Terroristi in azione in Burkina Faso: un prete e 4 fedeli uccisi durante la messa

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I.Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 13 maggio 2019

Un sacerdote e cinque fedeli sono stati barbaramente ammazzati da un gruppo di miliziani durante la celebrazione della messa domenicale in una chiesa a Dablo, comune nella provincia di Sanmatenga, nel nord del Burkina Faso.

I terroristi non hanno perso tempo, il massacro è avvenuto solo due giorni dopo la liberazione di quattro ostaggi occidentali (due insegnanti francesi, una donna statunitense e una di nazionalità sud-coreana) , grazie a un’operazione congiunta delle Forze speciali francesi, americane, burkinabé e beninesi, durante il quale hanno perso la vita due teste di cuoio di Parigi e quattro terroristi.

Chiesa cattolica attaccata da terroristi a Dablo, Burkina Faso

E’ ancora incerta l’identità del gruppo jihadista responsabile dei sequestri e non si esclude che sia colpevole anche della carneficina nella chiesa di domenica mattina. Alcune fonti autorevoli ritengono che possa trattarsi di Ansarul Islam – vi aderiscono per lo più persone di etnia fulani – particolarmente attivo nel nord del Burkina Faso. Il loro leader è Jafar Dicko, fratello di Ibrahim Malam Dicko, predicatore burkinabé ucciso nel 2017, fondatore del raggruppamento. Ansarul Islam ha legami con Fronte per la liberazione di Macina, affiliato ad al-Qaeda.

Il capo è Amadou Koufa, predicatore radicale maliano, di etnia fulani, che nel marzo 2017 è apparso in un video insieme a altri quattro tra i più noti jihadisti del Sahel, annunciando l’unificazione di diverse formazioni armate, già attive da anni nell’area. L’organizzazione è stata chiamata Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani. La formazione terrorista è guidata da Iyad Ag-Ghali, alleato con al-Qaeda e i talebani afgani.

Anche l’organizzazione État islamique au grand Sahara (EIGS), è molto attiva nel Burkina Faso e molto vicino a Adnane Abou Walid al-Sarahoui. Gli islamici di al Sarahoui sono ben conosciuti dagli italiani perché nel 2011 rapirono la cooperante italiana Rossella Urru.

Alla fine di aprile un predicatore protestante e altre cinque persone sono state uccise a Silgadji, nel nord del Burkina Faso, durante una funzione religiosa. Mentre a febbraio è stato ammazzato un padre salesiano spagnolo, Antonio César Fernández, insieme a quattro agenti della dogana, al confine con il Togo, nel sud-est del Paese.

Sempre nel Burkina Faso sono stati rapiti un cittadino indiano e un sudafricano. Alcuni ostaggi sono ancora nelle mani dei terroristi come l’anziano medico australiano, Kenneth Elliot, sequestrato insieme alla moglie Jocelyn nel gennaio 2016. La donna è stata liberata un mese dopo, proprio mentre era in atto l’assalto terrorista a Bamako, la capitale del Mali. La coppia, che dal 1972 risiedeva a Djibo, nel nord del Burkina Faso, al confine con il Mali, aveva aperto un ospedale di 120 letti quarant’anni fa. Erano considerati i medici dei poveri, molto amati e stimati dalla popolazione locale.

A marzo è stato rapito un sacerdote burkinabé, Joël Yougbaré, parroco di Djibo, nel nord del Paese, mentre tornava da Bottogui, dove aveva celebrato la funzione domenicale.

Ma i terroristi hanno ucciso anche diversi imam, perchè non ritenuti sufficientemente radicali e accusati di collaborare con le autorità.

A gennaio è stato sequestrato e poi ucciso un ingegnere canadese, responsabile delle miniere bourkinabè e ivoriane della società Progress Minerals, della quale era vice-presidente.

Nella ex colonia francese è scomparso da metà dicembre anche un italiano, Luca Tacchetto, giovane architetto, originario di Vigonza, nel Veneto, insieme alla sua compagna Edith Blais, canadese. Finora nessun gruppo terrorista ha rivendicato il loro rapimento.

E proprio a metà aprile, Rémis Dandjinou, ministro della Comunicazione e portavoce del governo burkinabé aveva fatto sapere che ci sono buone speranze che si possa risolvere presto il rapimento di Pierluigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane. Il padre era stato sequestrato in Niger nel settembre 2018, poi, secondo Dandjinou, sarebbe stato portato in Burkina Faso, poi in Mali, ma attualmente si troverebbe nuovamente da qualche parte in Niger.

Burkina Faso: gruppo di terroristi

Secondo alcuni esperti le aggressioni alle chiese fanno parte delle strategie jihadiste, come conferma anche Corinne Dufka di Human Rights Watch: gli attacchi degli ultimi mesi nei confronti di cristiani o gruppi etnici sono una tattica dei terroristi per aumentare le tensioni inter-etniche e destabilizzare il Paese.

Recentemente la Germania ha stanziato un finanziamento di quarantasei milioni di euro al governo di Ouagadougou, per stabilizzare le regioni particolarmente colpite dai terroristi. La gran parte degli aiuti economici di Bonn dovrebbero essere investiti per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni colpite, per evitare che i giovani vengano reclutati dai gruppi armati islamisti, mentre un’altra fetta è destinata all’addestramento della polizia.

Secondo la ONG Armed Conflict Location & Event Data Project, tra il 1°novembre 2018 e il 23 marzo 2019  sono state uccise 4776 persone in tutto il Sahel.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

 

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