Attacchi, disordini e attentati in Mali nel giorno del voto per il presidente

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Seggio elettorale in Mali

Cornelia I. Toelgyes Rov 100Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 30 luglio 2018

Secondo Cécile Kyenge, capo della Missione degli Osservatori dell’Unione Europea (MOUE), la maggior parte dei 23 041 seggi elettorali sparsi su tutto il territorio del Mali hanno aperto i battenti, come previsto, alle 08.00 di ieri mattina, per permettere agli otto milioni di maliani aventi diritto al voto di eleggere il nuovo presidente della ex colonia francese. Secondo i media maliani l’affluenza alle urne non è stata molto elevata.

Gli elettori hanno scelto il nuovo leader tra ben ventiquattro candidati. Dieci di loro avevano già partecipato alla tornata elettorale del 2013. Ibrahim Boubacar Keïta, il presidente uscente, è il candidato del partito  Rassemblement pour le Mali (RPM), mentre il leader dell’opposizione al parlamento, Soumaïla Cissé, è il candidato del suo partito, l’Union pour la République et la Démocratie e della piattaforma Ensemble, restaurons l’espoir. I primi risultati saranno resi noti fra quarantotto ore.

Per essere eletto, serve la maggioranza assoluta dei voti. Se nessuno degli aspiranti dovesse raggiungerla, si passa al ballottaggio, che, se necessario, è stato previsto per il 12 agosto. In base alla legge elettorale, le proclamazioni provvisorie dovranno avvenire entro cinque giorni dopo la data delle elezioni. In questo caso non oltre il 3 agosto. Solo allora i candidati potranno inoltrare ricorsi per eventuali irregolarità alla Corte Costituzionale, incaricata di proclamare i risultati definitivi.

Seggio elettorale in Mali
Seggio elettorale in Mali

Se a Bamako, la capitale del Mali, la tornata elettorale si è svolta serenamente, alcuni problemi si sono verificati in altre parti del Paese, malgrado l’importante spiegamento di forze dell’ordine; trentamila tra militari maliani e stranieri, secondo un comunicato rilasciato dal ministero per la Sicurezza Interna.

A Kidal, nel nord, sono stati lanciati dieci colpi di mortaio, uno di questi nelle immediate vicinanze di un seggio elettorale. Nessun ferito, ma le operazioni di voto sono state sospese, come ha riferito Olivier Salgado, portavoce della Missione delle Nazioni Unite in Mali (MINUSMA). Finora nessuno ha rivendicato questo fatto.

Mentre a Aguelhok, nel nord est, alcuni proiettili sono stati sparati nel campio di MINUSMA, ma nessun ferito o danni materiali. Nella regione di Timbuktu sono state rubate diciasette urne la notte scorsa, di conseguenza i seggi elettorali di quattro centri sono rimasti chiusi.

A Mopti, nel centro, si sono verificati diversi attacchi: un presidente di seggio è stato aggredito, a Fatoma, sempre nel circondario di Mopti, il matriale elettorale è stato bruciato la notte precedente al voto. Mentre a Gandamia, nella zona di Douentza, sono stati attaccati alcuni scrutinatori.

Spari contro un seggio elettorale, Mali
Spari contro un seggio elettorale, Mali

Con la salita al potere di Keïta dopo le elezioni del 2013, era nata una nuova speranza di pace in tutto il Paese. L’intervento delle truppe francesi dell’operazione Serval per arginare il pericolo dei jihadisti e il dialogo con i gruppi armati del nord, lasciavano intravedere spiragli di luce. Ora, cinque anni più tardi, malgrado siano stati messo in campo decine di migliaia di caschi blu, una nuova forza regionale, Force G5 Sahel , centinaia di milioni di euro di aiuti finanziari da parte della comunità internazionale, e la firma del trattato di pace, che non è mai stato completamente attuato, l’insicurezza nel Paese è ancora una costante. Basti pensare che quasi trecento civili hanno perso la vita da gennaio ad oggi in vari scontri e attacchi, specie nel centro e nel nord e la gente non crede più nella politica, sono ben pochi quelli che si aspettano un miracolo con queste elezioni.

Il presidente mariano Ibrahim Boubacar Keita
Il presidente uscente maliano Ibrahim Boubacar Keita

Il clima in tutto il Mali è quindi molto teso, specie dopo la diffusione di un video, nel quale Iyad Ag-Ghali, vecchia figura indipendentista touareg, diventato capo jihadista e fondatore di Ansar Dine – in italiano, ausiliari della religione (islamica) – operativo per lo più nel nord del Mali e oggi a capo di un raggruppamento “Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani”, minaccia direttamente il processo elettorale. “Queste elezioni non sono altro che il proseguimento di un miraggio e i nostri popoli non raccoglieranno nient’altro che illusioni, come d’abitudine”, ha sentenziato Iyad.

Nel 2012 oltre la metà del nord del Mali era sotto il controllo dei gruppi jihadisti. Solo con l’arrivo nel 2013 del contingente internazionale della missione MINUSMA, in gran parte dell’aerea è stata ristabilita l’autorità del governo. Diverse zone sfuggono però ancora al controllo delle truppe maliane e internazionali.

La Francia ha lanciato dapprima l’operazione “Serval” nel solo Mali, poi, per contrastare il terrorismo in tutto il Sahel, nel 2014 è stata sostituita dalla missione Barkhane, con base a N’Djamena, la capitale del Ciad. Barkhane conta quasi quattromila militari; in Mali sono stanziati millesettecento uomini, per lo più a Gao. Altri militari francesi si trovano a Kidal e a Tessalit, nel nord-est del Paese.

La situazione sta degenerando, specie nella zona dei tre confini (Mali,Niger,Burkina Faso), dove dovrebbe intervenire proprio la nuova forza tutta africana, il G5 Sahel, che comprende truppe mauritane, nigerine, maliane, burkinabé e ciadiane. Il 29 giugno si è verificato il primo attentato al quartier generale del contingenrte tutto africano Force G5 Sahel situato a Sévaré, nel centro del Paese. Il bilancio è di cinque morti, compresi di due kamikaze, che hanno fatto esplodere un’autobomba. Un portavoce del raggruppamento terrorista ha rivendicato l’assalto con una telefonata alla radio privata mauritana Al-Akhbar, emittente che già in passato ha ricevuto e diffuso le comunicazioni dei jihadisti.

E pochi giorni fa l’Unione Europea ha deciso di finanziare la ricostruzione del quartier generale danneggiato dall’esplosione, lo ha reso noto Federica Mogherini, commissario dell’Unione per Esteri e la Sicurezza. L’UE aveva già stanziato altri importanti finanziamenti per la creazione di questo nuovo contingente tutto africano  https://www.africa-express.info/2018/02/28/altri-50-milioni-della-ue-per-finanziare-la-caccia-ai-migranti-nel-sahel-bilico-la-missione-italiana/

Cornelia I.Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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