Centrafrica, il Paese dimenticato tra massacri e carestia mortale

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Centrafrica, un Paese dimenticato

Cornelia I. Toelgyes Rov 100Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 19 ottobre 2017

Najat Rochdi, coordinatore per gli aiuti umanitari delle Nazioni Unite nella Repubblica Centroafricana ha denunciato la morte di una decina bambini per malnutrizione grave: “Abbiamo dovuto sospendere qualsiasi assistenza umanitaria, la popolazione è allo stremo – ha raccontato -. Nessuno riceve più assistenza, perché gli operatori hanno dovuto abbandonare i luoghi dove i conflitti sono particolarmente violenti”. E ha aggiunto: “Verificheremo le cause dei decessi di questi piccoli non appena saremo nella possibilità di recarci nuovamente sul posto”.

Nelle ultime settimane nel CAR si sono verificate nuove violenze. Gli operatori umanitari hanno dovuto interrompere tutte le operazioni nelle aree colpite, senza poter fornire in questo modo gli aiuti essenziali alla popolazione. Per questo motivo il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutters ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’ONU l’invio di altri novecento caschi blu per rinforzare la Missione Multidimensionale Integrata per la Stabilizzazione nella Repubblica Centrafricana dell’ONU (MINUSCA) presente nel Paese dal 2014.  

Attualmente MINUSCA è presente nel CAR con 12.870 persone in uniforme, tra loro 10.750 militari (compresi 480 osservatori) e 2.080 agenti di polizia, e un numero significativo di personale civile internazionale e locale, nonché volontari dell’ONU.

Centrafrica, un Paese dimenticato
Centrafrica, un Paese dimenticato

La mancanza di fondi han costretto le Organizzazioni non governative a dimezzare gli aiuti umanitari in altre parti del Paese, dunque la malnutrizione grave colpisce moltissimi bambini sotto i cinque anni.

Il terribile conflitto interno che è in corso nella  ex colonia francese dalla fine del 2012, è anche basato su contrasti etnici, spesso accresciuti da superstizione e stregoneria. In uno degli ultimi rapporti umanitari si evince che quattro bimbi sono stati sequestrati e uccisi vicino a Bambari. I loro corpicini sono stati ritrovati privi degli organi interni, segno che qualcuno li ha espiantati e portati via, probabilmente per servirsene durante riti magici o satanici.

Anche a Kembe recenti attacchi hanno ucciso o ferito una quarantina di persone. Il numero delle persone, che hanno abbandonato le loro case è aumentato considerevolmente in quest’ultimo anno. Attualmente si registrano quasi 1,2 milioni tra sfollati e profughi fuggiti nei Paesi limitrofi. Oltre quattrocentomila bambini non possono frequentare le scuole. Inoltre, i campi per sfollati sono sovraffollati, dunque i vari gruppi armati non hanno difficoltà nel reclutare nuovi miliziani.

Violenze in Centrafrica
Violenze in Centrafrica

Come in tutti i conflitti, sono i bambini a pagare il prezzo più alto. Malnutrizione, malattie, spesso orfani di uno, se non di entrambi i genitori, campi di accoglienza che molto difficilmente corrispondono agli standard richiesti e dove per la maggior parte delle volte le scuole sono inesistenti (http://www.africa-express.info/2016/09/29/centrafrica-scuole-occupate-da-gruppi-armati-lanno-scolastico-non-comincia/).

La situazione di insicurezza è degenerata nuovamente a maggio (http://www.africa-express.info/2017/05/14/oltre-centocinquanta-morti-centrafrica-tra-loro-anche-sei-caschi-blu-di-minusca/). E MINUSCA condanna veementemente la nuova ondata di violenze che ha investito Bangassou, Mobaye,  Zémio, Rafai e Obo, dove sono già stati inviati gruppi di caschi blu per proteggere i civili.

Nel mese di giugno è stato firmato un nuovo accordo di pace tra tredici gruppi ribelli – su quattordici attivi nella ex colonia francese – e la presidenza della Repubblica Centrafricana, grazie alle mediazione della Comunità di Sant’Egidio. Le parti si sono incontrate il 19 giugno a Roma, nella sede dell’organizzazione religiosa. Il trattato prevede, tra l’alto, un cessate il fuoco immediato, oltre al riconoscimento delle autorità elette democraticamente durante le votazioni che si sono svolte tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. (http://www.africa-express.info/2017/06/23/centrafrica-13-gruppi-armati-firmano-la-pace-ma-la-guerra-non-si-ferma/).

L’ultimo rapporto di MINUSCA, pubblicato due giorni fa, è agghiacciante. La nuova ondata di violenze non tende a diminuire e per questo motivo la missione di pace nel CAR invita il governo di Bangui, la comunità internazionale tutta, nonché i vari gruppi armati, di intensificare la lotta contro l’impunità delle gravi violazioni e degli abusi del diritto internazionale dei diritti umanitari e ritiene sia necessario che le inchieste criminali vengano affidate alle autorità giudiziarie competenti. La relazione evidenzia quanto sia urgente di disarmare tutte le persone e i membri affiliati ai gruppi armati.

La protezione dei civili non può essere affidata solamente a MINUSCA, a dei militari. Il dialogo politico, denunciare e emarginare i sabotatori, condannare pubblicamente le violenze, sono mezzi che contribuiscono a ristabilire lo Stato di diritto in questo in questo martoriato Paese.   

MINUSCA
MINUSCA

I media sono poco interessati alla Repubblica centrafricana, che ha dato i natali anche a Bokassa, il feroce dittatore di questa ex colonia francese. Eppure se la Comunità internazionale puntasse gli occhi maggiormente su questo conflitto interno, dove non solo bombe e pallottole sono la causa di morte di molti, ma dove anche la fame è un temibile nemico. E si sa, la fame non perdona. Uccide, è una vera e propria arma da guerra.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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