Mbabane, 7 luglio 2018
Centinaia di persone hanno sfilato lo scorso fine settimana lungo le strade della capitale Mbabane dello Swaziland (dallo scorso aprile ribattezzato Regno di eSwatini con bandiere arcobaleno e striscioni con scritte Turn hate into love. Scene inimmaginabili fino a poco tempo fa, considerando il fatto che l’omosessualità è ancora illegale in questa piccola nazione, situata tra il Mozambico e il Sudafrica.
Lo Swaziland è l’ultima monarchia assoluta in Africa. Il re Mswaiti III è stato incoronato nel 1986 a soli diciotto anni. In quanto monarca assoluto, governa solamente con decreti legge e non di rado viene criticato per il suo stile di vita sfarzoso, pur sapendo che gran parte della popolazione vive in miseria. Lo Swaziland conta solamente un milione e duecentocinaquantamila abitanti. Il reddito annuo pro capite supera di poco i tremila dollari. Un Paese povero, che vanta il triste primato di avere la più alta incidenza di infezione HIV al mondo. L’aspettativa di vita è inferiore ai quarantanove anni.
Il gay pride è stato organizzato dalla locale ONG Rock of Hope e sponsorizzata dalle associazioni internazionali LGBT. Matt Beard, direttore esecutivo dell’Organizzazione All Out, ha specificato: “Sono stati attimi di comunione e arricchimento personale, è stato difficile trattenere le lacrime in alcuni momenti, la gioia di questa comunità è stata contagiosa ed intensa”.
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