Mozambico, pronta la prima parte del piano dell’Eni per lo sfruttamento del gas

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Modello della nave FNLG (courtesy Eni)
Modello della nave FNLG (courtesy Eni)

sandro_pintus_francobolloSpeciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 24 agosto 2018

Mozambique Rovuma Venture, di cui ENI è partner al 70 per cento con ExxonMobil e la cinese CNPC, il 9 luglio scorso ha sottoposto al governo mozambicano la prima fase del Progetto Rovuma LNG.

Modello della nave FNLG (courtesy Eni)
Modello della nave FNLG (courtesy Eni)

Nel documento ci sono le proposte dettagliate che riguardano la progettazione e la costruzione di due treni per la liquefazione del gas naturale dei giacimenti di Mamba situati nell’Area 4, una cinquantina di km nell’offshore della città di Palma, nel nord est del Paese al confine con la Tanzania.

Secondo il comunicato pubblicato da ENI, il Progetto Rovuma LNG, dal 2024 sarà in grado di produrre liquefare e commercializzare oltre 16 milioni all’anno di GNL. La costruzione degli impianti della liquefazione sono sotto la guida di ExxonMobil mentre Eni guiderà la gestione dello sviluppo e la gestione delle attività upstream.

Mappa dell'Area 4 di intervento Eni a nord del Mozambico (courtesy Eni)
Mappa dell’Area 4 di intervento Eni a nord est del Mozambico (courtesy Eni)

Upstream Online, sito specializzato sugli idrocarburi, scrive che dal progetto Mamba, si sarebbe ritirato il consorzio formato da TechnipFmc, Samsumg Engineering e China Huanqiu.

Purtroppo, nell’area di Macimboa da Praia e di Palma, nella provincia di Cabo Delgado, dove operano ENI e ExxonMobil, dal mese di ottobre 2017 la situazione della sicurezza si è deteriorata. La causa sono i continui attacchi dei gruppi jihadisti che seminano morte e terrore tra la popolazione e bruciano i villaggi.

Un’indagine sull’estremismo islamico in Mozambico  ha confermato che i componenti di questi gruppi armati sono addestrati nella regione dei Grandi laghi dalle milizie pagate da al Shebab in Tanzania, Kenya e Somalia.

Uno dei villaggi distrutti da al Shebab a Cabo Delgado
Uno dei villaggi distrutti da al Shebab a Cabo Delgado

La conferma che la questione è nel nord-est del Paese è estremamente seria viene dalla decisione del presidente mozambicano Filipe Nyusi, originario di Cabo Delgado, che ha schierato le forze armate per risolvere una volta per tutte la grave situazione.

Fino ad oggi gli estremisti islamici hanno causato almeno un centinaio di morti, molti dei quali decapitati con il machete e oltre mille sfollati. Nel giugno scorso l’ambasciata USA di Maputo ha invitato i suoi cittadini a lasciare l’area mentre il Regno Unito ha sconsigliato i suoi cittadini i viaggi, nei distretti di Palma, Mocimboa da Praia e Macomia. Anche la Farnesina ha raccomandato agli italiani di evitare gli spostamenti fuori dai principali centri urbani della Provincia ed evitare i luoghi affollati.

È del 13 agosto la notizia, confermata dall’emittente di Stato, Radio Moçambique, che la polizia mozambicana ha identificato sei persone a capo dell’organizzazione jihadista che la gente chiama al Shebab. Il capo della polizia ha chiesto aiuto alla popolazione invitatola a collaborare per localizzare i ricercati e poterli arrestare.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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