Ondata di arresti in Costa d’Avorio: in manette anche un deputato dell’opposizione

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Il deputato Alain Lobognon ivoriano mentre viene condotto in prigione

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 2 febbraio 2019

Per un post su twitter, Alain Lobognon, ex ministro per la giuventù e lo Sport, attualmente deputato per l’area di Fresco nel sud-ovest della Costa d’Avorio, è stato condannato il 29 gennaio 2019 ad un anno di prigione e ad un ammenda di quattrocentotrentasette euro perchè accusato di: “Sorpreso in flagranza di reato per divulgazione di false notizie”.

Lobognon ha twittato l’8 gennaio un messaggio sul social network, nel quale annunciava l’imminente arresto di Ehouo Jacques, un altro deputato, dietro richiesta del procuratore della Repubblica Richard Adou del tribunale di primo grado di Abidjan.

Il deputato Alain Lobognon ivoriano mentre viene condotto in prigione

La giustizia ivoriana si è mossa in quattro e quattr’otto.Tre giorni dopo, il procuratore, durante una conferenza stampa ha fatto sapere che in seguito al tweet dell’ex ministro che riportava una falsa notizia, ripresa sui social network e da molti quotidiani on line, sono state indette manifestazioni, sit-in e incitamento alla violenza, fortunatamente tutti arginati dalle forze di sicurezza di Abidjan. Infine Adou ha aggiunto: “Per questo motivo ho dato istruzioni alla polizia di condurre l’interessato davanti al tribunale per essere giudicato per fatti commessi in flagranza di reato, divulgazione di false notizie e incitamento alla violenza”.

Il 15 gennaio l’imputato è stato arrestato. A nulla è valsa la sua immunità parlamentare, annullata direttamente dal procuratore, trattandosi di una situazione eccezionale, giustificata dalla “flagranza di reato”.

Questa condanna rischia di appesantire ulteriormente il già teso clima politico in Costa d’Avorio e l’arresto di Lobognon è stato denunciato da Amnesty International, che in tale occasione ha anche ricordato il caso del militante Daleba Nahounou, segretario generale ad interim  di Coalition des indignés de Côte d’Ivoire (CICI) – un raggruppamento di diverse associazioni – accusato e sbattuto in galera per turbamento dell’ordine pubblico. L’organizzazione con sede a Londra ha anche precisato che l’attivista informatico Soro Tangboho, meglio conosciuto come “Carton Noir” , in prigione da tre mesi, avrebbe subito torture da parte di agenti della polizia a MACA (acronimo per Maison d’arrêt et de correction d’Abidjan).

“Arresti arbitrari e ripetuti abusi del potere giudiziario non riusciranno ad imbavagliare le voci dei militanti e oppositori in un questo Paese, reduce di elezioni locali all’insegna della violenza”, ha precisato Kiné Fatim Diop, responsabile di Amnesty per la Campagna dell’Africa occidentale.

Due organizzazioni sindacali dei magistrati, diverse gruppi della società civile e il presidente dell’Ordine degli avvocati hanno aspramente criticato le ingerenze e le pressione del potere esecutivo nel potere legislativo e giudiziario.

Da quando il presidente Alassane Ouattara, ormai quasi alla fine del suo secondo mandato, ha abbandonato i suoi ex alleati, Henri Konan Bédié, ex presidente della ex colonia francese e leader del partito democratico della Costa d’Avorio (PDCI), e il presidente dell’Assemblea nazionale, Guillaume Soro.

Il direttore di Africa ExPress, Massimo Alberizzi, durante un’intervista con l’ex presidente della Costa d’Avorio, Laurent Gbagbo

Molti osservatori hanno percepito l’arresto di Lobognon, sostenitore di Soro, e i guai giudiziari – che rasentano a vere e proprie persecuzioni – nei confronti di Jacques Ehouo, deputato (PDCI) e sindaco di Plateau, come l’ennesima strumentalizzazione politica della giustizia.

Un militante del raggruppamento politico Front populaire ivoirien (FPI) – il cui maggiore esponente è Laurent Gbagbo, recentemente assolto dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja, ma non ancora liberato – si è sfogato:”Questa faccenda è un vero e proprio boomerang.  Adesso gli ex alleati di Ouattara parlano di dittatura, ma dov’erano quando noi abbiamo denunciato la sorte dei prigionieri politici di questo Paese? Sono proprio i dissidenti di oggi che hanno portato l’attuale presidente al potere”.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes