Forze dell'ordine dell'Angola a caccia degli stranieri
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 ottobre 2018
Durante un’operazione di polizia, voluta dal governo di Luanda, organizzata per arrestare alcuni stranieri coinvolti in traffici illeciti di diamanti, sono state uccisi dieci congolesi e un poliziotto angolano nella provincia di Lunda Norte, al confine con la Repubblica Democratica del Congo.
In base alle testimonianze raccolte, mercoledì scorso un gruppo di minatori congolesi avrebbe attaccato alcuni migranti, loro connazionali, e la polizia. Ma un comitato di cittadini della ex colonia francese, residenti da tempo in Angola, parla di ben quattordici congolesi ammazzati.
Secondo la televisione di Stato TPA (Televisão Pública de Angola) ora nella città sarebbe ritornata la calma. Seimila migranti sarebbero ritornati a casa volontariamente in questi giorni. Versione confermata anche da Jean Kambamba, responsabile del programma di salute e igiene al posto di frontiera di Kamako (Kasaï, Congo-K). Kambama ha precisato che non tutti hanno scelto il ritorno volontario. Alcuni congolesi hanno raccontato di essere stati acchiappati dalle forze dell’ordine direttamente nelle miniere di diamanti, altri di essere stati acciuffati nelle strade, poi, stipati in diversi camion, che li hanno trasportati direttamente fino al confine.
Antonio Bernardo, portavoce della polizia del Lunda Norte, ha fatto sapere che ben ottocento persone sono state arrestate, tra loro non solo congolesi, ma anche nigeriani, maliani e libanesi. Inoltre sono stati sequestrati tremila diamanti, centocinquanta autoveicoli e oltre ottantamila dollari in contanti.
Nabih Berry, presidente del parlamento del Libano, ha chiesto a Joao Lourenço, presidente dell’Angola, un suo intervento per la liberazione immediata dei libanesi arrestati, proprietari di regolari attività commerciali.
E’ caccia ai faccendieri, ai delinquenti stranieri, ma chi ne paga davvero le spese sono i migranti, i profughi, che hanno dovuto lasciare le loro terre per le violenze che si consumano nel loro Paese.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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