Modello Senegal, presidenziali pacifiche e senza brogli esempio per tutta l’Africa

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Il presidente del Senegal, Macky Sall

Speciale per Africa ExPress
Angelo Turco
Milano, 4 marzo 2019

Macky Sall ce l’ha fatta al primo turno, secondo copione.  Scomparsi dalla scena elettorale per mano giudiziaria i suoi due principali avversari – Khalifa Sall, già popolarissimo sindaco di Dakar, e Karim Wade, figlio dell’ex Presidente Abdoulaye Wade – Sall ha avuto vita elettorale facile e vittoria assicurata.: Il 58% degli elettori gli ha dato fiducia. Gli sconfitti hanno fatto confluire in una dichiarazione comune le loro accuse di frode elettorale, rinunciando tuttavia a seguire le procedure formali di contestazione dei risultati. La stessa affluenza alle urne è stata buona, con 2/3 degli aventi diritto. Niente violenze, mentre il dibattito pubblico ha potuto svolgersi senza richiami a fattori divisivi come l’etnicismo e il regionalismo.

Macky Sall, duante una visita alla Casa Bianca, con Barack Obama

Il successo del Presidente si deve a un mix di retorica, risultati concreti e marketing territoriale. Ha pagato la retorica della continuità istituzionale e della stabilità politica contro i rischi di un cambiamento che, con i discorsi neo-populisti del giovane Ousmane Sonko, ha tuttavia sedotto qualcosa come il 16% degli elettori. Ma all’incasso elettorale Sall ha portato soprattutto i risultati economici del suo quinquennio.

Il Senegal può essere considerata ormai come una locomotiva d’Africa, con una crescita media annua del PIL pari al 6%. Un primato continentale. Macky Sall ha potuto inoltre presentarsi come il “Presidente costruttore”. Ha inaugurato il nuovo aeroporto della capitale, intitolato a Blaise Diagne, nel dicembre del 2017; il Museo delle civiltà nere, un anno dopo, a Dakar. In via di completamento è la città nuova di Diamniadio, tra la capitale e il nuovo aeroporto. Senza dimenticare il ponte sul fiume Gambia, che consente di velocizzare lo spostamento delle merci e di raggiungere la Casamance senza fare il lungo giro per Kolda. Stadi, moschee, centrali solari, si aggiungono alla lista. E ora? Macky Sall avrà buon gioco nel mettere a frutto il suo capitale politico. Mantenere alta la crescita è un imperativo primario, con un’attenzione più decisa al sociale. La disoccupazione resta un problema in un Paese giovane, con sacche pesanti nell’arido Sahel.

Urgente è l’adeguamento dei percorsi formativi alle competenze richieste dal mercato del lavoro: oggi vi sono settori (minerario, ad esempio, agro-industria) che cercano manodopera qualificata e non la trovano. Il presidente continuerà spedito lungo la strada del suo Plan Sénégal Emergent (PSE), già sperimentato con successo, favorito anche dalle prospettive petrolifere che si aprono al Paese.

Il presidente del Senegal, Macky Sall

Proseguirà con le vetrine dei grandi cantieri, a cominciate dalla riattivazione della storica ferrovia Océan-Niger, che collega Dakar a Bamako.

Si tratterà, inoltre, di dedicare molta più intelligenza ed energia alla governance di Dakar, una città in piena crescita economica, tecnologica, urbanistica, un hub creativo di livello internazionale, che però rischia di soffocare ogni giorno di più nel suo traffico caotico e inquinante. Tuttavia, essendo al suo secondo mandato, il Presidente può fare di più, tentando di consegnare la sua persona e la sua opera non più solo alla politica, ma alla storia. Dovrà mettere mano a riforme istituzionali capaci di consolidare la democrazia senegalese, sottraendo alla morsa dell’esecutivo (e quindi del Presidente stesso), il potere legislativo e dando al potere giudiziario quell’autonomia piena che oggi non ha e che solleva tanti sospetti e rancori sull’azione di governo.

Angelo Turco
angelo.turco@iulm.it

Angelo Turco è docente di Geografia Umana all’Università IULM
e curatore (con Laye Camara) del libro “Immaginari migratori