Tanzania, scoppia un’epidemia di colera tra i profughi scappati dal Burundi

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Speciale per Africa ExPress,
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 24 maggio 2015

Dal Burundi, dopo il fallito colpo di stato di una settimana fa, la gente continua a scappare e nei campi in Tanzania, dove sono raccolti i profughi, è scoppiata un’epidemia di colera. Sarebbero oltre centomila i burundesi in fuga verso i Paesi confinanti (Rwanda, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania) a causa dei disordini scoppiati dopo l’annuncio del presidente Pierre Nkurunziza di mirare a un terzo mandato. (http://www.africa-express.info/2015/05/15/e-fallito-il-colpo-di-stato-burundi-il-potere-torna-il-mano-al-presidente-nkurunziza/)

In Tanzania, il colera ha già ucciso ventinove rifugiati burundesi, oltre a due residenti, gli infettati sono oltre tremila, numero che tende a crescere di tre-quattrocento casi al giorno. “Le persone colpite dal vibrione sono morte a Kigoma sul lago Tanganika e nei vicini villaggi di Nyagurusu e Kagunga. Ci aspettiamo un sensibile incremento dell’epidemia nei prossimi giorni nell’area. In collaborazione con la Croce Rossa della Tanzania e con il Ministero della salute, insieme a organizzazioni non governative, l’UNHCR sta cercando di affrontare questo nuovo grave problema che affligge i profughi, distribuendo acqua potabile e altre misure sanitarie. Il colera viene trasmesso tramite l’acqua inquinata e si manifesta con vomito e diarrea.

A general view shows Burundian refugees receiving treatment at a makeshift clinic at the Lake Tanganyika stadium in Kigoma western Tanzania

Kassi Nanan N’Zeth, coordinatore di Medici senza frontiere (MSF) è molto preoccupato. Vicino al lago Tanganika, subito dopo il confine con il Burundi, sono sorti diversi campi per profughi improvvisati. A Kigoma, nella parte orientale del lago, oltre duemila persone sono accampate in uno stadio di calcio, luogo di “prima accoglienza, in attesa di essere trasportati nel campo di Nyarugusu. A Kaguna si trova un altra struttura campo di transito che ospita più o meno quindicimila rifugiati.“Per il momento l’assistenza medica nei campi di transito è insufficiente e le condizioni igienico-sanitarie sono carenti, perché non sono previste né tende, né alloggi. Ognuno si arrangia come può. Molti pazienti sono morti durante il loro trasferimento in barca verso Kigoma”, ha raccontato Kassi.mappa del Colera

“Se trattato in tempo – ha poi spiegato – il colera si cura facilmente con la somministrazione di medicinali adatti e liquidi, sali minerali e antibiotici. Le nostre priorità sono: curare le persone ammalate in centri specializzati per il trattamento del colera a Kigoma e Kagunga, fare sì che nei campi per profughi vengano migliorate le condizioni igieniche e  venga distribuita acqua pulita e potabile”.

Il Burundi è tra i Paesi più poveri al mondo. L’aspettativa di vita non supera i cinquant’anni e la maggior parte della popolazione  (10,4 milioni di persone) vive con meno di 270 dollari annui. L’85 per cento è costituito da hutu, il 15 percento da tutsi.

Il Paese è stato flagellato per molti anni da una terribile guerra civile, durante la quale sono morte oltre trecentomila persone. Nel 2005, dopo gli accordi di pace tra i tutsi, che governavano da anni, e gli hutu, che erano di fatto emarginati, sembrava tornata la tranquillità e l’armonia.  Invece il presidente hutu Pierre Nkurunziza, ha usato il suo potere contro gli avversari politici. Ha purgato l’esercito e imbavagliato la stampa. http://www.africa-express.info/2013/06/04/pugno-di-ferro-contro-la-stampa-in-burundi-passa-la-legge-bavaglio/

Bimbi e flebo

Già nel 2010 l’opposizione aveva boicottato le elezioni presidenziali e ora, dopo l’annuncio di un terzo mandato sono scoppiati disordini di piazza culminati con la morte di decine di persone ammazzate da esercito e polizia e dal colpo di Stato organizzato da Godefroid Niyombare, un generale anch’egli hutu ma fedele alla Costituzione. Al golpe fallino è seguita una pulizia etnica organizzata con squadroni della morte scatenati del regime. Da qui la fuga di massa dei civili nei Paesi confinanti.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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