I bambini soldato protagonisti delle guerre in Africa: una giornata per ricordarli

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Bambini soldato liberati in Sud Sudan

Cornelia I. Toelgyes Rov 100Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 12 febbraio 2018

Alcuni giorni fa sono stati liberati poco più di trecento bambini soldato nel Sud Sudan. Molti altri sono ancora al servizio dei signori della guerra, quasi ovunque nel mondo dove ci sono conflitti in corso; giovanissimi che vengono derubati della loro infanzia, della loro spensieratezza, del diritto allo studio.

Nel suo rapporto del 2017 sulla situazione dei minori, il Segretario generale dell’ONU, Antonio Guteress ha sottolineato che in quattordici Stati nel mondo sono ben cinquantasei i gruppi armati e, purtroppo anche sette eserciti regolari, che reclutano bambini soldato. Atrocità inconcepibili nel ventunesimo secolo.

Bambini soldato liberati in Sud Sudan
Bambini soldato liberati in Sud Sudan

Nei conflitti i minori vengono utilizzati come scudi umani, ammazzati, mutilati, reclutati e addestrati al combattimento. Per non parlare delle ragazze e bambine: dopo essere state rapite, vengono messe in uno stato di totale subordinazione e schiavitù, violentate, sottoposte a matrimoni forzati con i loro aguzzini.

Durante lo scorso anno solo nella Repubblica democratica del Congo tremila giovanissimi e adolescenti al di sotto dei diciotto anni sono stati arruolati come bambini soldato e nel Medio Oriente il numero è ancora più elevato.

Ricordiamo qui anche le ragazze di Chibok, rapite in massa nell’aprile del 2014 dai sanguinari Boko Haram. Non tutte sono state liberate, molte di loro sono ancora in mano ai terroristi e coloro che sono riuscite a scappare o strappate dalla schiavitù hanno raccontato le atrocità subite: violenze di tutti i generi, dagli abusi sessuali e lavaggi del cervello, all’obbligo di mettersi a disposizione come kamikaze. (https://www.africa-express.info/2017/05/07/nigeria-libere-ottanta-ragazze-rapite-dai-boko-haram-chibok-nel-2014/)

Secondo le stime dell’ONU, il 40 per cento dei bambini soldato sono ragazzine e sono proprio loro che riscontrano maggiori problemi dei maschi quando tornano a casa. Nessuno, né maschi, tanto meno le femminucce, vengono accolti a braccia aperte dal villaggio d’origine, dai familiari, una volta liberati. Il loro inserimento nella comunità è tutt’altro che facile; molto spesso vengono respinti o discriminati, la maggior parte delle ragazze viene addirittura ripudiata dalla loro stessa famiglia. Giovanissime vite, vittime due volte e sole al mondo per essere state costrette a servire un padrone che le ha rese schiave.

Tutti questi giovanissimi hanno bisogno di supporto per poter far nuovamente parte della società ed è estremamente importante che la comunità internazionale riconosca la necessità della reintegrazione e dei costi che essa comporta.

Studentesse di Chibok poco dopo il loro rapimento
Studentesse di Chibok poco dopo il loro rapimento

Anche i relativi governi dovrebbero dedicare maggiore attenzione agli ex-bambini soldato, invece molti di loro, appena liberati, vengono sbattuti in galera, senza sapere di cosa sono incriminati. Difficilmente viene loro concesso di contattare un legale o i familiari. Sono vittime, non criminali.

Negli ultimi anni sono stati fatti grandi progressi. Anche grazie all’intervento dell’ONU, dal 2000 ad oggi sono stati liberati quasi centoquindicimila bambini soldato da gruppi armati e/o eserciti regolari.

Oggi si celebra la giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato, che coincide con il sedicesimo anno dall’entrata in vigore del protocollo internazionale, sottoscritto per evitare il coinvolgimento di minori nei conflitti armati.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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