Sudan, continua la rivolta e in Congo-K vanno di scena i brogli

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 31 dicembre 2018

Anche questa mattina centinaia di persone hanno menifestato a Khartoum. Le forze dell’ordine hanno usato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Sempre oggi è iniziato anche lo sciopero a in oltranza degli avvocati, mentre i medici sono in stato di agitazione già da otto giorni.

Gli stringer di Africa ExPress hanno riportato che si sono sentiti spari nel centro della capitale Khartoum e dove erano sguinzagliati ovunque i paramilitari di Rapid Support Forces (RSF) – ex janjaweed –  e gli uomini della sicurezza. Insieme sparavano da mitragliatrici montate su pick-up Landcruiser.

Manifestazione a Khartoum

Secondo alcuni giornali locali, ieri il presidente avrebbe chiesto agli agenti della polizia di evitare l’uso eccessivo della forza contro i dimostranti. Malgrado ciò diversi manifestanti sono stati arrestati anche oggi, ad alcuni reporter sono stati sequestrati gli smartphone per evitare che potessero postare le riprese. E ovunque, in tutto il Paese grida a gran voce. “Bashir, leave!” (Bashir, vattene). A pensare che l’UE e l’Italia intrattiene contatti importanti con questo regime. Basti pensare al “processo di Khartoum”, ideato da Lapo Pistelli, ex sottosegretario agli esteri durante il semestre di presidenza UE dell’Italia per contrastare i flussi migratori dall’Africa sub sahariana. Ancora oggi il controllo delle frontiere del Sudan sono affidati ai sanguinari ex janjaweed, oggi riabilitati come RSF proprio da al Bashir, ma non dimentichiamo che uno dei loro capi, Mohamed Hamdan Daglo, chiamato anche Hametti, era uno dei più feroci leader dei diavoli neri

Molti dei membri di RSF facevano parte dei famigerati janjaweed, diventati famosi per le atrocità commesse in Darfur: i “diavoli a cavallo” (come li chiamava la popolazione civile) bruciavano i villaggi, stupravano le donne, uccidevano gli uomini e rapivano i bambini per renderli schiavi. Un ex leader dei janjaweed, Mohamed Hamdan Dagl, (detto Hametti), è ora comandante delle RSF, incaricati del controllo dei confini, a caccia di migranti, ma i paramilitari sono anche attivi nella guerra in Yemen. Il Sudan, infatti, fa parte della coalizione capeggiata dai sauditi.

Ci siamo occupati di questo travagliato Paese con due articoli negli ultimi giorni. Le proteste sono iniziate il 19 dicembre, dopo l’annuncio del governo di voler triplicare il prezzo del pane.  Le rivolte si sono presto diffuse in tutto il Sudan fino a raggiungere anche Khartoum; ora la gente chiede non solo una vita dignitosa, ma anche le dimissioni di Omar al Bashir, al potere dopo il colpo di Stato del 30 giugno 1989, con cui ha rovesciato il primo ministro democraticamente eletto, Sadiq al-Mahdi. Sadiq è rientrato nel Paese dopo diversi periodi in esilio, proprio pochi giorni fa. Sull’attuale presidente pende anche un mandato d’arresto internazionale, spiccato dalla Corte penale internazionale, per crimini contro l’umanità e genocidio, commessi nel Darfur.

Nella Repubblica Democratica del Congo domenica è arrivato il gran giorno delle elezioni tanto atteso. Una data invocata, desiderata, sognata da due anni, perchè il mandato di Joseph Kabila era scaduto nel dicembre del 2016. Per queste elezioni i congolesi hanno dovuto soffrire e lottare, molti sono stati feriti o uccisi dalle pallottole delle forze di sicurezza, hanno dovuto sopravvivere alla tortura, all’esilio, alla miseria.

Joseph Kabila, presidente del Congo-K

Ma già durante il giorno del voto, l’opposizione ha denunciato irregolarità in gran parte del Paese.  nel Sud-Kivu, una delle ventisei province del Congo-K, sono morte almeno quattro persone a margine della  tornata elettorale di ieri. Secondo l’ex presidente dell’Assemblea nazionale Vital Kamerhe, molto vicino a Félix Tshisekedi, uno dei candidati dell’opposizione, ha fatto sapere che uno scrutinatore stava riempendo le urne con schede in favore di Emmanuel Ramazani Shadary, delfino di Kabila; ma alcuni elettori si sono accorti dell’imbroglio ed è successo il finimondo. Oltre allo scrutinatore è morto un poliziotto e due civili.

Anche Martin Fayulu, un altro candidato all’opposizione ha fatto sapere che i suoi osservatori sarebbero stati mandati via in diversi seggi.

Elezioni in Congo-K

Il candidato del partito al potere, Emmanuel Ramazani Shadary, invece, appena uscito dal suo seggio elettorale, ha gridato a gran voce: “Ho già vinto. Sarò eletto e da questa sera sarò io il presidente”.

La Commissione elettorale nazionale indipendente ha comunque fatto sapere che i risultati provvisori saranno resi solamente noti sabato prossimo. Auguri dunque al popolo congolese.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes