Eritrea: l’Onu prolunga l’embargo. In Svizzera inchiesta sulla riscossione del 2 per cento

Speciale per Africa Express
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 27 ottobre 2015

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nella seduta del 23 ottobre 2015, ha confermato la precedente risoluzione 1907 del 2009, relativa all’embargo sulle armi contro l’Eritrea fino al 15 gennaio 2016.

Inoltre, con la risoluzione 2244 del 2015 ha esteso il mandato del Gruppo di monitoraggio Somalia-Eritrea fino al 15 dicembre 2016 per entrambi i Paesi. Il Consiglio di Sicurezza con la risoluzione 2182 (2014) aveva invitato il governo eritreo di collaborare con i funzionari dell’ONU e di autorizzare il loro ingresso nel Paese.  Finora questo permesso è sempre stato negato.

Africa ExPress ha già parlato dettagliatamente del rapporto sull’Eritrea (http://www.africa-express.info/2015/06/12/amnesty-international-un-report-eritrea-urges-strong-action/) e (http://www.africa-express.info/2015/06/11/il-rapporto-onu-che-inchioda-la-dittatura-eritrea-litalia-non-puo-essere-complice-dei-tiranni/). La relazione spiega allora la fuga in massa degli eritrei dalla loro patria: più o meno cinquemila lasciano ogni mese il loro Paese, cercando di attraversare il confine con l’Etiopia, per continuare il loro lungo viaggio attraverso il Sudan, la Libia, per approdare finalmente sulle nostre Coste, se non si muore prima.

Il Consiglio di Sicurezza ha chiesto ulteriori spiegazioni sulla sorte dei prigionieri gibutiani, arrestati durante gli scontri che si sono verificato al confine tra i due Paesi nel giugno 2008.

Con la risoluzione 1862 del 14 gennaio 2009, il Consiglio di Sicurezza ha invitato i due Paesi, Gibuti ed Eritrea, a risolvere la questione pacificamente e chiesto il ritiro delle truppe dai confini entro cinque settimane dalla risoluzione.

Durante il breve conflitto ci furono morti, feriti e prigionieri da entrambe le parti e alcuni militari eritrei avrebbero disertato, rifugiandosi a Gibuti. L’Eritrea non si è mai espressa circa i prigionieri gibutiani, ma il Consiglio di Sicurezza chiede trasparenza e chiarezza. Dove sono questi detenuti? Che fine hanno fatto?

Nel rapporto del Gruppo di monitoraggio è menzionata anche la tassa del due percento che il governo di Isaias Afeworki estorce illegalmente agli eritrei residenti all’estero. E’ di questi giorni la notizia che l’Ufficio della Polizia federale elvetica ha presentato una denuncia penale per riscossione illegale di tasse da parte dell’amministrazione di Asmara ai cittadini residenti in Svizzera. Il fatto che la nostra ex-colonia chieda una tassa ai suoi cittadini residenti all’estero non rappresenta di per sé un problema, ma nella fattispecie risulta essere una riscossione di imposte senza l’autorizzazione della Confederazione.
(http://www.africa-express.info/2015/09/12/torna-linquisizione-eritrea-che-chiede-lautodafe-ho-sbagliato-avete-il-diritto-di-punirmi/) e (http://www.africa-express.info/2014/12/19/svizzera-e-illegale-la-tassa-del-due-per-cento-che-gli-eritrei-pagano-alla-loro-ambasciata).

Secondo un portavoce della polizia elvetica: “Ora si tratta di chiarire se la riscossione di tasse da parte di uno Stato straniero sul nostro territorio sia già di per sé un atto illegale. Non sarà semplice, invece, provare che si tratta di un’attività criminale.

Nicoletta della Valle, direttore della polizia federale è molto determinata e si è espressa in questi termini: “Abbiamo bisogno di testimoni, disposti a collaborare con la polizia. Proseguiremo con le indagini finchè non saremo in grado di produrre prove concrete e inconfutabili”.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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