Tranello agli italiani: per arrestare il falso trafficante eritreo pagato del denaro

Dal Team di  Africa Express
12 giugno 2016

Si chiama Medhane Tesfarmariam Berhe e non è il pericoloso trafficante di uomini, estradato dal Sudan, grazie ad un mandato d’arresto internazionale. Ma è certamente il primo profugo eritreo, che grazie ad uno scambio di persona, è arrivato in Italia attraverso un canale sicuro, scortato dalle nostre forze dell’ordine.

Africa ExPress è in grado di assicurare che Medhane Yehdego Mered, soprannominato “il generale”, il vero organizzatore del traffico internazionale di uomini è ancora a piede libero e indisturbato continua a organizzare i suoi terribili traffici. Secondo nostre fonti attendibili, Mered si sposta continuamente tra il Sudan, l’Etiopia, la Libia e l’Angola. Gode di protezioni ad alto livello che foraggia abbondantemente per avere una totale impunità e una libertà di movimento che gli permette contatti insospettabili.  “Il generale” ha due mogli e tre figli, parla perfettamente anche l’arabo, mentre il poveraccio arrestato (ma in fondo fortunato perché per raggiungere l’Europa ha evitato un viaggio costoro e pericoloso) ne comprende solo poche parole di quella lingua.

Un’altra informazione fornitaci da chi lo conosce bene, racconta che Berhe è fuggito dall’Eritrea nel dicembre 2014. E’ riuscito a raggiungere l’Etiopia e nel febbraio 2015 è arrivato in Sudan. Il giovane è stato arrestato a Khartoum durante una retata dalle forze dell’ordine, che da settimane danno la caccia agli eritrei. Molti gli arresti, tanti i deportati arbitrariamente nella nostra ex-colonia (http://www.africa-express.info/2016/06/01/sudan-3/).

Un diplomatico occidentale basato a Khartoum parlando con Africa Express ha avanzato un’ipotesi piuttosto sconcertante: che a giocare un brutto scherzo ai servizi segreti italiani siano stati i loro colleghi sudanesi. Insomma li hanno presi in giro facendogli credere che il trafficante vero, già individuato dai nostri servizi, fosse il poveraccio fatto arrestare e estradare. Ma c’è ancora un particolare che è abbastanza oscuro, sul quale forse andrebbe fatta chiarezza. Per arrestare e estradare Medhane Yehdego Mered gli italiani avrebbero versato un ingente somma di denaro: a chi? Chi si è impadronito di quei soldi (probabilmente non una sola persona ma un gruppo non meglio identificato) non ha rispettato i patti e, invece di consegnare agli italiani il vero trafficante, ha messo in mano ai nostri agenti una brutta copia innocente. Tutto poi è finito in farsa quando scesi dall’aereo a Roma gli agenti si sono fatti fotografare trionfanti con la loro preda. Ora quella operazione che sarebbe dovuta terminare con una medaglia al merito si è trasformata in una bruciante sconfitta.

Berhe è stato interrogato dai magistrati italiani venerdì scorso e ha respinto qualsiasi coinvolgimento con i loschi traffici che gli sono stati attribuiti. Il suo avvocato, Michele Calantropo, ha sottolineato che il suo cliente è un semplice falegname, non riesce a comprendere il motivo del suo arresto, l’estradizione in Italia. “Certamente si tratta di uno scambio di persona”, ha aggiunto l’avvocato. Nei prossimi giorni i giudici inquirenti prenderanno una decisione circa la sua sorte.

Anche Segem Tasfamariam Berhe, la sorella del giovane, ha dichiarato pubblicamente di aver riconosciuto il fratello nella fotografia che lo ritrae tra due agenti della nostra Polizia di Stato al suo arrivo all’aeroporto di Roma, istantanea che ha fatto il giro del mondo. Segem ha chiesto il rilascio immediato del fratello. “E’ innocente, non è colpevole dei delitti che gli vengono attribuiti”, ha fatto sapere la sorella.

Mered è uno dei trafficanti di uomini più efferati. Non solo ha fatto imbarcare migliaia di profughi su barconi e gommoni fatiscenti, guadagnando cifre da capogiro, ma è anche responsabile della deportazione di migliaia di persone nei terribili lager del Sinai, dove venivano torturate fino al pagamento di ingenti somme di denaro da parte dei familiari. Molte altre sono state uccise, perché nessuno poteva pagare il riscatto, altre sono morti a causa delle torture subite. Non si esclude nemmeno che qualcuno sia stato sottoposto all’espianto di organi. (http://www.africa-express.info/2013/12/08/un-rapporto-sulle-tragiche-verita-sinai-rapimenti-maltrattamenti-torture-e-se-la-famiglia-non-paga-il-riscatto-la-morte-ma-leritrea-continua-negare/)

Ecco, il ritratto del vero trafficante è questo, divenuto miliardario sulle spalle di chi è in fuga da guerre, contrasti interni, persecuzioni, fame nera.

Il team di Africa ExPress

 

Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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