Israele e gli immigrati africani: memoria corta, sindrome di Stoccolma o nazionalismo sfrenato ?

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Cornelia I. Toelgyes
Ricordo le parole di Ran Cohen, giovane medico israeliano di Physicians for Human Rights-Israel, durante il convegno “Migramed 2012”: “Non sono qui per parlare del mio governo, voglio dare testimonianza delle sofferenze dei sopravvissuti al lager Sinai, quelli che ce l’hanno fatta ad arrivare in Israele. Cerchiamo di assisterli. I fondi sono pochi, facciamo quello che possiamo. Non basta.”

In Israele ci sono molti altri Ran Cohen, giovani e meno giovani che in questi giorni scendono in piazza insieme ai richiedenti asilo, ai migranti, provenienti in gran parte dall’Eritrea e dal Sudan. Chiedono che vengano riconosciuti i loro diritti, sono al loro fianco in questa lotta.

I difensori dei diritti umani denunciano da anni l’impronta razzista del governo israeliano, spesso inascoltati dalla comunità internazionale. Anche qui su Africa ExPress lo abbiamo evidenziato più volte.

Nel giugno del 2012 iniziano le prime proteste importanti contro gli immigrati, i richiedenti asilo, fuggiti da realtà crudeli, da guerre, da persecuzioni e anche, lo ripetiamo, dal lager Sinai, dove erano sottoposti a torture, sevizie continue. I più fanatici sono gli israeliani di origine baltica. Accuse di ogni genere, quali violenza, stupri, scippi e non per ultimo, hanno paura delle loro”malattie”, incolpando il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di essere troppo debole nell’affrontare la questione immigrati-richiedenti asilo dell’area sub sahariana.

Gruppi di giovani estremisti fanno razzie nei negozi, brucano le macchine degli immigrati. Si scatena una psicosi collettiva verso i giovani di origine africana. Chiedono persino la deportazione forzata dei giovani, purtroppo avvenuta in alcuni casi, anche con risvolti tragici.

Per amor di giustizia ci piace ricordare che durante l’amministrazione britannica in Palestina molti ebrei hanno trovato rifugio proprio in Eritrea, da dove provengono gran parte dei richiedenti asilo di oggi e ad Asmara esiste ancora una sinagoga, frequentata oggi prevalentemente dal personale dell’ambasciata israeliana in Eritrea e dal solo ebreo eritreo rimasto nel paese.

La memoria di molti ebrei israeliani è corta, oppure sono affetti dalla sindrome di Stoccolma, come qualcuno sostiene?

Un anno fa Israele aveva terminato la costruzione di una recinzione di ultima generazione lunga oltre 240 km nel Sinai per “proteggersi” dagli “infiltrati”, non è bastato; spera ora nell’attuazione del nuovo emendamento anti-infiltrazione per scoraggiare i rifugiati a cercare asilo nel loro paese.

In questi giorni l’agenzia dell’ONU per i rifugiati ha ammonito il governo israeliano. Il portavoce dell’UNHCR, Adrian Edwards ha fortemente criticato il nuovo emendamento anti-infiltrazione del governo israeliano , perché viola le leggi internazionali dei diritti dei richiedenti asilo.

In pratica con questo nuovo emendamento i richiedenti asilo che sono arrivati nel paese in modo non regolare e coloro il cui visto provvisorio è scaduto, si trovano automaticamente in stato di arresto /detenzione per al meno un anno. Tutto ciò non è assolutamente in linea con le leggi internazionali dei rifugiati e dei diritti umani.

Alle manifestazioni davanti alla Knesset hanno partecipato quasi diecimila persone. Persino la polizia israeliana si è meravigliata del comportamento corretto dei partecipanti, che, una volta terminata la “pacifica” protesta, hanno lasciato un gruppo di giovani sul posto per raccogliere i rifiuti.

A sostegno dei richiedenti asilo in Israele sono previste manifestazioni in molte città europee e nord americane nei prossimi giorni.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter : @cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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