Burundi nel caos, sempre più isolato

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 10 dicembre 2015

 La delegazione del Burundi, capeggiata dal ministro degli Esteri, Alain Aimé Nyamitwe non ha convinto del tutto l’UE martedì scorso a Bruxelles.
Il governo di Bujumbura è accusato di gravi violazioni dei diritti umani e dei principi democratici di uno Stato di diritto.
 L’audizione è stata tenuta a porte chiuse ed  la risposta dell’UE è arrivata solamente a tarda sera. L’Unione, pur avendo tenuto conto delle risposte ricevute e della volontà espressa dal governo del Burundi di voler accelerare alcune procedure giudiziarie,  non ha ancora risolto le gravi violazioni delle quale è accusato.

Inoltre non è stato ancora aperto un dialogo sincero e costruttivo con l’opposizione, come richiesto anche dall’ONU e dall’Unione Africana (UA).
Le sanzioni saranno sottoposte per approvazione alle istanze decisionali dell’UE. Nel frattempo potrebbero già essere prese delle misure restrittive relative alla cooperazione in corso e limitare quelle future ai soli aiuti umanitari che saranno direttamente distribuiti alla popolazione.

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L’impegno e l’apertura del dialogo in tempi brevi, come imposto dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU con risoluzione numero 224 del 12 novembre 2015, saranno visti come segnali positivi. Dal canto suo l’Europa seguirà con attenzione gli sviluppi in Burundi ed è pronta a riaprire il dialogo, a condizione che il governo  rispetti gli impegni presi, conformi  all’accordo di Cotonou.

Malgrado tutto, la delegazione di Bujumbura è soddisfatta della riunione a Bruxelles: ha permesso di riaprire il dialogo con il partner più importante. In gioco ci sono centinaia di milioni di euro: il venti per cento delle entrate della ex-colonia belga provengono dall’UE, perderli sarebbe una catastrofe.
Il Consiglio Europeo  non è mai stata tanto severo con il Burundi come questa volta e dopo le sanzioni americane nei confronti dei responsabili burundesi e  la decisione dell’Organizzazione sub-regionale dei Grandi Laghi (CIRGL ) di voler ritirare provvisoriamente la sede da Bujumbura, il presidente Pierre Nkurunziza è più isolato che mai sulla scena internazionale.

L’opposizione si dichiara soddisfatta della posizione ferma dell’Unione Europea, “anche se avremmo voluto risoluzioni più veloci”, ha precisato un esponente del  Conseil national pour le respect de l’accord d’Arusha et la restauration d’un Etat de droit au Burund (CNARED), “il dramma del Burundi necessita decisioni molto forti”.

Intanto la popolazione continua a morire. Altri incidenti si sono verificati negli scorsi giorni nella capitale.
Solo ieri, cinque giovani sono stati brutalmente ammazzati a Mutakura, un quartiere della città. La popolazione punta il dito sulla polizia. Testimoni oculari hanno riferito che si è trattato di una vera e propria esecuzione. I cinque sono stati allineati in fila dagli agenti, i quali, dopo averli colpiti alla testa o in pieno petto con una pallottola,  sono ripartiti con il loro pick-up come se nulla fosse accaduto. La popolazione è sotto choc per l’ennesima esecuzione extragiudiziaria.
Secondo il portavoce della polizia, Pierre Nkurikiye, si sarebbe trattato di malviventi. “Due di loro – ha precisato – erano usciti da Mpimba, la prigione principale, proprio il pomeriggio precedente. Facevano parte dei novantasette manifestanti arrestati,  liberati martedì su ordine del presidente”. Sempre secondo Nkurikiye, i cinque ragazzi stavano per attaccare la polizia con delle bombe a mano. “Due dei nostri agenti sono stati gravemente feriti”, ha aggiunto.

Stessa scena nel quartiere di Bwiza, davanti agli uffici del municipio di quartiere. Un ragazzo è stato ucciso verso le quattro del mattino. Morto anche un poliziotto, un altro è stato ferito durante un attacco allo stabile. Alcuni locali sono stati incendiati.

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Dall’inizio della crisi sono state uccise centinaia di persone.  Attualmente mille burundesi scappano dal  loro Paese ogni settimana e secondo l’UNHCR il cinquantanove per cento dei profughi è rappresentato da  bambini e adolescenti.
Iteka, un’organizzazione per i diritti umani burundese,  ha pubblicato recentemente un rapporto che elenca 507 omicidi politici avvenuti tra gennaio e ottobre 2015, 991 arresti arbitrari e 2.203 denunce e condanne arbitrarie.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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