Ricomincia la guerriglia in Nigeria: dopo la Chevron colpita anche l’Agip

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I miliziani del Red Egbesu Water Lions si mascherano con abbigliamento rosso. Foto EPA

Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 21 maggio 2016

I miliziani che nel delta del Niger, in Nigeria, hanno minacciato di attaccare gli impianti delle compagnie petrolifere, non mollano. Dopo aver messo fuori uso, tra le altre cose, una piattaforma d’alto mare della Chevron, martedì scorso hanno attaccato un gasdotto, la Sagbama-Tuomo gas line, che appartiene alla Nigerian Agip Oil Company, NAOC, a Egbembiri, nel Bayelsa State.

L’azione è stata rivendicata da un nuovo gruppo il Red Egbesu Water Lions il cui coordinatore del Creek Network, Torunanawei Latei, che si auto definisce generale, in un comunicato afferma di aver agito in collaborazione con il Niger Delta Avengers e l’Indigenous People of Biafra, IPOB. Egbembiri è al confine tra gli Stati di Bayelsa e Delta.

I miliziani del Red Egbesu Water Lions si mascherano con abbigliamento rosso. Foto EPA
I miliziani del Red Egbesu Water Lions si mascherano con abbigliamento rosso. Foto EPA

La notizia è stata tenuta riservata ed è filtrata qualche giorno fa quando i giornali, compreso Africa ExPress hanno ricevuto il documento. “Per sabotare l’oleodotto hanno usato la dinamite – ha raccontato uno degli agenti di polizia intervenuti sul luogo dell’attentato, intervistato dai giornali locali -. L’impianto era stato riparato solo qualche giorno fa perché era stato già attaccato e danneggiato”.

I guarriglieri hanno lanciato un ultimatum di 7 giorni al governo, minacciando di attaccare le strutture petrolifere se non sarà scarcerato, Nnamdi Kanu, uno dei leader dell’IPOB, detenuto dall’ottobre scorso e accusato di diverse attività criminali, compresa l’appartenena a un gruppo illegale, l’IPOB, appunto.

Altra richiesta è quella di liberare l’ex consigliere per la sicurezza nazionale, Sambo Dasuki, arrestato in dicembre con l’accusa di essersi appropriato di denaro pubblico, inventandosi una commessa fantasma di elicotteri per l’esercito. Da qualche anno Dasukisi era mostrato critico con il governo e ultimamente, sulla questione delle 276 studentesse rapite a Chibok il 14 aprile 2014, l’aveva accusato di fare poco o nulla per la loro liberazione. I militanti ritengono che si tratti di accuse false per sbarazzarsi di un avversario politico.

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Come terza pretesa i miliziani chiedono lo sblocco dei beni del ricco rampollo di una famiglia di monarchi tradizionali biafriani, Government Ekpemupol, detto Tompolo, uno dei leader del MEND (Movment for the Emancipation of the Niger Delta) che assieme ad altri militanti nel 2009 aveva accettato un’amnistia del governo. Avevano consegnato le armi in cambio di impunità e un lavoro.

Infine il “generale” nel suo documento chiede di risarcire le vittime di una grave perdita di petrolio (almeno 40 mila barili) che si verificò il 20 dicembre 2011 nel campo di Bonga, appartenente a varie compagnie petrolifere, compresa (per il 12,5 per cento) l’italiana ENI, e di un’esplosione di gas, in un impianto della Chevron,  avvenuta a Koluama, nello stato di Bayelsa, il 16 gennaio 2012 e che provocò oltre a due morti (un francese e un indiano) gravi danni a una comunità di almeno 250 mila persone.

La tensione nella ricca regione petrolifera del delta del Niger è alle stelle specie dopo l’elezione a presidente della Repubblica del musulmano del nord Muhammadu Buhari un anno fa, accusato di violare la legge per accentuare la repressione contro i gruppi dissidenti.Cresce anche il revanscismo dei biafriani che stanno pensando a una nuova guerra di indipendenza dopo quella persa negli anni ’60.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
@malberizzi

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