AFRICA

Al Bashir dopo lo stato d’emergenza, ora in Sudan anche tribunali speciali

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 26 febbraio 2019

La scure di Omar al Bashir non si ferma, continua ad abbattersi sulla popolazione che non intende abbandonare le proteste, a scendere nelle strade per chiedere migliori condizioni di vita e le dimissioni del dittatore e del suo governo, malgrado lo stato di emergenza dichiarato venerdì scorso.

Proteste in Sudan

Ora il presidente ha preso altre severe misure volte ad opprimere le dimostrazioni:

  • Da lunedì sono vietate tutte le manifestazioni, scioperi e raduni
  • Le forze dell’ordine hanno maggiori poteri: possono effettuare perquisizioni in qualsiasi edificio, limitare la circolazione di persone e del traffico pubblico, arrestare chiunque si presuma abbia commesso un crimine in relazione allo stato d’emergenza.
  • D’ora in poi i procuratori sudanesi possono revocare immediatamente l’immunità a deputati e alti ufficiali
  • Sono già stati istituiti tribunali speciali
  • Inoltre al Bashir ha vietato con effetto immediato il trasporto non autorizzato di carburante
  • Il cambio di valuta può essere effettuato solo tramite i canali ufficiali
  • Arresto immediato per i sudanesi che si recano all’estero con più di tremila dollari o cenetocinquanta grammi d’oro.

Al Bashir, sul quale pende un mandato d’arresto internazionale spiccato dalla Corte criminale internazionale dell’Ajia, ha nominato come nuovo primo vice presidente il ministro della Difesa, Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf, un alto ufficiale e suo fedelissimo. Infatti, durante la guerra del Darfur Auf, allora capo dell’intelligence militare, era responsabile dei contatti tra il governo e i janjaweed, sostenuti appunto da Khartoum.

Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf,, primo vice presidente del Sudan

I janjaweed sono le famigerate milizie paramilitari sudanesi diventate famose per le atrocità commesse in Darfur. Diavoli a cavallo che bruciavano i villaggi, stupravano le donne, uccidevano gli uomini e rapivano i bambini per renderli schiavi. Oggi sono sempre al servizio del governo di al Bashir, anche se hanno cambiato nome: si chiamano Rapid Support Forces (RSF) e diversi loro capi e miliziani facevano parte dei janjaweed. Si occupano sopratutto del controllo delle frontiere, dei respingimenti dei migranti, ma sono stati anche visti nelle operazioni di rastrellamento durante le recenti manifestazioni contro il vecchio dittatore.

James P. McGovern e Karen Bass, deputati statunitensi, hanno espresso le loro perplessità e in un comunicato hanno condannato lo stato d’emergenze dichiarato dal leader di Khartoum. E anche Cyril Sartor, presidente e direttore generale per l’Africa del Consiglio di sicurezza nazionale americano,  che si è recato in Sudan per qualche giorno la scorsa settimana ha fatto sapere che gli ultimi fatti mettono a rischio la cancellazione dalla lista dei Paesi considerati finanziatori di organizzazioni terroristiche.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

 

Dal Nostro Archivio

Sudan: il governo “Stato d’emergenza per un anno” e la folla scende in piazza

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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