Pace lontana in Centrafrica: in troppi vogliono mettere la mani sulle sue risorse minerarie

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Impiegati cinesi di un società mineraria in Centrafrica

Cornelia I. Toelgyes Rov 100Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 13 ottobre 2018

Una decina di giorni fa a Sosso Nakombo, nel sud-ovest della Repubblica Centrafricana, tre cinesi, impiegati della società mineraria Yong, sono stati uccisi dalla folla inferocita che li riteneva  responsabili della scomparsa di Ignace Dimbelet, presidente dell’associazione locale dei Giovani.

Gli espatriati asiatici erano in compagnia di Dimbelet per un sopralluogo in un sito minerario sulle rive del fiume Kadéï. Durante il tragitto, la piroga sulla quale viaggiavano si sarebbe rovesciata e tutti e cinque – quattro cittadini cinesi e il giovane centrafricano, sarebbero caduti in acqua. Gli espatriati hanno raggiunto la riva a nuoto, mentre Dimbeletnon è stato dato per disperso.

Impiegati cinesi di un società mineraria in Centrafrica
Impiegati cinesi di un società mineraria in Centrafrica

Ovviamente questa notizia ha fatto andare su tutte le furie la famiglia e gli abitanti di Soddo Nokombo. Hanno preso d’assalto la stazione di polizia, dove i cinesi erano sotto interrogatorio. La folla ha aggredito gli espatriati, uccidendo tre di loro, le cui salme sono state portate a Bangui, la capitale della ex colonia francese.

La stampa locale ha riportato che qualche giorno fa sono state arrestate tredici persone, con l’accusa di essere responsabili della brutale aggressione. La tensione è sempre alta in questa regione, ricca di giacimenti auriferi e di diamanti. Spesso i minatori vengono pagati poco, lavorano senza protezione e sovente gruppi armati sono coinvolti in estrazioni e traffici illeciti dei preziosi minerali per autofinanziarsi.

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Il ministro degli esteri francese, Jean-Yves Le Drian, parteciperà al prossimo Consiglio degli Affari Esteri dell’Unione Europea, che si terrà il 15 ottobre nel Lussemburgo. In tale occasione chiederà un maggiore coinvolgimento dell’UE per supportare l’Unione Africana e l’ONU per ristabilire lo Stato di diritto nel Paese. L’UE è presente con EUTM RCA (acronimo inglese per European Union Training Mission in the Central African Republic), ma ora più che mai, il sostegno di tutti i partner europei è indispensabile, ha ricordato il ministro francese.

Parigi ritiene inoltre che non ci sia spazio per le iniziative russe nel voler intraprendere dialoghi di pace con i gruppi armati. Lo ha affermato Le Drian durante una conferenza stampa a margine dell’Assemblea generale dell’ONU dello scorso settembre. Infatti Mosca è presente nella Repubblica Centrafricana militarmente, diplomaticamente e non per ultimo, con truppe mercenarie. E a fine agosto, sotto l’egidia della Russia, a Khartoum, la capitale del Sudan, si è svolto un incontro tra vari gruppi armati centrafricani, rappresentanti russi e sudanesi. Un’iniziativa parallela ai colloqui di pace ufficiali dell’Unione Africana.

militari russi in Centrafrica
militari russi in Centrafrica

Il ministro delle Comunicazioni centrafricano, Ange-Maxime Kazagui, ha fatto sapere di aver preso atto che il 28 agosto scorso esponenti in rappresentanza di tre dei maggiori gruppi armati della ex coalizione Séléka, per lo più musulmani (Front Populaire pour la Renaissance de la Centrafrique, FPRC, capeggiato da Noureddine Adam; l’Union pour la Paix en Centrafrique,UPC, diretto da Ali Darassa e il Mouvement Patriotique pour la Centrafrique, MPC, di Mahamat Al-Khatim) hanno siglato una dichiarazione d’intenti. Tra i firmatari risulta anche un gruppo anti-balaka (in difesa dei cristiani), rappresentato da Maxim Mokom, uno dei principali leader del movimento.

Le autorità di Bangui hanno fatto sapere di sostenere la mediazione dell’UA, che da luglio dello scorso anno tenta di far sedere ad uno stesso tavolo tutti gli attori coinvolti nel conflitto, compreso il governo centrafricano. Anche la Comunità di Sant’Egidio aveva tentato una mediazione di pace tra tredici gruppi ribelli – su quattordici attivi nella ex colonia francese – e la presidenza della Repubblica Centrafricana. Le parti si erano incontrate il 19 giugno a Roma, nella sede dell’organizzazione religiosa. Il trattato prevedeva, tra l’alto,  un cessate il fuoco immediato, oltre al riconoscimento delle autorità elette democraticamente durante le votazioni che si sono svolte tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016.

A parte la Francia, nemmeno il governo centrafricano ha apprezzato il tentativo della Russia di mediazione con i vari gruppi armati. Eppure i rapporti tra Bangui e Mosca si sono rafforzati negli ultimi mesi, dopo la visita di Faustin Archange Touadéra, presidente del Centrafrica, a Sotchi, città nella Russia meridionale, dove aveva incontrato Sergueï Lavrov, ministro degli esteri di Vladimir Putin. Un nuovo accordo è stato siglato il 21 agosto (avvenuto poco prima dell’incontro a Khartoum tra i rappresentanti russi e i leader dei gruppi armati) dai ministri della Difesa dei due Paesi – rispettivamente Sergueï Choïgou e Marie-Noëlle Koyara – a margine dell’inugurazione del forum militare che si è tenuto a Koubinka, nella regione di Mosca.

Nella ex colonia francese sono attualmente presenti cinque ufficiali e centosettanta istruttori civili di Mosca, arrivati dopo l’invio di fucili d’assalto, pistole e lanciarazzi RPG,  grazie all’ONU, che ha concesso al Cremlino una parziale abolizione sull’embargo delle armi. Embargo che era stato imposto alla Repubblica Centrafricana dal Consiglio di Sicurezza con risoluzione numero 2399 (2018).

Ma gli “istruttori civili” russi sono dei mercenari della società militare privata Wagner, contractors al servizio di Putin, uomini pronti a tutto, addestrati alla guerra, quasi sempre ex militari delle forze armate moscovite.

E la collaborazione con il Cremlino e il Centrafrica va oltre: da qualche tempo il consigliere per la sicurezza di Touadéra è il russo Valery Zakharov, responsabile anche della protezione personale del presidente e da marzo quaranta uomini delle forze speciali di Mosca fanno parte della sua guardia personale.

Tra un accordo e l’altro, la società mineraria russa Lobaye Invest ha ottenuto le necessarie autorizzazioni dal ministero centrafricano delle Miniere per procedere con le loro attività a Pama e a Yawa.  Altre tre società fondate recentemente dai russi, tra loro un gruppo finanziario internazionale, potrebbe fare da traino per nuovi investimenti nell’ex colonia francese.

D’altronde Mosca, secondo alcune fonti vicine all’ambasciata russa a Bangui, è interessata anche ad altri settori, oltre a quello minerario.

La crisi dell’ex colonia francese comincia alla fine del 2012: il presidente François Bozizé dopo essere stato minacciato dai ribelli Séléka alle porte di Bangui, chiede aiuto all’ONU e alla Francia. Nel marzo 2013 Michel Djotodia, prende il potere, diventando così il primo presidente di fede islamica del Paese. Dall’ottobre dello stesso anno i combattimenti tra gli anti-balaka e gli ex-Séléka si intensificano e lo Stato non è più in grado di garantire l’ordine pubblico. Francia e ONU temono che la guerra civile possa trasformarsi in genocidio. Il 10 gennaio 2014 Djotodia presenta le dimissioni e il giorno seguente parte per l’esilio in Benin. Il 23 gennaio 2014 viene nominata presidente del governo di transizione Catherine Samba-Panza, ex-sindaco di Bangui.

Dall’era François Bozizé, il Paese ha visto alternarsi ben quattro presidenti: Michel Djotodia, Alexandre-Ferdinand N’Guende, Catherine Samba-Panza e infine Faustin-Archange Touadéra, eletto nel marzo 2016.

Il 15 settembre 2014 arrivano anche i caschi blu dell’ONU della MINUSCA. Le forze dell’Unione Africana del contingente MINUSCA, presenti con 5250 uomini (850 soldati del Ciad hanno dovuto lasciare il Paese qualche mese prima, perché accusati di aver usato i civii come scudi umani) affiancano le truppe francesi dell’operazione Sangaris. Il 31 ottobre 2016 la Francia ritira ufficialmente le sue truppe dell’operazione Sangaris, che si è protratta per ben tre anni.

La Repubblica Centrafricana occupa una superficie di 622 984 chilometri quadrati per una popolazione di 5,1 milioni di abitanti, secondo INED 2017 (acronimo per Istituto Nazionale di ricerca demografico) e la densità è di 8,65 abitanti per chilometro quadrato. L’aspettativa di vita è piuttosto bassa e non supera i cinquantratre anni e solamente il 56,6 della popolazione adulta è alfabetizzata e l’indice di sviluppo umano è in coda alle statistiche.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

 

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