AFRICA

Guinea Equatoriale: il regime fa finta di aprire. Intanto uccide gli oppositori

Speciale per Africa ExPress
Andrea Spinelli Barrile
Roma, 6 luglio 2018

Mercoledì 4 luglio il Presidente della Repubblica della Guinea Equatoriale Teodoro Obiang Nguema Mbasogo ha approvato un provvedimento di amnistia generale in favore di tutti i prigionieri politici e di tutti gli oppositori del regime, la dittatura più longeva d’Africa.

La notizia è stata diffusa tramite la televisione nazionale equatoguineana ed ha rapidamente fatto il giro delle agenzie stampa internazionali: l’amnistia si rivolge ad ogni persona “privata della libertà personale o impedita nell’esercizio dei suoi diritti politici del Paese” e suona, alle orecchie di chi non vive in Guinea, come una vera e propria ammissione di colpa da parte della presidenza. L’obiettivo manifesto del Presidente è garantire ampia partecipazione al dialogo nazionale che a luglio vedrà governo e opposizione fronteggiarsi attorno a un tavolo.

Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, presidente della Guinea Equatoriale

Se l’opposizione, defenestrata dal Parlamento per decreto presidenziale pochi mesi fa, chiede un percorso chiaro e democratico che conduca il Paese a nuove elezioni per chiudere per sempre il capitolo dittatoriale che va avanti dal 1976 con Macias e dal 1979 con suo nipote, Teodoro Obiang (obiettivo molto ambizioso quello dell’opposizione), non sono ancora chiari gli intenti del governo a questo tavolo di trattative.

L’impressione è che si tratti della solita foglia di fico mal comunicata dai media di tutto il mondo: il dialogo politico infatti riguarderà “il governo e i partiti legalizzati” che è solo uno, il Partido Democratico de Guinea Ecuatorial fondato da Teodoro Obiang Nguema Mbasogo e controllato dalla sua famiglia, tra “gli attori politici dell’interno e la diaspora”. Diaspora che rappresenta un terzo del totale dei cittadini guineani e che è nella quasi totalità in opposizione al regime di Obiang.

L’amnistia serve a coprire quella che è la vera notizia degli ultimi giorni proveniente dalla Guinea Equatoriale: secondo l’Agence France-Presse Juan Obama Edu, membro di Ciudadanos por la Inovacion (CI, principale partito di opposizione messo fuorilegge dal regime) e prigioniero nelle carceri della città guineana di Evinayong, è morto lunedì scorso in seguito alle torture inflittegli nel commissariato di Aconibe.

La notizia è stata resa pubblica martedì sera, 3 luglio, con un comunicato di CI: le autorità militari del carcere avrebbero rifiutato al detenuto di ricevere cure in seguito a un pestaggio subito e che lo ha portato alla morte nel giro di qualche ora. Obama Edu era stato arrestato nel novembre 2017 ad Aconibe con altri 30 attivisti del partito CI ed era stato condannato per sedizione, disordine pubblico e lesioni gravi ad autorità militare. Avrebbe dovuto scontare 30 anni di carcere.

Luride celle nelle galere della Guinea Equatoriale

Non è il primo oppositore di primo piano a morire, nel 2018, in un carcere guineano: nel marzo scorso CI aveva reso nota la dipartita di Santiago Ebee Ela, torturato fino alla morte in un commissariato di Malabo, e il leader del partito Gabriel Nse Obiang nel maggio scorso aveva denunciato “l’assassinio di Stato” di un suo parente, Evaristo Oyague Sima, detenuto nella prigione di Black Beach a Malabo. L’11 giugno scorso gli avvocati di CI hanno presentato una denuncia per torture contro il ministro della sicurezza, Nicolas Obama Nchama, e contro la polizia di Malabo, Bata e Aconibe.

 

In questo clima il governo di Malabo pretende di raccordare tutti gli attori politici del Paese attorno a un tavolo ma non certo per attivare un processo democratico. Piuttosto per rafforzare il suo potere assoluto distribuendo qualche briciola ai suoi oppositori.

Andrea Spinelli Barrile
aspinellibarrile@gmail.com
twitter @spinellibarrile
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

Recent Posts

Il Sudafrica si prepara alle elezioni nella profonda disillusione: il cambiamento è un miraggio lontano

Dalla Nostra Corrispondente Elena Gazzano Città del Capo, 18 maggio 2024 Nel cuore pulsante di…

4 ore ago

La rabbia nera delle toghe nere tunisine dopo l’arresto di due colleghi

Speciale per Africa ExPress Cornelia I. Toelgyes 17 maggio 2024 Lo stato d’animo degli avvocati…

1 giorno ago

Tangentopoli genovese: Sansa (opposizione) “Toti dimettiti la Liguria deve avere un futuro”

Speciale per Africa ExPress  Alessandra Fava16 maggio 2024Ferruccio Sansa, consigliere regionale all’opposizione, è stato candidato alla…

2 giorni ago

Crimini contro l’umanità: condannato a 20 anni in Svizzera ex ministro del Gambia

Speciale per Africa ExPress Cornelia I. Toelgyes 15 maggio 2024 L’ex ministro degli Interni del…

3 giorni ago

Regime all’attacco in Tunisia: in 48 ore arrestati due avvocati dissidenti che difendevano gli immigranti subsahariani

Speciale per Africa ExPress Cornelia I. Toelgyes 14 maggio 2024 L’arresto di Sonia Dahmani, legale…

4 giorni ago

Morire di fame “il giorno dopo” a Gaza

  EDITORIALE Federica Iezzi 14 maggio 2024 E’ incredibilmente sprezzante come la gerarchia tra vittime…

5 giorni ago