AFRICA

Ciad: ricomincia la guerra civile, attacchi dei ribelli e contrattacchi dell’esercito

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 16 settembre 2018

Secondo alcune fonti locali, giovedì scorso due elicotteri dell’aviazione ciadiana hanno bombardato un accampamento a Kouri Bougoudi, città al confine con la Libia. Durante il raid sarebbero stati feriti parecchi civili.

L’intervento dell’aeronautica di N’Djamena è la risposta all’incursione di un gruppo di ribelli, avvenuto lo scorso 11 settembre a Kouri Bougri nella regione di Tibesti, poco distante dal confine libico. Si è trattato di uno dei peggiori attacchi subiti dal Ciad dal 2009. Le forze armate hanno diramato un comunicato nel quale sostengono di aver completamente sotto controllo la situazione. Non è chiaro se ci sono state perdite di vite umane e/o feriti.

In un documento video, un ribelle in abiti civili del gruppo armato Conseil de commandement militaire pour le salut de la République (CCMSR) ha raccontato: “Alle 2.23 del mattino dell’11 agosto scorso le nostre milizie hannao attaccato la città di Kouri Bougri e respinto le forze armate ciadiane”. Dal canto suo Kingabé Ogouzeïmi de Tapol, ex ministro del governo ciadiano, in esilio all’estero dal 1990 e ora segretario generale del gruppo ribelle, creato nel 2016 con base in Libia, ha sottolineato: “Questa città martire è la prima ad essere stata liberata. Tre colonne di combattenti sono partiti dalla Libia. Il nostro scopo è quello di mettere fine alla crisi economica e alla dittatura”.

Ribelli ciadiani nel Tibesti

Una settimana fa, lo Stato maggiore delle forze armate dell’ex colonia francese aveva diffuso un comunicato ufficiale nel quale sosteneva di aver respinto il nemico. Altre fonti della sicurezza hanno invece minimizzato l’attacco dei ribelli, declassandoli a briganti o trafficanti di droga. Mentre membri del gruppo armato CCMSR hanno confermato l’incursione, precisando di aver persino catturato alcuni soldati ciadiani.

Già i primi di settembre il Movimento Yina (parola araba che significa “siamo stanchi”) aveva denunciato bombardamenti che l’aeronautica militare ciadiana avrebbe effettuato nel Tibesti, tra Miski e Yebibo, ferendo una decina di civili. In effetti, fonti della difesa hanno ammesso di aver confuso una processione di nozze con un convoglio di ribelli del CCMSR. Da metà agosto il governo di N’Djamena ha messo in atto operazioni militari per la messa in sicurezza dell’area al confine con la Libia.

Proprio perchè preoccupati delle loro frontiere a nord, a fine maggio Ciad, Niger e Sudan hanno firmato un accordo di cooperazione con la Libia per la lotta contro i trafficanti e il terrorismo. I quattro Paesi si sono impegnati di collaborare strettamente non solo scambiandosi informazioni; l’intesa prevede anche l’autorizzazione per le truppe di ciascun Stato a penetrare limitatamente nel territorio dell’altro. In pratica sono stati creati due coordinamenti distinti, uno militare, l’altro politico. Un terzo, quello giudiziario per facilitare le estradizioni è ancora in elaborazione. Ognuno dei governi assumerà il comando a rotazione per la durata di sei mesi.

Da tempo i confini di questi quattro Paesi sono molto controllati e sorvegliati, anche a causa della politica di esternalizzazione delle frontiere, messa in atto dall’Europa, per arginare il flusso migratorio.

Un recente rapporto dell’Istituto olandese per le relazioni internazionali Clingaendel ha spiegato perchè molti stranieri si trovano nelle miniere aurifere ciadiane al confine con la Libia: i minatori sono liberi di circolare e dunque, per arginare i controlli, i migranti si qualificano come cercatori d’oro, altri invece, per necessità restano qualche mese ad estrarre il prezioso minerale per poter pagare la continuazione del viaggio. Altri ancora sono partiti dalle loro terre senza un soldo, così chiedono ai trafficanti di portarli a lavorare nelle miniere per poter finanziare il viaggio.

Il Tibesti è una regione nel nord del Ciad ai confini con la Libia

Per questo motivo questi ultimi vengono portati a Kilinje, nel sud della Libia, dove le condizioni di vita sono estremamente difficili e spesso il sogno dell’Europa termina qui. Ridotti in stato di quasi totale schiavitù, condannati ai lavori forzati per pagare i loro debiti, i più non riescono a racimolare sufficientemente denaro per il proseguimento del loro tragitto.

Il rafforzamento dei controlli alle frontiere arricchisce non solo le tribù che gestiscono le miniere, ma sopratutto i mercanti di uomini, sempre a spese dei poveracci, in fuga da guerre, conflitti interni, fame.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes    

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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