Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 11 febbraio 2017
Due diplomatici eritrei sono scappati, hanno abbandonato il loro Paese e chiesto asilo politico all’estero. Si tratta di Omar Sarmea, chargé d’affaire dell’ambasciata a Gibuti, e di Allo Asgedom Tedla, primo segretario della missione presso l’Unione Africana e presso l’United Nations Economic Commission for Africa, organizzazioni che hanno la loro sede ad Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, considerata dall’Eritrea il suo arcinemico.
I due diplomatici avevano ricevuto dal ministero degli Esteri eritreo l’ordine di rientrare ad Asmara. Non hanno accettato e chiesto asilo politico agli Stati Uniti.
Allo Asgedom Tedla era reduce da un recente viaggio in Africa e confidenzialmente aveva espresso la sua delusione per il regime eritreo che aveva promesso pace e prosperità e invece aveva abbandonato le idee di libertà e giustizia e imboccato la strada di un regime autoritario e repressivo, dove chi dissente sparisce in qualche galera organizzata dalle autorità in luoghi riservati e inaccessibili.
Omar Sarmea appartiene al gruppo etnico Saho, lo stesso del ministro degli Esteri, Saleh Osman Mohammed, di cui era amico e fedele sostenitore. Durante la sua ultima visita ad Asmara era stato interrogato dalle forze di sicurezza della dittatura che lo accusavano di aver rilasciato passaporti ai giovani Saho in fuga dell’Eritrea. Dopo gli scontri di frontiera con il Paese limitrofo del 2008, era l’unico diplomatico dell’ambasciata a Gibuti, che ora è praticamente chiusa.
Nel luglio scorso il presidente dell’ex colonia francese, Ismail Omar Guelleh, aveva ordinato di rafforzare il dispositivo di sicurezza del suo Paese, anche con armi pesanti, al confine con l’Eritrea. Aveva giustificato la misura sostenendo che gli scontri tra Etiopia ed Eritrea intorno a Tsorona potevano creare dei problemi per il suo Paese.
Ma a Nairobi, fonti riservate contattate da Africa ExPress avevano suggerito un’altra chiave di lettura: Guelleh temeva che i militari del Qatar dislocati tra i due Paesi africani avrebbero potuto violare la loro neutralità e consentire ai soldati eritrei di penetrare in territorio gibutino.
L’ex colonia italiana, assieme alla Corea del Nord, è il Paese al mondo che più vessa i suoi cittadini che considera sudditi. Anche quelli emigrati all’estero soggetti alle angherie e al controllo delle spie che il regime ha seminato ovunque.
Anche in Italia, dove nel centro di racconta di Lampedusa a schedare i profughi appena arrivati con i barconi dall’Africa c’era anche un funzionario del governo eritreo. (http://www.africa-express.info/2013/10/22/manifestazione-degli-eritrei-il-25-ottobre-a-roma-per-chiedere-protezione-dal-loro-governo/)
Massimo A. Alberizzi
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