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Mogadiscio, gli shebab attaccano l’albergo dell’ex presidente: decine di morti

Alle 3 di notte ora locale (l’1 in Italia) alcuni terroristi sono
ancora asserragliati in un’ala dell’hotel con alcuni ostaggi.
Fuori  gli uomini delle forze speciali
pronti a intervenire, sembra alle prime luci dell’alba.

Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 27 marzo 2015

Un gruppo di miliziani shebab (il gruppo si definisce la filiale somala di Al Qaeda) è penetrato oggi in uno dei più popolari hotel di Mogadiscio, il Maka Al Mukarama, nell’omonima strada che porta al parlamento nel centro della città. Secondo lo stringer di Africa ExPress nella capitale somala, gli assalitori, una decina, si sono fatti largo lanciando delle granate. Sono poi entrati nell’albergo a colpi di mitra ed è scoppiata una violenta sparatoria con le guardie, tra cui alcuni elementi della squadra d’elite addestrata dagli americani.  Ci sono molti morti, ma non si sa bene quanti. sembra una trentina  e “tra questi l’ambasciatore somalo in Svizzera, Yussuf Mohamed Ismail Beri Beri”, ha confermato ad Africa ExPress il rappresentate del governo di Mogadiscio a Nairobi, Mohammed Ali Nur “Americo”. Beri Beri è stato colpito da diverse pallottole. Trasferito immediatamente in ospedale per lui non c’è stato nulla da fare. L’ambasciatore in Germania è riuscito a mettersi in salvo scappando dalla finestra.

Gli assalitori, ma le notizie sono frammentarie e imprecise giacché è impossibile avvicinarsi all’hotel, hanno catturato alcuni ostaggi e poi si sono barricati assieme a loro sul terrazzo del palazzo. Sembra che del commando iniziale ne sia rimasto vivo solo uno. Altre fonti, però, parlano di tre terroristi asserragliati.

Il Maka al Mukarama, aperto alla fine degli anni ’80 e più volte devastato dalla guerra, appartiene all’ex presidente ad interim, Ali Mahdi che prese il posto di Siad Barre dopo la rivolta del 1991 quando il dittatore fu cacciato.  Non esercitò mai veramente il potere perché gli si oppose il generale Mohammed Farah Aidid. Tra i due scoppiò la prima guerra civile che nel novembre 1991 provocò la distruzione di Mogadiscio i cui palazzi furono sventrati dalle cannonate: compreso l’albergo che fu ridotto in macerie. Entrambi sono del “super clan“ hawiya ma Ali Mahdi è un abgal, una tribù originaria di Mogadiscio, mentre Mohammed Farah Aidi, ucciso in battaglia il 1° agosto 1996, era habergidir. Gli habergidir costituiscono la spina dorsale degli shebab. L’albergo ha subito un altro devastante attentato il 9 novembre 2013.

Yussuf Beri Beri, dardod migiurtino,  è assai conosciuto in Italia dove aveva vissuto per anni in esilio assieme alla sua famiglia d’origine, durate la dittatura di Siad Barre. Erano gli anni in cuoi aveva frequentato l’università a Bologna. Subito dopo era rientrato in Somalia, ma era sempre comunque rimasto legato all’Italia.  Sua sorella Mariam ha sposato un italiano e a Milano è la leader delle donne africane. L’ultima apparizione pubblica della donna in piazza del Duomo nel capoluogo lombardo durante la manifestazione di protesta contro l’omicidio dei giornalisti di Charles Hebdo da parte di un commando islamista a Parigi. Yussuf, come la sorella, credeva in una Somalia laica, democratica e in pace.

“Mio fratello è stato colpito all’addome e a un braccio – ha raccontato – ma ha fatto in tempo a telefonare chiedendo aiuto. I soccorsi non riuscivano a entrare nell’edificio. Quando infine l’hanno raggiunto aveva perso tanto sangue. E’ arrivato all’ospedale, i medici hanno tentato il possibile per salarlo, ma non c’è stato nulla da fare. Spero solo che il suo sangue serva a portare la pace in Somalia. Era quello che voleva e quello in cui credeva Yusuf”.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

La foto in alto si riferisce all’attentato subito dall’hotel Maka al Mukarama nel novembre 2013. Più in basso gli ospiti dell’albergo tentano di rifugirsi sul tetto. Infine l’ambasciatore Yusuf Beri Beri

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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