Ebola non è sconfitto, ma si sta lentamente ritirando. Ingiustificate le paure in Europa

Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
19 aprile 2014
Il micidiale virus ebola, il cui epicentro è la Guinea, miete ancora vittime. L’organizzazione mondiale per la sanità (OMS) pubblica regolarmente i suoi bollettini di monitoraggio. I suoi collaboratori sono presenti nei Paesi colpiti, collaborando e supportando logisticamente i Paesi che devono affrontare questa terribile battaglia.

Alle ore 18.00 del 16 aprile 2014 la situazione nei paesi colpiti era la seguente:

Nella sola Guinea sono decedute finora centoventidue persone. Uno staff clinico dell’OMS, del GOARN (acronimo inglese per Global outbreak alert and response network) e un team di Medici senza frontiere (MSF) sono presenti sul territorio. Collaborano con i sanitari locali, organizzano  corsi specialistici  per la cura e la prevenzione dell’ebola per il personale medico e paramedico della Guinea

Nel Mali non risultano decessi causati dal virus. Le sei persone sospette di averlo contratto, sono poi risultate negative al test, effettuato non solamente da laboratori locali, ma anche dall’Istituto Pasteur di Dakar, in Senegal

Il Ministero della Sanità della Liberia comunica che, dopo aver contratto il virus, sono morte tredici persone.

Le autorità della Sierra Leone segnalano la morte di due persone del loro paese, ma decedute mentre erano in Guinea. Sono state riportate a casa per i funerali. I dodici casi sospetti, segnalati dal 19 marzo in poi sono risultati negativi ai test. Le persone che sono state in contatto con i deceduti, sono sempre sotto stretto controllo medico, ma stanno bene.  Solo una decina di giorni fa si pensava che l’epidemia si fosse propagata anche in Sierra Leone. Una volta effettuate le analisi del sangue sui casi sospetti, questi sono risultati negativi, mentre alcuni tra loro erano positivi alla febbre di Lassa, endemica in molte zone dell’Africa, di cui i ratti sono portatori sani.

L’OMS non sconsiglia di recarsi nei Paesi dove si sono riscontrati casi di ebola, tanto meno ha emesso restrizioni per quanto riguarda gli scambi commerciali con tali Stati.

Dunque è infondato l’allarme lanciato qualche giorno fa, che l’ebola sia arrivato a Lampedusa tramite i profughi,  avvallato da un comunicato del nostro ministero alla Sanità.

Di ebola si muore, la mortalità è altissima, può arrivare al novanta percento secondo alcuni esperti, ma si può anche sopravvivere al letale virus.

Abdullah è stato ricoverato nell’ospedale di Conakry, capitale della Guinea, alla fine di marzo del 2014 perché  aveva la febbre molto alta. Quando gli è stato comunicato di essere affetto dal devastante virus era disperato, convinto che non avrebbe più rivisto né la moglie, né i suoi due gemelli. Abdullah è giovane, ha solo 29 anni ed è forte;  i migliori specialisti della Guinea, medici dell’OMS e MSF, un perfetto team che svolge la sua attività nel reparto di isolamento di Donka, si è preso cura di lui e lo ha seguito passo per passo fina alla guarigione.

Tom Fletcher, medico dell’OMS, specialista in malattie infettive, è arrivato in Guinea appena si sono verificati i primi casi di ebola. E’ convinto che se un paziente, affetto da tale malattia è ben seguito in un reparto di isolamento, ha più probabilità di sopravvivere, anche se, confessa: “Nel caso di Abdullah ero molto scettico. Stava malissimo. Il fatto che lui sia sopravvissuto, è la dimostrazione che la mia teoria non è del tutto sbagliata”.

Non c’è cura per l’ebola. Non esiste alcun vaccino. Il paziente va seguito accuratamente in un reparto di cure intensive e isolamento. Deve essere ben idratato sia per via orale che endovenosa e deve essere trattato sia con farmaci “sintomatici” che attraverso l’utilizzo di eventuali antibiotici per prevenire potenziali sovra infezioni.  E’ importante che il paziente si presenti in ospedale non appena appaiono i primi sintomi.  Non sempre è facile decidere di farlo. Spesso si ha vergogna, paura di essere additati dai vicini di casa, che sono, come tutti del resto, terrorizzati da tale malattia. Vincere la paura da una possibilità in più per poter sopravvivere all’ebola.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes

 

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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