1992. Prevede, come per gli altri accordi, il disarmo del RENAMO ed elezioni politiche che come previsto si tengono il prossimo ottobre. Questa volta si tratta di 5200 uomini armati, alcuni dei quali irriducibili.

La morte di Dhlakama ha portato confusione e conflitti nel RENAMO, maggior partito di opposizione. Non è stato facile sostituire il leader storico e, dopo faticose negoziazioni, il congresso del partito ha deciso di passare la leadership a Ossufo Momade.

Il neo capo RENAMO, con 200mila firme (la legge ne prevede 20mila), è anche stato nominato candidato alla presidenza alle elezioni che si terranno il prossimo 15 ottobre.

A destra: Mariano Nhungue Chissinga con alcuni miliziani RENAMO. Ha minacciato di morte il leader del suo partito se non si dimette (Courtesy Miramar)
A destra: Mariano Nhungue Chissinga con alcuni miliziani RENAMO. Ha minacciato di morte il leader del suo partito se non si dimette (Courtesy Miramar)

Ma, oltre la firma che dovrebbe fermare le ostilità, in lontananza si vede una nuvola nera. Una minoranza dei miliziani armati non ci sta. È il gruppo guidato da Mariano Nhungue Chissinga, con il grado di maggiore generale della milizia del partito. Definisce il suo gruppo armato “giunta militare RENAMO”.

Chissinga, a giugno, in un video con miliziani armati di kalashnikov, ha accusato Momade di essere una spia e ha minacciato di ucciderlo se non si dimette dal partito. Pochi giorni prima della firma degli accordi, il 25 luglio, lo ha accusato di isolare gli ufficiali vicini al defunto Afonso Dhlakama.

E mentre la data delle elezioni presidenziali mozambicane si avvicina, per il momento i protagonisti sono tre: due uomini e, per la prima volta, una donna. L’attuale presidente, Filipe Nyusi, vuole il secondo mandato; Ossufo Momade presenta il RENAMO con la faccia nuova; e Alice Mabota, della nuova Coalizione Alleanza Democratica.

La consegna delle armi deve essere conclusa entro il prossimo 21 agosto e si sa che non tutti le consegneranno. “Chiunque sparerà un colpo sarà nemico della pace – ha dichiarato il presidente Nyusi -. Noi del governo, insieme alla RENAMO, lo andremo a cercare”.

Se l’ala intransigente dei miliziani RENAMO si rifiuterà di rinunciare alle armi, il Mozambico, oltre ai jihadisti di Cabo Delgado, nell’estremo nord del Paese dovrà fronteggiare un’altra linea di fuoco.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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