Mondiali 2018: esordio drammatico per tre delle cinque squadre africane

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Costantino MuscauDal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
Milano, 17 giugno 2017

La Nigeria si è suicidata ieri sera contro la Croazia con un autogol e con un rigore tanto giusto quanto ingenuo.

Il Marocco lo ha fatto, venerdì,  con un autogol all’ultimo secondo contro l’Iran.

L’Egitto ha perso, sempre venerdì, contro l’Uruguay quasi all’ultimo minuto.

Tre partite, tre sconfitte.

Per le squadre africane peggior esordio non poteva esserci ai mondiali di calcio in svolgimento in Russia dal 14 giugno fino al 15 luglio.

Anche le Super Aquile nigeriane si sono schiantate al suolo: ieri sera a Kaliningrad, città baltica oggi russa, un tempo Konisberg tedesca, patria del filosofo Immanuel Kant, la Croazia le ha abbattute 2-0 confermando il sortilegio che perseguita l nazionale nigeriana quando affronta le nazionali europee. Di 6 partite giocate in diversi mondiali, ne ha perse  4, pareggiata una e vinta una.

E’ stato proprio un avvio sfortunato, ma disastroso per 3 delle 5 squadre africane il campionato mondiale 2018.

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I più amareggiati sono i marocchini, ben preparati dall’allenatore francese Hervè Renard. E non solo i marocchini scesi in campo, ma anche tutti i tifosi e non tifosi del Regno magrebino. I “Leoni di Atlante” sono tornati al Mondiale dopo 20 anni per essere sconfitti beffardamente, a San Pietroburgo, venerdì 15 giugno,  dall’Iran, un avversario non proprio come tanti (non ci sono rapporti diplomatici tra i due Paesi). La partita sembrava destinata a finire 0-0, quando improvvidamente il numero 20 Aziz Bouhaddouz, 31 anni, nato a Berkane nel Marocco orientale, chiamato dalla panchina nel secondo tempo, ha deciso di entrare nella storia dei Mondiali dalla…. porta sbagliata: in tuffo e di testa ha infilato e infilzato il proprio esterrefatto portiere, El Kajoui. E pensare che il Marocco negli ultimi otto incontri internazionali aveva subito appena un gol!

Un dramma per Bouhaddouz, che milita nella squadra tedesca Club St. Paul (quartiere di Amburgo) e che quasi certamente con la sua autorete elimina la propria nazionale dalla Coppa del Mondo. Come si fa a ipotizzare, infatti, che i Leoni di Atlante siano in grado di matar i tori spagnoli, o divorare il Portogallo del sempre più infinito Cristiano Ronaldo, nei prossimi incontri previsti per mercoledì 20 giugno (contro il Portogallo) e lunedì 25 giugno (Spagna)?

Non meno devastata l’opinione pubblica marocchina: il crudele suicidio calcistico è avvenuto solo due giorni dopo che la Federazione calcistica internazionale (Fifa) ha negato al Marocco la possibilità di ospitare il Mondiale 2026 affidandolo al Nord America (Canada-Messico-Stati Uniti). Una scelta tanto più dolorosa in quanto è venuto a mancare il sostegno di qualche paese fratello (vedi Arabia Saudita…).

Quanto all’Egitto, non è meno disperante la sconfitta in extremis subita , sempre venerdì 15 giugno, a Ekaterinburg, dall’Uruguay delle star internazionali Cavani, Suarez, Betancour (juventino), Vecino (interista). I Faraoni hanno molto ben figurato pur essendo privi della loro stella, il ventiseienne attaccante del Liverpool, Mohamed Salah (non in perfette condizioni e debilitato – secondo le malelingue islamofobe – anche dal Ramadan!). Salah è rimasto in panchina con lo sguardo triste e melanconico, forse consapevole che, se non rientrerà martedì 19 giugno contro la Russia, dovrà velocemente tornare a casa. I miracoli del portiere El Shenawy, autore di parate strepitose, non sono bastati e forse non basteranno.

Quanto alla Nigeria può consolarsi solo col successo ottenuto a livello di marketing.

La maglia, firmata dalla Nike e ispirata a quella indossata dalla negli Usa nel lontano 1994, è, infatti andata esaurita, come prenotazioni, in poche ore dopo essere stata presentata alla fine di maggio. Si parla di 3 milioni di pezzi prenotati: se questi numeri fossero confermati, la Nigeria  batterebbe il record appartenente al Manchester United, che nel 2016 aveva venduto 2 milioni e 850 mila modelli. Tanto successo è legato ai colori classici biancoverdi sul petto, con una fantasia geometrica delicata sulla schiena, a zig zag che rimanda alle ali delle Super Aquile (appellativo della nazionale) e che si ripete sulle maniche dove domina il bianco e il nero. Contro la Croazia, però, le Super Aquile, ieri sera, hanno indossato a maglia di scorta, ovvero il classico look tutto verde. Valli a capire.. La nazionale nigeriana era stata , recentemente al centro di due episodi, uno toccante e l’altro divertente.

Squadra nazionale di calcio nigeriana
Squadra nazionale di calcio nigeriana

Il primo ha come protagonista Carl Ikeme, 32 anni, portiere del Wolverhampton che da un anno combatte contro la leucemia. Il giocatore ha partecipato  alle gare di qualificazione prima di doversi fermare. Il suo nome compare come 24esimo nella lista che il selezionatore ha stilato per Russia 2018. Passato dalla maglia numero 1 alla 24, Ikeme sarebbe tecnicamente il primo degli esclusi. Per tutti invece fa parte integrante della rosa, come se dovesse scendere in campo. Al suo posto tra i pali, ieri sera, c’è stato Francis Uzoho, 19 anni, che vantava appena sei presenze in Nazionale e si è ritrovato catapultato quasi all’improvviso in uno dei gironi più proibitivi dell’intero Mondiale.

La vicenda divertente riguarda il commissario tecnico tedesco Gernot Rohr, che ha emesso un singolare ukase: vietato portarsi in albergo prostitute o donne russe, pena il ritorno anticipato a casa. Purtroppo dopo l’insuccesso di ieri notte le Super Aquile rischiano di non volare più sul cielo russo. Si trovano in un girone di ferro, quasi proibivo, con l’Islanda e l’Argentina di Leo Messi, che ieri ha fallito un rigore proprio contro gli islandesi e quindi ha costretto la sua squadra al pareggio (1-1). Come faranno a superare questi ostacoli? Intendiamoci. La palla è rotonda: all’ultimo Mondiale, in Brasile, la Nigeria riuscì ad arrivare negli ottavi, uscendo indenne da un girone con Argentina, Iran e Bosnia. Ora tocca alla Tunisia e al Senegal. La prima se la deve vedere subito con l’Inghilterra, il secondo con la Polonia. Se l’inizio è stato…nero per le squadre africane, il prosieguo non sembra essere roseo.

Costantino Muscau
muskost@gmail.com

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