AFRICA

Mozambico: contro il bracconaggio elefanti nati senza zanne

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 6 dicembre 2018

Se gli esseri umani non riescono a fermare il bracconaggio degli elefanti, ci pensano gli stessi pachidermi facendo nascere i cuccioli senza le preziose zanne.

Una difesa naturale – e geniale – che gli scienziati stanno studiando per capirne meglio il meccanismo.

Cuccioli di elefante senza zanne a Gorongosa


Uno studio di cui parla
il National Geographic Magazine realizzato nel Parco nazionale di Gorongosa, 3800 kmq nel centro dell’ex colonia portoghese. Una strategia unica che permette di salvare la propria specie dall’estinzione a causa della spietata caccia per l’avorio.

C’è da ricordare che gli elefanti del parco mozambicano hanno vissuto la scioccante esperienza di una guerra civile durata 15 anni e che ha visto la scomparsa del 90 per cento della popolazione di pachidermi.

Una dura prova che ha fatto loro sviluppare una strategia vincente per sopravvivere al massacro a causa dell’avorio utilizzato per finanziare la guerriglia antigovernativa RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana) mentre la carne degli elefanti era cibo per nutrire i combattenti.

Oggi Renamo è un partito i cui rappresentanti siedono negli scranni del Parlamento di Maputo, ma durante la guerra aveva il quartier generale, chiamato Casa Banana, situato all’ingresso del parco di Gorongosa.

Prima della guerra civile si contavano quattromila elefanti e la percentuale delle nascite dei cuccioli femmina senza le zanne si aggirava intorno al 2-6 per cento.

Mappa del Mozambico e il Parco nazionale di Gorongosa con Casa Banana (Courtesy Google Maps)

Alla fine della guerra civile, nel 1992, gli elefanti erano diventati poche centinaia. Oggi sono circa 500, protetti e studiati da Petter Granli e Joyce Poole, rispettivamente presidente e direttrice dell’ong ElephantVoices.

Ma il bracconaggio continua e la popolazione femminile senza zanne è cresciuta, arrivando al 32 per cento ed è su questo aspetto gli scienziati stanno indagando.

“Una nuova ricerca, non ancora pubblicata – ha spiegato Joyce Poole al National Geographic – indica che delle duecento femmine adulte conosciute, il 51 per cento di quelle sopravvissute alla guerra civile che oggi 25 anni o più anziane, sono senza zanne. Delle femmine di elefante nate dopo la guerra sono senza zanne il 32 per cento”.

Ma se nascere senza zanne salva il più grande mammifero terrestre dal bracconaggio, che problemi possono sorgere dalla mancanza di un importante strumento per procurarsi il cibo?

Per gli elefanti i lunghi denti servono per scavare nel terreno alla ricerca dell’acqua, dei sali minerali preziosi per la loro dieta e vari tipi di radici ma anche per staccare la tenera corteccia dagli alberi.

Per i maschi le zanne – più resistenti di quelle delle femmine – sono uno strumento di competizione nei combattimenti per il diritto all’accoppiamento.

Del lavoro fatto con le zanne sul terreno e sul tronco degli alberi ne beneficiano anche altre specie di piccoli animali e insetti trovando cibo e rifugio.

La preoccupazione degli studiosi è che la scomparsa delle zanne potrebbe incidere sul nutrimento della popolazione dei pachidermi e sull’equilibrio dell’ecosistema. Sicuramente però, l’assenza di quell’avorio, diminuirà l’interesse dei bracconieri per quei meravigliosi giganti africani.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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