L’uomo del Tube lancia il suo giavellotto sempre più lontano e il suo Kenya sempre più in alto

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Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
Milano, 28 agosto 2015

Non si era mai visto un keniano che vince il titolo mondiale del giavellotto, per giunta dopo aver imparato a lanciare studiando i video su YouTube. “Come se un ragazzo italiano diventasse campione di cricket – ha commentato Giorgio Cimbrico, celebre giornalista sportivo, sul sito della Federazione Italiana di Atletica Leggera. L’ennesima, e più sorprendente, medaglia d’oro dl Kenya ai mondiali di Pechino è stata appesa intorno al collo massiccio di Julius Yego , nato il 4 gennaio 1989 (ha quindi 26 anni) nell’area rurale di Tinderet della contea Nandi.

E’ lui ad aver compiuto un’impresa eccezionale: ha scagliato il giavellotto alla mostruosa misura di 92.72 metri conquistando il primo posto nella storia del Kenya e dell’Africa in questa specialità e l’ottava prestazione mondiale di tutti i tempi. “Per 8 centimetri, non gli è riuscito il lancio più lungo del XXI secolo”, ha commentato ancora Giorgio Cimbrico.

Julius Yego lancia giavellotto

La sua vittoria è venuta dopo quella ugualmente inaspettata , il 25 agosto, di Nicholas Bett, sui 400 metri ostacoli maschili. Una conferma, questi due risultati, ma anche il primo posto del sudafricano Wayda Van Niekerk sui 400 metri – dicono gli esperti – che il mondo in atletica sta cambiando.

Il vero stupore, tuttavia, viene da questo atleta dal nome imperiale, Julius, che non aveva niente per diventare campione del mondo nel lancio del giavellotto. “Eh già, a certe cose in Kenya non siamo abituati – ha commentato dopo il suo successo pechinese, mercoledì 26 agosto, e quello di Nicholas Bett – Da noi tutti sono bravi sulle lunghe distanze. A 13 anni, a scuola, provai anche io 10 mila metri, ma venni doppiato e mi cercai una disciplina alternativa. Dentro di me sentivo una strana passione per il lancio. Vedevo i miei compagni di classe dedicarsi ai giochi tipici della nostra età, ma io mi divertivo a lanciare sassi e bastoni e mi sorprendevo a guardare sempre più spesso i lanciatori”.

Inizialmente Julius, quarto di 8 figli, cercava di imitare suo fratello, Henry Kiprono, di 4 anni maggiore,  e ben presto “mi accorsi che ero più bravo di lui. Cominciai con un giavellotto trovato nel magazzino della scuola, ma si ruppe e per fortuna un professore di geografia me ne comprò uno nuovo”.

Da lì prese il via la carriera che ha del miracoloso, se si pensa che non è alto (1,74 per  85 chili), ha il sedere grosso e pure un accenno di pancetta. Inoltre non aveva allenatori, e ancor meno strutture dove allenarsi. Eppure  dopo aver sconfitto il fratello, nelle scuole superiori vinse  il titolo e Yego continuò a crescere. “Su You Tube seguivo le gesta e la tecnica di Andreas Thorkildsen (norvegese, campione mondiale e olimpico, ndr) e  Tero Piktamaki (campione mondiale nel 207, ndr). Il mio desiderio più intimo è stato quello di aprire la via alle specialità messe ai margini in Kenya, perché anche lì ci sono grandi talenti”. Nel 2009 la prima, a Nairobi con 74 metri il 27 giugno; poi lentamente il suo braccio d’oro comincia a perforare il cielo e allunga il tiro fino agli 81,81 dell’Olympic stadium di Londra l’8 agosto 2012 classificandosi dodicesimo, per passare agli 85,40 nei campionati mondiali a Mosca, due anni fa sfiorando il podio.

“Mr YouTube man”, come oggi è noto, ha però avuto la svolta nella sua vita quando nel 2011 è stato il primo keniano a vincere il campionato africano di lancio. Questa vittoria gli fatto guadagnare l’allenamento nel centro di Kuortane, in Finlandia seguito da tecnici europei, in particolare dallo scopritore e lanciatore… di talenti Petteri Piironen.

targa vincitore

“Grazie a lui sono arrivato al podio. Pratico ancora i suoi metodi di allenamento e ogni volta che ho bisogno è prodigo di consigli”, ripete Julius, il cui sport preferito è il calcio. Da accanito tifoso del’Arsenal, molto spesso va a  Londra a seguire la squadra del cuore.

Le giornate di gloria del Paese degli altopiani sembrano non finire mai. Sconfitto pesantemente nella maratona dal giovanissimo eritreo Ghebreslassie, si è rifatto con Ezekiel Kemboi nei 3 mila siepi (prendendo i primi 4 posti!), nei 10 mila femminili , con Vivian Jepkemoi Cheruiyot, nei 400 ostacoli e via enumerando. In conclusione il paese africano è in cima al medagliere, con 11 medaglie (di cui sei d’oro) fino a questo momento. E non è finita: nei 5 mila metri femminili, ben 4 quattro atlete del Kenya si sono qualificate per la finale che si disputa il 30 agosto (ma ci sono anche 3 etiopi)

Eppure non è tutto oro quel che luccica. Il doping getta una luce oscura su tanti trionfi.  La nazione prima nel medagliere è incappata per prima nelle maglie dell’antidoping: sono state trovate positive, e sospese, Koki Manunga, 22 anni, eliminata malamente nei 400 ostacoli, e Joyce Zakari, 29 anni, (detiene il record nazionale dei 400 metri). Questa, misteriosamente, non si è presentata alle semifinali dei 400 metri.

Dato che dal 2012 a oggi sono stati trovati positivi ben 32 atleti kenioti, come non pensare a questa scimmia che – come ha scritto la collega de La Stampa Giulia Zonca – trasforma il Kenya “da nazione dominante a nazione preoccupante”?

Costantino Muscau
c.muscau@alice.it

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