Da 20 mesi prigioniero in Mauritania: la Regione Lombardia chiede di fare chiarezza

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Cristian Provvisionato

Africa ExPress
Milano, 13 aprile 2017 

Il caso di Cristian Provvisionato, il bodyguard di Cornaredo prigioniero in Mauritania da 20 mesi, è approdato oggi in Regione Lombardia, con un’audizione della madre, della compagna e del suo avvocato alla commissione che si occupa di carceri. Il presidente della commissione, Fabio Fanetti, ha introdotto i lavori e dato la parola alla mamma di Cristian, Doina Coman, che mentre raccontava le vicissitudini del figlio è scoppiata in lacrime. Poi ha telefonato a Cristian che si trova relegato in una caserma di Nouakchott, da cui non può uscire ma dove è trattato abbastanza bene (ricordiamoci comunque che siamo in Africa).

Christian ha raccontato di star bene fisicamente anche se ha perso parecchi chili ma che non ne può più: “Le autorità mauritane sono gentili, ma il processo che doveva essere imminente è stato procrastinato di 6 mesi. Se non si muove niente, dal 1° maggio comincerò uno sciopero della fame per sensibilizzare le autorità italiane sul mio caso”.

Cristian Provvisionato
Cristian Provvisionato

Il presidente della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo ha espresso la sua solidarietà alla famiglia “che sta attraversando un’enorme sofferenza”. Ha poi promesso che la Regione Lombardia eserciterà tutte le pressioni possibili perché sia fatta chiarezza sul caso e che solleciterà la Farnesina “perché metta in campo ogni azione possibile per riportare a casa Cristian”.

Le considerazioni di Cattaneo sono state condivise da tutti gli oratori che si sono succeduti. In particolare Paola Macchi, del Movimento 5 Stelle, che ha richiesto l’audizione, ha sottolineato come sia necessario un intervento del nostro ministero degli Esteri. In Mauritania non abbiamo un’ambasciata. C’è solo un consolato onorario, che, per altro, ha perso misteriosamente il posto immediatamente dopo l’arresto del bodyguard. “E sarebbe interessante sapere cosa fa la giustizia italiana, quali passi ha fatto, dopo la denuncia dei familiari”, ha commentato Paola Macchi.

Il Consigliere Mario Mantovani, di Forza Italia, ha ricordato come il Consiglio abbia già approvato su questa vicenda ben due distinte mozioni, mentre Fabio Pizzul (del PD) ha chiesto una nuova audizione con la Giunta regionale. “Vorrei conoscere quali azioni siano state intraprese nei confronti del Ministero degli Esteri”. Riccardo De Corato, ex vicesindaco di Milano e ora capogruppo di Fratelli d’Italia in Ragione, è stato esplicito e ha domandato: “C’è stata superficialità del Governo italiano nel ricercare e trovare una soluzione?”

L’avvocato di Cristian, Fabio Schembri, ha sottolienato come l’accusa, che in un primo tempo era di “frode ai danni dello stato mauritano”, pare sia stata trasformata in “attentato alla sicurezza della Stato”, che ovviamente assume un’altra valenza ed è molto più grave. Un’accusa totalmente infondata, come anche le indagini svolte a suo tempo da Africa ExPress hanno potuto verificare.

Leonida Reitano davanti alla sede della Federazione Nazionale della Stampa (il sindacato dei giornalisti) dove ha tenuto alcuni corsi sull'utilizzo di fonti di intelligence aperti (OSINT)
Leonida Reitano davanti alla sede della Federazione Nazionale della Stampa (il sindacato dei giornalisti) dove ha tenuto alcuni corsi sull’utilizzo di fonti di intelligence aperti (OSINT)

Durante l’udienza, Alessandra Gullo, la compagna di Cristian l’unica che sia andata in Mauritania più volte a trovare il prigioniero, ha raccontato di come si tratti di un incubo di cui ancora non si vede la fine: “Un cittadino innocente, perde la libertà per colpa di altri e nessuno fa iente. Cristian è finito in una trappola dove è stato attirato a bella posta”.

La ragazza, alla fine della sua testimonianza, ha chiesto al presidente Fanetti di ascoltare il direttore di Africa ExPress, Massimo Alberizzi, che si trovava in aula. Alberizzi ha spiegato come la situazione sia assai complicata e ci siano attori che conoscono esattamente i fatti ma non li hanno raccontati neppure al magistrato. Sicuramente dovrebbe essere valutata meglio la posizione di Leonida Reitano, l’uomo che aspettava Provvisionato in Mauritania e che ricevuto il bodyguard di Cornaredo l’ha salutato ed è ritornato in Italia. “In questa storia – ha concluso il suo intervento il giornalista – ci sono di mezzo diplomatici di diversi Paesi, governo, il nostro ma non solo, servizi segreti anche italiani, coinvolti con obbiettivi ben precisi che sfuggono a tutti noi ma che devono essere così importati da non far caso a un povero giovane innocente che da 20 mesi è recluso in Mauritania”.

Cristian Provvisionato si è sempre dichiarato completamente estraneo alla vicenda, la vendita di un software che permette di controllare le attività dai telefoni cellulari e dei computer.

Lavorava come bodyguard (con contratti a termine) per una ditta di sicurezza di Milano, la Vigilar, gestita da Davide Castro. Ed era stato Davide Castro di chiedergli di andare in Mauritania per sostituire un esperto di ricerche di intelligence su fonti aperte in internet (OSINT, Open Source Intelligence), Leonida Reitano, appunto, che doveva rientrare immediatamente in Italia.

Secondo le istruzioni di Castro, Provvisionato che conosce bene l’inglese (già, ma in Mauritania si parla francese!) avrebbe dovuto soltanto presenziare ad un meeting solo per presentare la Vigilar.

Inganno e tranello. Infatti quel meeting non si è mai tenuto e, partito dalla Mauritania Reitano, Cristian è stato arrestato. La denuncia presentata dalla famiglia contro Castro e la Vigilar alla procura di Milano, per ora non ha avuto seguito. Perché? Semplice tutti gli indizi portano ai servizi segreti italiani che sanno, ma non parlano. “A pensar male – diceva Andreotti – si fa peccato, ma ci si azzecca”.

 Africa ExPress

 

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