Gambia: morto (ufficialmente in carcere) il leader del partito d’opposizione

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Yahya Jammeh

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 18 aprile 2016

Solo Sandeng, segretario per organizzazione del partito d’opposizione, United Democratic Party (UDP), è morto in circostanze ancora tutte da chiarire, in un carcere di Banjul, capitale del Gambia,  poco dopo il suo arresto.

Sandeng è stato arrestato il 14 aprile insieme ad altri membri del suo partito, durante una manifestazione pacifica per chiedere riforme elettorali e libertà di espressione nel Paese. Yahya Jammeh, presidente/dittatore del Gambia si trovava in Turchia per partecipare a un vertice dei Paesi islamici. Si teme anche per la vita di Fatoumata Jawara, presidente dei giovani dell’UPD, gravemente ferita e arrestata insieme a Sandeng.

Yahya Jammeh
Yahya Jammeh

Sabato, 16 aprile, sono scesi in piazza altri oppositori del regime di Banjul, tra loro il leader dell’UPD e avvocato per i diritti umani, Ousainou Darboe, per avere risposte concrete dal governo circa la morte del loro compagno di partito Sandeng.  Durante la manifestazione la polizia ha usato gas lacrimogeni per disperdere i partecipanti, e, secondo alcuni testimoni oculari, oltre centocinquanta persone sono state malmenate, picchiate, mentre Darboe e altri tre membri chiave dell’opposizione sono stati arrestati.

Durante una conferenza stampa, tenutasi poche ore prima della manifestazione di sabato scorso, Darboe ha chiesto al governo spiegazioni sulla morte del compagno di partito. “Voglio sapere se è stato toturato a morte durante la breve detenzione. Non ho paura di morire. Scendo in piazza senza chiedere alcuna autorizzazione. Voglio vedere il corpo di Sandeng”.

Amnesty International ha chiesto immediatamente spiegazioni alle autorità gambiane. In un comunicato Sabrina Mahtani, ricercatrice dell’organizzazione per l’Africa occidentale, ha commentato: “La morte di Solo Sandeng, sopraggiunta durante la detenzione, non deve lasciare spazio all’impunità. Le autorità competenti devono aprire immediatamente un’indagine indipendente per far luce sull’accaduto”. E ha aggiunto: “Il governo deve sostenere la libertà di espressione e le manifestazione pacifiche, specie ora, in prossimità delle elezioni.

Tutti i manifestanti che hanno partecipato in modo pacifico alla protesta, devono essere immediatamente rilasciati incondizionatamente e a tutti feriti deve essere garantita assistenza medica”.

Finora il governo gambiano non ha commentato i gravissimi fatti, visto che Jammeh non è ancora rientrato nel Paese.

Arresti extragiudiziari e morti sospette in carcere non sono nuove in questa piccola ex colonia britannica dell’Africa occidentale (http://www.africa-express.info/2014/11/09/violazione-dei-diritti-umani-il-gambia-lascia-casa-gli-ispettori-dellonu/) e (http://www.africa-express.info/2016/03/13/la-repressione-in-gambia-colpisce-un-altro-giornalista-finito-in-galerala-repressione)

amnesty

Il Gambia conta poco più di un milione settecentomila abitanti. L ’attuale presidente è salito al potere nel 1994 con un colpo di Stato. Ha vinto poi le elezioni nel 1996, perché appoggiato dal suo partito, “L’Alleanza patriottica per il riorientamento e la costruzione” e anche le ultime del 2011 con il 72 percento dei consensi, strappati con minacce e intimidazioni, secondo i suoi oppositori appoggiati dal vicino Senegal.

Jammeh è un personaggio bizzarro che odia i gay e li vorrebbe “schiacciare come zanzare”. Nel 2007 ha dichiarato di essere in grado di curare l’AIDS con un intruglio di erbe. Qualche anno dopo ha annunciato di saper curare l’infertilità femminile.

In un modo o l’altro Jammeh, che tempo fa ha riferito ad un giornalista di poter governare il Gambia per un milione di anni, cercherà di vincere anche le prossime elezioni, previste per la fine di quest’anno.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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