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Riconciliazione in Sudafrica: “Scarcerato dopo 20 anni il killer dell’apartheid”

Speciale Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 31 gennaio 2015

Eugene de Kock, soprannominato “Prime Devil” per il ruolo svolto durante il periodo buio dell’apartheid in Sudafrica, sarà liberato sulla parola: la notizia è stata battuta ieri dalle agenzie, proprio il giorno dopo il suo sessantaseiesimo compleanno.

Michael Masutha, ministro della giustizia sudafricano ha così commentato il suo operato: “Sarà rilasciato sulla parola nell’interesse del consolidamento dello Stato. La data e il luogo del rilascio di de Kock non saranno resi noti”.

Solo pochi mesi fa, nel luglio 2014, il ministro non aveva accolto la richiesta dell’avvocato dell’ex-comandante della squadra della morte, con la seguente motivazione: “I parenti delle vittime non si sono ancora espressi in merito”.

Sandra Mama, vedova di Glenack Mama, barbaramente ucciso da de Kock nel 1992, concorda con Masutha e, rivolgendosi ai reporter della BBC, sottolinea: “Il sui rilascio chiude un capitolo della nostra storia. Abbiamo fatto molta strada da allora. Ritengo la liberazione sulla parola di de Kock sia importante per il processo di riconciliazione. Il nostro Paese ha ancora molte cose da fare, da risolvere e questo è un fatto importante e nel pieno interesse della  ricostruzione, del consolidamento dello Stato.

Eugene de Kock è stato arrestato per la sua attività come capo della squadra della morte (la polizia di Vlakplaas), noto appunto come “Prime Evile”, colui che pianificava e organizzava le barbare uccisioni e torture di molti  attivisti anti-apartheid negli anni ottanta e primi anni novanta.

E’ stato sentito in un primo momento dalla Truth and Reconciliation Commission (TRC), costituita l’anno precedente alle prime elezioni democratiche del 1994. Ha confessato oltre 100 crimini tra cui uccisioni,  torture e dolo. Si è assunto la piena responsabilità delle attività criminali commesse dalla  squadra sotto il suo comando. Nel 1996 è stato condannato dalla Corte a due ergastoli e 212 anni di prigione.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

 

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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