Kenya: negato l’ingresso a tre diplomatici somali e riesplode la tensione

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I tre diplomatici somali a cui è stato negato l'ingresso in Kenya. Da sinistra: il senatore Ilyas Alki Hassan; il vice ministro per l’energia, Osman Libah e il membro del parlamento, Zanzam Dahir

Speciale Per Africa Express
Franco Nofori
31 maggio 2019

L’occasione era stata promossa dalla sede dell’Unione Europea di Nairobi, per favorire una riconciliazione tra Kenya e Somalia, dopo i contrasti esplosi tra i due Paesi sui diritti di sfruttamento petrolifero nelle zone di mare confinanti. L’incontro, prevedeva un pranzo di lavoro nella capitale keniana, cui dovevano partecipare le delegazioni dei due contendenti, con la mediazione di funzionari dell’Unione Europea. Il proposito era di poter giungere a un pacifico accordo che potesse stemperare le tensioni sorte fin dal febbraio scorso a seguito della denuncia del governo somalo all’ONU, in cui si accusava il Kenya, di ostacolare lo sfruttamento di circa 62 mila miglia marine quadrate, concesse al governo britannico per l’estrazione di petrolio e gas.

I tre diplomatici somali cui è stato negato l’ingresso in Kenya. Da sinistra: il senatore Ilyas Alki Hassan; il vice ministro per l’energia, Osman Libah e il membro del parlamento, Zanzam Dahir

Allo scopo di presenziare all’incontro promosso dall’Unione Europea, tre diplomatici somali; il vice ministro per l’energia, Osman Libah; il senatore Ilyas Alki Hassan e il membro del parlamento, Zanzam Dahir, lo scorso 21 maggio, atterravano all’aeroporto Jomo Kenyatta di Nairobi, dove, con indignato stupore, si vedevano negare l’ingresso dai funzionari dell’immigrazione perché i loro passaporti, pur possedendo lo status diplomatico, erano privi del visto d’ingresso. I tre venivano quindi invitati a rientrare in Patria, ottenere il visto presso l’ambasciata keniana di Mogadiscio e quindi tornare a Nairobi. L’ostinazione dei funzionari keniani, non arretrava neppure di fronte all’intervento dell’ambasciata somala a Nairobi che tentava di intercedere in favore dei propri concittadini.

I banchi del controllo passaporti per l’ingresso in Kenya, all’aeroporto internazionale di Mombasa

I tre diplomatici erano così costretti a spendere la notte all’interno dell’area aeroportuale di transito, in attesa del volo che, nel giorno successivo, li avrebbe riportati in patria. La reazione somala allo “sgarbo”, cui ha dato voce l’emittente radiofonica Dalsan di Mogadiscio, è stata immediata e rabbiosa, mentre il governo del Kenya non ha rilasciato alcun commento, salvo una laconica risposta alla stampa del ministro degli esteri Monica Juma che ha detto: “Tutti sanno che per viaggiare all’estero occorre avere un visto d’ingresso. Non conosco il caso specifico, ma sarei davvero stupita di sapere che a qualcuno in possesso di tale visto, sia stato vietato l’ingresso in Kenya”.

Il triangolo di mare conteso tra Somalia e Kenya

Forse la signora Monica, occupandosi degli esteri, non è a conoscenza delle norme relative al visto d’ingresso nel suo Paese. Se lo fosse, dovrebbe sapere che ogni giorno, centinaia di persone arrivano negli aeroporti di Nairobi e Mombasa, ottenendo tale visto al momento dello sbarco ed è quindi difficile non pensare che, con questo atteggiamento, il governo del Kenya voglia mostrare quanto sia tiepido il suo intento di giungere ad un accordo pacificatorio con la nazione vicina. L’episodio in questione, ha ulteriormente infiammato i sentimenti di ostilità che il popolo somalo, già mostrava verso la presenza delle truppe keniane nel proprio territorio, accusate di dedicarsi a stupri, violenze e ruberie, oltre all’indebito sfruttamento delle attività del porto di Chisimaio, da loro presidiato.

Franco Nofori
franco.kronos1@gmail.com
@FrancoKronos1

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